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Anno 9- N. 1 Febbraio 2005


Editoriale

LA RAGIONE ED IL BUONSENSO

Ragione deriva dal latino "ratio"che significa "conto", "calcolo". In inglese il termine "ratio" sta ad indicare un rapporto, cioè un confronto fra due entità. Quindi, se vogliamo ragionare e, poi, ottenere ragione, dobbiamo metterci a definire quantità, a fare dei conti e dei confronti. Diversamente faremmo solo chiacchiere.
"Il Ponte" vuole ragionare su alcuni aspetti del nostro modo di vivere, sia individuale che collettivo, che meritano una riflessione, vuoi perché a volte abbiamo comportamenti apparentemente logici, ma che proprio tali non sono, vuoi perché il nostro agire è esclusivamente basato su abitudini meccaniche, a monte delle quali manca la riflessione.
Pensate che non sia così? Vediamo!
In questi ultimi tempi si è parlato molto di inquinamento dell'aria. Stop alle automobili. Grandi città come Milano (ma anche Lodi e forse anche Sant'Angelo) con valori di concentrazione delle polveri sottili ben superiori a 50 p.p.m. per un periodo di tempo già vicino al limite di 35 giorni/anno, a meno di 2 mesi dall'inizio del 2005. Frenetiche consultazioni di politici e amministratori per decidere sul da farsi.
Ma la prima cosa "da farsi" è ragionare e renderci conto che l'automobile, così com'è ancora oggi, a 150 anni dalla sua invenzione, è uno strumento ultra-antiquato.
Basta pensare che (conti alla mano) il rendimento del motore a combustione interna (a benzina o a gasolio) è del 25% circa e che, sulla stragrande maggioranza delle automobili, ogni giorno (basta guardarsi in giro) viaggia una sola persona. Bene! Ragioniamo!
Se una persona pesa 70 Kg e l'auto, per piccola che sia, pesa, diciamo, 11-12 quintali, cioè 1.100-1.200 Kg, vuol dire che, per portare in giro 70 Kg ne devo muovere 15-16 volte tanti. Così il rendimento scende di 15-16 volte e, per il trasporto di una persona, è solo dell'1,5%.
Una miseria! Ma vi pare una cosa sensata? Portereste mai a casa 1 chilo di mele con una borsa che pesa 15 chili?
Prendiamo l'acqua potabile. Al rubinetto la paghiamo circa 0,7 ¤ al metro cubo (1.300 vecchie lire per 1.000 litri). Andiamo al supermercato, compriamo l'acqua in bottiglia da un litro e mezzo (liscia, non gassata) e la paghiamo circa 0,30 ¤ a bottiglia, cioè 0,2 ¤ al litro, cioè quasi 400 vecchie lire.
Facciamo il conto e ragioniamo: vuol dire che stiamo pagando l'acqua quasi 400.000 vecchie lire, quasi mezzo milione al metro cubo! Ma ci rendiamo conto?
E non è detto che l'acqua in bottiglia sia migliore di quella che ci arriva direttamente in casa, senza doverci sobbarcare faticosi trasporti a mano, carichi e scarichi dall'automobile (ancora lei!) e trasporti su per le scale, se non c'è l'ascensore.
Anche in questo caso pare che il buonsenso si sia preso una lunga vacanza.
Ora, scegliere di andare, appena è possibile, a piedi o in bicicletta, piuttosto che in automobile, oppure berci l'acqua del rubinetto, piuttosto che quella in bottiglia, sono scelte che possono dipendere da noi.
Ma ci sono altre situazioni irrazionali che non dipendono direttamente dalla nostra volontà. Utilizzare (e quindi acquistare) tutti i santi giorni l'energia elettrica, il metano e il servizio di smaltimento dei rifiuti, ad esempio, non è come andare al mercato a comprare le mele, guardandoci attorno e cercando il venditore o il tipo di frutto disponibile al prezzo più conveniente per le nostre tasche. Ti arriva la bolletta da pagare e stop! Altro che libero mercato.
In questo caso il cittadino è materialmente impotente: sa che l'Italia è il paese d'Europa in cui si paga l'energia più che in tutti gli altri, ma mica può andersela a comprare in Francia o in Germania. Mica il cittadino può imporre alle ditte che confezionano i prodotti alimentari con vaschette in plastica o in alluminio - che comunque devono essere buttate via - di cambiare la confezione, in modo che si produca meno scarto e che diminuisca la tassa sui rifiuti. Mica il cittadino può cambiare casa perché la tassa rifiuti si paga in base alla superficie del pavimento e, se uno abita da solo in 100 metri quadri, paga di più di quelli che abitano in quattro in 60 metri quadri. Vi pare?
Come fare, allora, per migliorare la situazione?
Consumi energetici. Riscaldamento d'inverno e aria condizionata d'estate. Fin che si continuerà a costruire come lo si è fatto negli ultimi 50 anni ci dovremo dare un gran da fare a pompare dentro caldo d'inverno ed a buttarlo fuori d'estate. E le bollette continueranno a crescere, perché, ce lo sbattono in faccia ogni giorno giornali e telegiornali, le riserve di combustibili fossili sono destinate ad esaurirsi.
Ma ci sono sistemi costruttivi che, con un modestissimo aumento del costo di costruzione (ce lo insegnano i paesi del nord), consentono di ridurre i consumi per il riscaldamento del 50%. Sì, almeno del 50%! Idem per il raffrescamento. E allora? Cosa aspettiamo? Cosa aspettano governanti ed amministratori a sollecitare diversi e più corretti modi di fare le case? In fin dei conti, in alcuni casi, si tratterebbe di tornare ad efficaci accorgimenti già ben utilizzati in passato.
E per i rifiuti?
Così come ci si muove adesso, si sta tentanto di risolvere il problema dalla parte sbagliata. Si è preso il toro per la coda e quello ci trascina dove vuole lui. Fino a quando il costo dello smaltimento graverà solo sui cittadini-consumatori, i produttori non faranno nulla per diminuire o rendere meno inquinante quella parte di prodotto (confezione o altro) destinata a rifiuto.
Quanto alle aziende di smaltimento, per loro ben vengano i rifiuti: più ce n'è e più guadagnano. In queste condizioni chi volete che ci pensi a diminuire i materiali destinati alla discarica o al forno inceneritore?
Se si provasse, invece, ad inserire il costo dello smaltimento dello scarto nel prezzo di acquisto del prodotto (cosa che già fanno alcuni Paesi europei), allora sì che verrebbero eliminati automaticamente dai produttori gli scarti più costosi da smaltire (anche se molto belli e attraenti da vedere).
Può il cittadino, in questi casi, cambiare da solo lo stato delle cose? Sembra proprio di no.
Bisognerebbe, invece e prima di tutto, dar corso ad iniziative corpose nella scuola, perché fin da piccoli si venga educati al corretto uso e non al consumo sfrenato delle risorse ed al rispetto della salute propria ed altrui. Continuando, ovviamente, cittadini e amministratori insieme, a ragionare e a dare esempi di concreto buonsenso ed aggiungendo opportune azioni da parte di chi ci governa.
Vogliamo allora, cari amministratori, far partire una qualche iniziativa - questa sì veramente dal basso - per ridurre lo svuotamento delle tasche e per contrastare le minacce alla salute di tutti?

Angelo Pozzi


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