Bernardino da Feltre e il Monte di Pietà

La memoria storica di due avvenimenti importanti dei secoli XVI e XVII per Sant’Angelo: la visita del beato Bernardino da Feltre e l’istituzione del Monte di Pietà a beneficio dei più bisognosi della borgata


Un’attenta disamina dei documenti che hanno portato, nell’anno 1584, alla istituzione di un Monte di Pietà a Sant’Angelo, per opera della contessa Gerolama, moglie del conte Cesare Bolognini, conduce ad un episodio, avvenuto novantun’anni prima, che evidenzia la sensibilità a favore delle opere di carità di un altro membro della famiglia Bolognini, il conte Giovanni, figlio di Matteo, primo conte di Sant’Angelo.
Nell’anno 1493, a Pavia, il castellano ducale conte Giovanni dona a fra Bernardino da Feltre una cospicua somma per promuovere l’istituzione del Monte di Pietà. L’episodio è ritenuto di particolare significato per la storia dell’istituzione pavese, perché quella del conte Giovanni Bolognini Attendolo è la prima delle donazioni che contribuiscono ad incrementarne il patrimonio.

Bernardino da Feltre e la predicazione

Al secolo Martino Tomitano, Bernardino è comunemente chiamato da Feltre dalla città in cui nasce nel 1439. Nel 1456 entra nell’Ordine Francescano assumendo il nome di Bernardino in onore di Bernardino da Siena di cui intende proseguire l’attività di predicatore. È ordinato sacerdote nel 1463.
Dopo alcuni anni di insegnamento, dal 1469 fino alla morte non cessa di predicare, percorrendo l’Italia centro-settentrionale. I sermoni, che sono un impasto di latino, italiano, veneto e lombardo, vertono sull’osservanza del precetto festivo, la moralizzazione dei costumi, la proibizione del gioco e delle danze, il lusso, gli sperperi e, tema questo particolarmente caro al frate, i danni materiali e morali arrecati dall’usura, specie quella esercitata dagli ebrei.


La bolla pontificia che approva l’istituzione del Monte di Pietà di Sant’Angelo.

Per contrastare il problema dei prestiti accordati con eccessivo interesse, il frate ha già provveduto con la fondazione di Monti di Pietà a Mantova nel 1484 e a Padova nel 1491.
Per la Quaresima del 1493, fra Bernardino è chiamato a Pavia da alcuni membri del patriziato di questa città. Lo scopo, attraverso la predicazione del frate, è quello di raccogliere fondi per finanziare la costruzione della nuova cattedrale, dagli stessi nobili voluta e avviata cinque anni prima.
Da quella predicazione scaturisce la decisione di Bernardino di porre la questione per la fondazione del Monte di Pietà, allo scopo di rimediare ad un disordine sociale peccaminoso, causato da una squilibrata ripartizione dell’accesso al credito, attraverso un’«opera buona» che consente ai singoli di sgravarsi la coscienza. La sottoscrizione per l’istituzione del Monte, come accennato all’inizio, vede come primo donatore il conte Giovanni Bolognini Attendolo.

Fra Bernardino nella nostra borgata

A metà del Quattrocento, la borgata santangiolina è infeudata a Michele Matteo Bolognini e, all’interno della cinta murata trecentesca, è edificata una nuova chiesa parrocchiale. Ed è in questa chiesa che fra Bernardino da Feltre tiene uno dei suoi celebri sermoni.
Il fatto non deve stupire, perché come è attestato da documenti d’epoca, Bernardino non si limita a predicare nelle grandi città, ma anche nelle piccole località dove gli capita di passare nel corso dei suoi viaggi di trasferimento.
Sulla sosta a Sant’Angelo vi è una discordanza di date: il Cronicron parrocchiale la indica nel 1494 circa, mentre don Nicola De Martino la fissa nel 1490.
Nel libro «Bernardino da Feltre: Il martello degli usurai» di Fausta Casolini, edito nel 1939, che riporta la cronologia della predicazione di Bernardino, si legge che “sul finire di sua vita” il frate, proveniente da Crema, giunge a Sant’Angelo dove tiene una predica sugli Angeli, entra in Pavia il 30 agosto, dove muore il 28 settembre.
Si deduce che la data più verosimile è quella indicata dal Cronicron, perché la morte del frate avviene proprio il 28 settembre 1494 a Pavia e probabilmente, quella pronunciata nella chiesa della nostra borgata, è una delle ultime prediche del frate. La provenienza da Crema è una circostanza che conferma questa data, essendo il 1494 l’anno in cui, per opera di Bernardino, è istituito il Monte di Pietà in quella città.


