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ANNO 7 - N. 2 (Versione web - anno 4 n.2) NUOVA SERIE APRILE 2003

Nel cinquantesimo di sacerdozio

Il tributo all’operosità di mons. Carlo Ferrari

Cinquant’anni di sacerdozio: un traguardo importante ma allo stesso tempo uno stimolante punto di partenza per chi, come mons. Carlo Ferrari, ha energia ed entusiasmo da vendere.

Nel cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale, il parroco è stato festeggiato dalla comunità di cui è guida spirituale dal 1985. Un’espressione di affetto che è giunta non solo dalla parrocchia dei SS. Antonio Abate e Francesca Cabrini, ma da tutti coloro che hanno condiviso il desiderio di omaggiare don Carlo.

Le manifestazioni celebrative sono state perlopiù a carattere religioso: la Santa Messa officiata in basilica dal vicario generale mons. Iginio Passerini il 27 febbraio; la messa solenne del 28 febbraio (giorno dell’anniversario) presieduta dal parroco e concelebrata dai suoi compagni di classe. E infine la celebrazione eucaristica a cui, domenica 2 marzo, ha partecipato il Vescovo di Lodi, mons. Giacomo Capuzzi.

La serata di sabato ha rappresentato invece il vero e proprio dono della collettività, con il concerto del Corpo Bandistico Santa Cecilia e della Corale della Basilica.

È toccato ad Antonella Dalu introdurre i brani scelti, per l’occasione, dai gruppi che sono espressione musicale dell’associazionismo parrocchiale; brani quasi esclusivamente di repertorio sacro, salvo una brillante marcia di auguri interpretata dalla banda, diretti dai maestri Ivano Grioni e Carlo Rognoni, rispettivamente alla bacchetta per banda e coro.

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Il concerto ha voluto essere un modo allegro per stringersi intorno al parroco che, forse per la prima volta, è rimasto, visibilmente emozionato, quasi senza parole.

Nell’intervallo del concerto è stato donato a don Carlo un quadro raffigurante la sua persona, opera ben riuscita dell’artista Angelo Savarè.

 Di don Carlo è stato detto molto durante la serata: del suo eclettismo, della sua propensione ad aiutare gli emarginati, delle sue spiccate capacità manageriali che gli hanno permesso di gestire opere importanti, quali i continui lavori alla Casa di Riposo, la cura degli oratori e il restauro della basilica e del campanile. Si è parlato di questi cinquant’anni di sacerdozio, che per quanto possibile sono stati raccolti in un fascicolo attraverso cui le associazioni di Sant’Angelo, alcuni prelati e diverse personalità hanno voluto porgere a don Carlo il proprio grazie, a cui si aggiunge anche quello della redazione de “Il Ponte” unitamente ai suoi lettori.

Giuseppe Sommariva

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