Inceneritore Ecowatt: i fumi non hanno confine

La questione ambientale interessa anche la nostra città


La cronaca
La Provincia “spegne” la Ecowatt, il termovalorizzatore di Vidardo. La notizia, che risale allo scorso settembre, non ha avuto molta eco a Sant’Angelo, nonostante l’impianto disti pochi metri dalle case del quartiere San Rocco. Neppure uno dei nostri politici, di maggioranza e di opposizione, ha speso finora una parola sui fatti avvenuti oltreconfine: eppure le occasioni in queste settimane non sono certo mancate, vedi ad esempio i Consigli comunali che si sono susseguiti per affrontare il “caso rifiuti”.
I fatti, come accennato in precedenza, risalgono alla fine dell’estate: il 4 settembre è arrivato lo stop della provincia di Lodi all’attività del termovalorizzatore, che può produrre fino a 3 megawatt di energia elettrica bruciando pulper di cartiera, biomasse (legname e vegetali) e combustibile derivato dall’essicazione di rifiuti. La Provincia ha imposto lo spegnimento del termovalorizzatore dopo che i carabinieri del Noe (il nucleo che si occupa di reati ambientali) avevano contestato il mancato rispetto di prescrizioni fatte in aprile dalla Provincia stessa. In particolare, sulla base di quanto finora emerso, risulta che Provincia e Carabinieri abbiano effettuato contestazioni riguardanti il trattamento delle acque piovane, che potrebbero essere potenzialmente inquinate da rifiuti o ceneri.
A corollario della vicenda, il sindacato Slai Cobas di Cremona ha presentato un esposto alla procura di Lodi, in cui chiede di verificare se sussistano violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il provvedimento adottato dalla Provincia, che pure ha agito senza dare molta pubblicità a un atto che interessa svariate migliaia di cittadini, riporta in primo piano il dibattito sulla Ecowatt e sulla sua collocazione. Nei giorni successivi allo spegnimento dell’impianto, il sindaco di Vidardo (che negli ultimi quattro anni è stato vicesindaco) ha fatto dichiarazioni pesanti alla stampa, sostenendo che il termovalorizzatore è troppo vicino alle case.
A questo punto ci permettiamo due osservazioni. La prima: i dubbi del sindaco di Vidardo, se fondati, dovrebbero essere allargati anche alla realtà di Sant’Angelo, visto che il termovalorizzatore, come già abbiamo ricordato, è a un tiro di schioppo dalla nostra cittadina e basta una folata di vento per portare i suoi fumi in direzione del quartiere San Rocco e della zona della circonvallazione. Seconda osservazione: la passata amministrazione di Vidardo, quella di cui faceva parte l’attuale sindaco, ha autorizzato la costruzione di abitazioni a ridosso dell’area artigianale del paese, di fronte alla vecchia cartiera per intenderci. Peccato che a pochi metri dalla cartiera sorga proprio la Ecowatt.
Lorenzo Rinaldi

Il commento
Le vicende sui rifiuti che stanno riempiendo le pagine della cronaca locale del Centro Lodigiano, dalle vicende Italia 90 a Sant’Angelo Lodigiano, alla vicenda del bruciatore Ecowatt a Castiraga Vidardo inducono ad alcune riflessioni
Intanto viene da dire che sui rifiuti ogni volta occorra ricominciare daccapo. Come WWF avevamo iniziato le nostre attività barasine proprio su questo tema più di vent’anni or sono e quando si arrivò all’affermarsi della raccolta differenziata porta a porta pensammo che il più fosse stato fatto. Niente di più sbagliato. Quello è stato il punto di svolta che ha fatto capire che era necessario ricominciare daccapo.
Quello che non avevamo pensato era che la gestione del rifiuto potesse diventare un business tale da consentire ciò che è successo e qui si passa dai problemi ecologici ai problemi giudiziari.
Rispetto alla Ecowatt, ci sono dei passaggi che sono paradossali. La Ecowatt nasce come impianto virtuoso, (in quanti negli scorsi decenni sono venuti alla sede WWF o hanno cercato incontri con noi per convincerci che gli inceneritori erano un’ottima cosa?) accettato dal ministro verde Ronchi e proposto come innovativo. Avrebbe dovuto bruciare gli scarti di lavorazione della cartiera. Pulper da legname e carta in sostanza per produrre energia. Peccato che la cartiera fallisce e il bruciatore resta lì. Le aziende falliscono, le proprietà cambiano e cambia anche la natura del bruciatore che cerca di diventare a CDR (combustibile da rifiuto). Insomma un paese che eccelle per la raccolta differenziata porta a porta grazie alla collaborazione con altri piccoli comuni si trova a bruciare rifiuti provenienti da altri luoghi. Chi è virtuoso come al solito paga anche per chi lo è meno. In più le notizie di stampa ci dicono che forse anche sul CDR non vi era regolarità. Che si bruciava in modo poco controllato. Una storia italiana. Mi vengono in mente solo due cose. La prima è che la popolazione di Castiraga Vidardo, ma anche quella di Sant’Angelo, vicinissima all’impianto, non ha saputo re-agire in nessun modo al sopruso. Non ha mai protestato in modo significativo contro l’impianto, ma nemmeno se ne sono ricavati benefici economici. Semplicemente si è rimasti attoniti a guardare.
La seconda riflessione è che nella nostra Italia attuale, impianti che comportano un così grande rischio per la salute della popolazione non possono essere lasciati nelle mani dei privati che li considerano solo fonti di possibili guadagni. Impianti di eliminazione dei rifiuti di questo genere dovrebbero passare sotto il controllo statale sperando che questo ci garantisca un po’ di più.
Cristoforo Vecchietti