La visita a fra Bernardino, nella sua cella a Pavia, del conte Giovanni Bolognini Attendolo che, nel 1493, offre una cospicua somma per l’istituzione del Monte di Pietà. (Dipinto di Antonio Oberto. 1894. Musei Civici di Pavia).

Fra Bernardino da Feltre viene sepolto a Pavia nella chiesa di Santa Maria del Carmine ed è beatificato nel 1654.

Il Monte di Pietà di Sant’Angelo

Il termine Monte indica una istituzione o un luogo che accumula denaro o altro per farne poi elargizione, facendo proprio il principio evangelico dell’aiuto al prossimo.
Ed è questo spirito di cristiana carità che spinge la moglie del conte Cesare Bolognini, Gerolama, figlia del conte Francesco Cavazza Della Somaglia, ad essere la fondatrice di un Monte di Pietà a Sant’Angelo.
Nel castello della nostra borgata, il 30 novembre 1584, con la contessa Gerolama Bolognini si riuniscono il vicario generale del vescovo di Lodi, monsignor Marco Antonio Amidano, il notaio Pietro Martire Marzani di Lodi insieme ai priori, reggenti e notabili di Sant’Angelo, per stipulare l’atto di erezione del Monte di Pietà: “…hoggi istituito nella detta terra de Sant’Angelo a honore e gloria del Santissimo Iddio e del Beato Santo Andrea Apostolo del cui hoggi si celebra la Santa Festa et ad utilità dei poveri d’essa terra…”.
Sono eletti amministratori: Tomaso di Marco, Gerolamo Senna, Agostino Serobino, Battista Cavenago. Francesco Longo, Martino Cutio, Baldassare Lodesano, Zanino Sforzago, Daniele Sali e Gerolamo di Parenti.
L’atto di costituzione del Monte è inviato a Roma per l’approvazione della Santa Sede. La bolla pontificia, col sigillo di Papa Sisto V, contiene l’implorazione del cardinale Lam-bertini, che inizia così: “Beatissimo Padre, i Priori e gli abitanti tutti della terra di Sant’Angelo Diocesi di Lodi, desiderosi di provvedere alle necessità delle povere e miserabili persone di detto paese…”.
Il Papa, in data 17 novembre 1585, appone il suo “Fiat ut petitur F” (Sia fatto come è chiesto).
Sarebbe interessante conoscere il contenuto dello statuto che regola il funzionamento del Monte, purtroppo, nell’Archivio degli enti di beneficenza della nostra borgata il documento è introvabile.
Certamente anche per l’istituzione santangiolina sono valide le norme dettate da Papa Leone X il 4 maggio 1515, con la bolla “Inter Multiplices”, che prevedono il prestito di denaro, l’accettazione di depositi volontari remunerati con un tasso d’interesse, i prestiti alle magistrature cittadine in occasione di crisi alimentari, le doti a fanciulle po-vere e altro ancora.
Ne sappiamo di più dall’anno 1775, attingendo notizie da un prezioso documento, il Libro delle Provisioni del V. Monte di Pietà.
Pur nell’arido linguaggio in cui è compilato il Libro, si possono cogliere notizie interessanti, come ad esempio l’assegnazione, che avviene ogni anno, di “doti” di lire 30 a ragazze del paese “del tutto povere e meritevoli di ogni soccorso” che devono contrarre matrimonio.
Dalle firme apposte in calce alle delibere è altresì possibile risalire all’identità dei deputati, che sono: Bernardino Pasetti, Giovanni Battista Cantone, Giuseppe Antonio Valdonio e Baldassarre Saletta, nel 1775; sostituiti da Giuseppe Antonio Varese, Bernardo Bondioli, Antonio Maria Bassi, Michelangelo Saletta, Bernardo Mascarone e Fedele Cantone nel 1780.
