Il Ponte di Sant'Angelo Lodigiano Foglio d'informazione locale

I santangiulen nelle Guerre d’indipendenza

La campagna del 1848-1849

di Emanuele Maestri

Con il termine quarantotto (quarantote in dialetto) intendiamo quel periodo tempestoso che squassò l’ordine stabilito dal Congresso di Vienna (tenutosi dopo la caduta definitiva di Napoleone Bonaparte), che diede il via alle guerre d’indipendenza, espressione di uso comune utilizzata per definire situazioni incasinate, complesse ed esplosive. I moti del 1848 incendiarono l’Italia: da Palermo (dove il 12 gennaio gli insorti rinchiusero i soldati borbonici in carcere e costrinsero Re Ferdinando II ad annunciare la Costituzione), a Firenze (dove il Granduca Leopoldo il 22 febbraio concesse la Costituzione), Roma (dove il 14 marzo Pio IX firmò la concessione dello Statuto e mise per la prima volta la coccarda tricolore alla bandiera pontificia), Milano (dove il 18 marzo iniziarono le famose ed epiche Cinque giornate con il popolo che, armato alla bell’e meglio, riuscì a cacciare per cinque mesi gli austriaci), Parma, Piacenza e Modena (dove i rispettivi sovrani fuggirono gambe all’aria), Venezia (dove il 22 marzo la Guardia civica occupò l’arsenale e Daniele Manin instaurò la Repubblica di San Marco), infine Torino, dove, il 23 marzo, Carlo Alberto, il re tentenna, dopo aver promulgato il 4 marzo lo Statuto Albertino, finalmente si decise a dichiarare guerra all’Austria e ad oltrepassare il Ticino dando il via, così, alla Prima guerra d’indipendenza (23 marzo 1848 – 22 agosto 1849), conclusasi, però, con la vittoria dell’Impero austroungarico.
Un periodo che trascinò il popolo italiano nella lotta per l’indipendenza dal giogo straniero, al punto tale che anche le teste coronate legate all’Austria (pentendosene poi) abiurarono il legame di sangue (addirittura il Granduca di Toscana rinunciò ai titoli asburgici e con un incredibile proclama invitò i toscani a combattere contro la nativa Austria: ). «Toscani, la Santa Causa dell’Indipendenza d’Italia si decide sui campi della Lombardia! Toscani, già i milanesi si son conquistati la libertà col proprio sangue, già i piemontesi muovono alla gran tenzone! Italiani ed eredi di antiche glorie, non potete cullarvi in ozio vergognoso!»
Anche a Sant’Angelo qualcuno decise di non cullarsi nell’ozio e d’imbracciare il fucile. Precisamente, il 19 marzo 1848, l’ingegnere Francesco Rozza organizzò, al primo sentore delle Cinque giornate milanesi, una spedizione di santangiolini per dar man forte agli insorti, la quale disarmò i gendarmi, i soldati e le guardie di finanza della guarnigione santangiolina. Con le armi in pugno, i trecento barasini (tanti erano) presero la strada per Milano, via Landriano: entrarono in città, da Porta Vigentina, solo il 22, l’ultima delle cinque epiche giornate.
Le cronache locali del tempo ci raccontano anche del passaggio in Sant’Angelo di due pezzi da novanta: «il 30 marzo 1848, entrarono in Sant’Angelo 8.000 soldati piemontesi e il Re Carlo Alberto e suo figlio secondo, generale dell’Armata genovese con altri 600 uomini: il sovrano, prima di proseguire per Lodi, si fermò per rifocillarsi e fu festeggiato come liberatore (…) nel 1849, dopo la controffensiva asburgica, i piemontesi si ritirarono e il Generale Radetzky, prima di riconquistare Milano, passò da Sant’Angelo con le sue truppe».
I libri ci narrano di personaggi conosciuti, ma mai (o quasi mai) delle persone comuni che fecero la loro parte sui campi di battaglia, molte volte sacrificando la vita.
Con questa mio scritto, che è frutto di una ricerca storica eseguita presso l’archivio della Società Solferino e San Martino (ente morale creato per tenere vivo il ricordo dei gesti eroici dell’Armata sabauda e dell’alleato francese durante la famosa battaglia di San Martino e Solferino, che fu una vera e propria carneficina e determinò la definitiva annessione della Lombardia al Regno di Sardegna), voglio portare alla luce i nomi dei santangiolini che combatterono con coraggio per l’ideale dell’Italia unita: nomi sconosciuti (il monumento dedicato ai padri della Patria di viale dei Partigiani riporta solo quelli dei notabili) che devono ricevere il nostro grazie e che meritano di essere ricordati e tramandati. Santangiolini che presero parte alle campagne per l’indipendenza dell’Italia, dal 1848 al 1870, iscritti nell’Album Tabelle della Torre Storica di San Martino della Battaglia: 146 in tutto!
Eccoli nella tabella che segue, con l’indicazione della matricola militare, del grado ricoperto, della paternità, del reparto militare d’inquadramento, della campagna militare (in questo numero quella del 1848-49) e delle battaglie alle quali parteciparono (quest’ultima ricostruzione, certamente parziale, è fatta in modo deduttivo, ricavata dall’impiego sul campo del reparto di appartenenza):







AMICI BIANCHERIA Dott.ssa Alessia Altrocchi Galluzzi Galluzzi





Alcune foto del museo di Solferino