Editoriale
Il caso rifiuti: lo sconto non basta
Sullo scorso numero de “Il Ponte” avevamo dato notizia della bufera giudiziaria che ha investito il comune di Sant’Angelo a metà settembre in relazione al servizio di raccolta rifiuti. Volutamente - i fatti erano in pieno svolgimento - avevamo evitato di proporre ai lettori considerazioni e riflessioni frettolose su quanto accaduto. Oggi però, a distanza di due mesi, riteniamo sia arrivato il momento di mettere qualche punto fermo, per svelenire il clima teso che ancora si respira in città e provare a guardare avanti.
Partiamo dai fatti: a metà settembre un’operazione dei carabinieri del Noe, i militari che si occupano di reati ambientali, ha portato all’arresto di due funzionari dell’ufficio tecnico comunale e dei vertici di Italia 90, la ditta di Palermo che dal 2003 effettuava il servizio di raccolta rifiuti a Sant’Angelo. L’ipotesi degli investigatori è che la gara d’appalto per il servizio di raccolta rifiuti 2009-2013, indetta dal comune per un base d’asta di 5,1 milioni di euro, sia stata “truccata”.
Per il momento, lo ribadiamo, si tratta soltanto di un’ipotesi investigativa, sulla quale la magistratura sta lavorando. E pertanto - a indagini ancora in corso - non intendiamo occuparci degli aspetti riguardanti la regolarità della gara. Gli arresti hanno portato però a due conseguenze importanti: l’ufficio tecnico comunale ha perso i propri vertici (i due dipendenti sono stati sospesi dal servizio), inoltre il comune ha sospeso l’appalto affidato a Italia 90 ed è tornato ad affidarsi in via temporanea all’Astem di Lodi. La sospensione di Italia 90, entrata in vigore il 28 settembre, durerà sei mesi, cioè fino al 27 marzo 2010. “Il termine di sei mesi - si legge nella determina comunale che sospende Italia 90 - è idoneo e sufficiente per consentire all’ente di fare chiarezza in ordine alla complessa vicenda”.
I fatti, che hanno avuto ampia eco suscitando un forte dibattito in città, hanno toccato soltanto marginalmente gli amministratori comunali. La legge Bassanini, infatti, concede ampia autonomia ai dirigenti pubblici, mentre agli amministratori è assegnato un potere di indirizzo. Ed è proprio sul potere di indirizzo che può essere sviluppata, con la massima serenità, qualche riflessione.
Partiamo dalla gara d’appalto finita sotto la lente d’ingrandimento della magistratura, quella indetta nella seconda metà del 2008 per il periodo 2009-2013. Il comune, come aveva già fatto nel 2003, per assegnare il servizio di raccolta rifiuti si è affidato alla gara al massimo ribasso: significa che avrebbe vinto la ditta in grado di praticare lo sconto più elevato sulla base d’asta di 5,1 milioni di euro. Ha vinto la M.eco di Trapani, la quale ha rinunciato dopo poche settimane; a quel punto è subentrata prima Astem in via temporanea e poi il servizio è stato assegnato alla seconda ditta classificata, cioè Italia 90.
E proprio sulle gare al massimo ribasso riteniamo doveroso soffermarci. Lo abbiamo già scritto in tempi non sospetti e torniamo a farlo ora: il massimo ribasso non può essere l’unico metro di giudizio per assegnare appalti importanti, come quello per la raccolta rifiuti, perché questi appalti durano anni (nel nostro caso ben cinque) e perché con questo criterio non vi è possibilità di confronto sotto il profilo dell’organizzazione del servizio, delle tecnologie impiegate e delle attrezzature utilizzate. Gli amministratori pubblici, che hanno responsabilità di indirizzo, avrebbero potuto e dovuto muoversi diversamente, chiedendo agli uffici di preparare una gara d’appalto nella quale fosse privilegiata la qualità del servizio, anche a fronte di costi superiori purchè giustificati da una qualità dimostrata e controllabile nel tempo, nell’interesse dei cittadini e della pulizia della città. Ogni famiglia, davanti a una spesa importante, non bada unicamente al risparmio. Così avrebbe dovuto fare anche il nostro comune. Così, speriamo, si farà nei prossimi anni.
La seconda riflessione che vogliamo proporre ai lettori riguarda i tempi in cui è stata gestita l’ultima gara d’appalto per la raccolta rifiuti. L’attuale amministrazione comunale ha assunto la guida del comune a metà 2007, dopo una campagna elettorale nella quale aveva promesso una città pulita e un servizio di raccolta rifiuti più efficiente. Per preparare il bando di gara (sul quale ci siamo appena soffermati) ci sono voluti troppi mesi e, infatti, si è arrivati alla seconda metà del 2008. Il sindaco ha ammesso pubblicamente, in consiglio comunale, che i ritardi per la preparazione della gara d’appalto più importante del comune di Sant’Angelo hanno rappresentato un errore. Non abbiamo sentito dire la stessa cosa dall’assessore all’ecologia, ma possiamo ritenere che il sindaco abbia parlato anche per lui. Ci permettiamo di ribadire, tuttavia, che per occuparsi della cosa pubblica non bastano buona fede, impegno e volontà.
L’ultima riflessione riguarda il futuro. Cosa succederà dopo il 27 marzo 2010, quando cesserà il servizio Astem? Riteniamo necessario che il servizio di raccolta rifiuti in una città del nord Italia di 13mila abitanti come Sant’Angelo debba essere affidato ad aziende in grado di rispettare almeno due requisiti: una accettabile vicinanza territoriale che permetta maggior controllo nell’ottica di una più ampia presa di responsabilità (non è ammissibile che il servizio sia gestito da ditte di Palermo o Trapani) e adeguati standard di qualità, che per ovvi motivi difficilmente si conciliano con gli appalti al massimo ribasso.