Il verbale della seduta dell’11 aprile 1775, informa sulla contabilità del Monte. Il bilancio del biennio 1773-1775 certifica un utile di lire 14570, soldi 2, denari 9, somma comprendente pegni, crediti vari e affitti di negozi e abitazioni disseminati in tut-te le parti della borgata: Piazza, Contrada, Colombarone, Terraggio, S. Martino, Massaglia, Co-sta, Galeotta ecc. e persino Villanterio.
Negli anni successivi la risultanza positiva è di lire 15058, soldi 10, denari 3, per il biennio 1775-1777, e lire 15062, soldi 9, denari 0, per il biennio 1777-1779.L’epoca delle RiformeNel 1780, in seguito alle riforme giuseppine e, più tardi, a quelle napoleoniche, ha inizio il periodo in cui le Opere Pie subiscono modificazioni nel loro assetto istituzionale.
Alla morte di Maria Teresa d’Austria, succede al governo del Ducato di Milano il figlio Giuseppe II, che accentua l’impegno riformatore della monarchia asburgica riordinando il sistema assistenziale lombardo. Un decreto datato 15 luglio 1784 sancisce l’istituzione del Luogo Pio Elemosiniero, ente che assorbe le Opere Pie esistenti.
La seduta del Monte di Pietà santangiolino del 27 agosto 1784 prende atto delle nuove disposizioni e nomina Michelangelo Saletta e Giuseppe Valdonio deputati per “l’interinale amministrazione”.
Una gestione a sé stante dei Monti di Pietà viene però reintrodotta con il Decreto 18 aprile 1791, che invita i vecchi delegati a riassumere il loro compito. Lo stesso Decreto prevede una maggiore vigilanza da parte degli organi di Stato.
Il 17 giugno 1792, convengono i deputati superstiti del 1784, Bernardo Mascarone, Giovanni Antonio Sommariva, Fedele Cantone e Carlo Franco Marchi, che completano il numero legale dei deputati con la nomina di Angelo Varese, Francesco Bocchiola e Antonio Maria Ca-selli.
Il consiglio dell’ente riprende l’attività, ponendosi come obiettivo il recupero dei molti crediti inevasi e la risoluzione di contrasti con gli affittuari. Si progetta persino la nuova costruzione “di un luogo adattato per riporvi i Pegni di questo Luogo Pio”.
Il 15 maggio 1796 inizia il dominio francese della Lombardia, con l’entrata in Milano di Na-poleone Bonaparte. Nel novembre 1797 è proclamata la Repubblica Cisalpina che reggerà fino al 1799, anno della sua caduta a favore degli austriaci. Dopo soli tredici mesi Napoleone rioccupa la Lombardia e il 19 giugno 1800 proclama la nuova Repubblica Cisalpina. Nel 1802 Napoleone decreta la nascita della Repubblica Italiana e nel 1805 proclama il Regno d’Italia con capitale Milano.
In nome del “diritto di conquista”, Napoleone si appropria dei beni dei Monti di Pietà e riorganizza il sistema assistenziale di tutto il Regno italico istituendo un nuovo organismo, la Congregazione di Carità.
Lo conferma l’ultimo verbale contenuto nel Libro delle Provisioni, in data 3 aprile 1808, in cui si dispone che: “Considerate le nuove istruzioni emanate per l’organizzazione delle Congregazioni di Carità, istituite dal Regio Decreto 23 Dicembre 1807, quali saranno pienamente osservate a tenore della qualità e quantità di questa Causa Pia, secondo le sue particolari circostanze sarà in seguito amministrata”. Il documento è firmato dal pro podestà Filippo Attendolo Bolognini, dagli amministratori Luigi Bondioli, Angelo Varesi e Alessandro Beccaria.
Antonio Saletta


Il beato Bernardino da Feltre
in una xilografia ottocentesca