È l’occasione di un incontro a ridosso dell’estate, che ci fa ritrovare ancora una volta Massimo Ramaioli, di passaggio a casa (in Italia e per la precisione a Sant’Angelo) prima di ritornare al suo lavoro accademico, in Marocco.
L’approdo a professore associato e coordinatore della Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università Al-Akhawayn di Ifrane infatti è anche il motivo di questa serata, organizzata dall’Assessorato comunale alle Politiche Giovanili e dedicata alle eccellenze cittadine, distintesi per un particolare percorso, non solo professionale, ma di vita. Se infatti più volte avevamo incontrato il nostro concittadino (e per alcuni anche una “vecchia conoscenza”, per ovvi motivi generazionali) in recenti incontri culturali a spiegare l’attuale panorama geopolitico internazionale (sua anche la rubrica “Planisfero” sul quotidiano Il Cittadino) il momento del 5 giugno scorso ne coglie al volo una parentesi informale, di ritorno dal Sudamerica per motivi di ricerca e prima di ripartire per il Nordafrica, per parlare ai giovani di Sant’Angelo della sua esperienza di formazione, che gli ha consentito nel nostro piccolo, di essere anche una delle Benemerenze civiche premiate nelle ricorrenze patronali di gennaio.
da sinistra Gaia Vitali, Alice Malinverni, Massimo Ramaioli, Benedetta Maschi, Fabio Bellani
La spiegazione esaustiva del “perché” dalle sue stesse parole, come suggerirà anche l’assessore alle Politiche Giovanili Fabio Bellani, prima che lo stesso prof. si racconti a ruota libera, in una serata invero intima e colloquiale, improntata un po’ a lanciare il messaggio di una costruzione di senso in attuali contesti giovanili, talora dal futuro incerto. Ecco perché l’auspicio che momenti come questi si possano replicare, per arrivare a quante più persone possibili, se non anche nelle scuole, come preziose occasioni di confronto e di crescita culturale. Sicché non si è per nulla risparmiato lo stesso “prof” nel dire ciò che lo ha portato ad essere appassionato e profondo conoscitore di alcuni dei contesti di cui parla: perché ne è stato testimone diretto, cercando di entrare nel punto di vista geografico di ciò che ormai studia da tempo, alla fonte. E se la sua storia non può che partire da Sant’Angelo, allargandosi a Pavia (dove ha frequentato il liceo Taramelli prima della facoltà di Scienze Politiche all’Università) l’elemento scatenante che muoverà i suoi interessi verso la specializzazione negli Studi Afro-Asiatici è il tragico attacco terroristico dell’Undici settembre 2001, negli USA. Qualcuno dei presenti non era neppure nato, ma la storia recente è cambiata all’indomani di quel momento e se, come si dice spesso, ognuno ricorda precisamente dov’era allora, Ramaioli ricorda l’Undici settembre come ciò che, in un moto di ignoranza, lo ha spinto a cercare altrove delle risposte. Qualcosa che lo spingerà sino a Londra, per un Master in Politica Mediorientale presso la S.O.A.S. (School of Oriental & African Studies) quindi persino a specializzarsi nello studio della lingua araba (“..di grande complessità..” – dice – “..quanto facile da scrivere”) tra il 2007 e 2008 a Damasco, in Siria: prima che questa diventasse un contenitore vuoto, sotto i bombardamenti di Assad e Putin. Ma se anche allora le idee sul da farsi non erano chiare, è dopo la laurea ed il master che si farà strada l’obiettivo di sondare più a fondo il suo percorso, individuando il miglior posto per far ricerca negli Stati Uniti orientali e in particolare a Syracuse, per un dottorato in Politica Comparata e Relazioni Internazionali: un contesto dove – racconta - è stato difficile entrare e ce la farà con una borsa di studio, a cui alternerà le ricerche per il dottorato alla didattica per alcuni corsi. Ricorda con piacere l’America – come nei film – dice, anche se il contesto non l’ha mai fatto innamorare. Nel frattempo, sarà anche per un paio di anni in Giordania ad approfondire la tesi di dottorato, a proposito di alcune questioni su un movimento radicale sunnita. Da lì in poi, il lavoro di insegnamento ad alti livelli, coi corsi per studenti americani in Giordania e un titolo, il suo, che lo porrà di fronte alla scelta importante di una docenza all’Abib University di Karachi, in Pakistan (prima che il mancato rinnovo del visto lo deviasse in Marocco): un campo tanto appetibile a chi del suo calibro quanto ostico, climaticamente e socialmente. La sua storia non può che porci alla mente, nella sua formazione, anche il ricordo del caso Regeni, ricercatore italiano assassinato in Egitto, su cui si torna a parlare nella stessa serata. Ma anche aneddoti divertenti, che Max racconta salutando i presenti con tre regole d’oro: leggete libri; imparate l’inglese (come fosse italiano); e … andatevene di casa (con sacrifici annessi e connessi). In autunno, il probabile incontro con Nicolò Pernigoni, eccellenza in campo medico.