Il Ponte di Sant'Angelo Lodigiano Foglio d'informazione locale

Informazioni sul mestiere dei pularö


Una nostra affezionata lettrice, Giovanna Bellani, ci ha trasmesso i ricordi di sua mamma Ferrari Giuseppina, classe 1932 figlia di una delle vecchie famiglie dei pularö, per arricchire le informazioni sui pularö, che ha letto sul nostro Taquén de Sant’Angel!
Giuseppina, dopo aver letto, come sua abitudine, ogni pagina del taquén 2024 e in particolare l’articolo relativo ai pularö e, provenendo lei stessa da una famiglia di pollivendoli dell’epoca, riferisce alla redazione quanto segue per una più completa conoscenza delle vicende relative alla sua dinastia e allo sviluppo di questa categoria di lavoratori.
Inizialmente i “pularö” più importanti di Sant’Angelo erano persone appartenenti a due famiglie: i FERRARI e i LADIÈ.
I pularö della famiglia Ferrari erano i tre fratelli : Tognu, Ngiulén, e Minchén (quest’ultimo nonno di Giuseppina e bisnonno di Giovanna)
Minchén aveva due figli: Giuàn (papà di Giuseppina e nonno di Giovanna) e Ngiulén (il quale sposò Lena Villa, sorella di Ngiulòn dei Pota, appunto Angelo Villa citato nel calendario).
Per chiarezza e completezza di informazioni si deve sapere che in realtà chi se ne intendeva di polli e chi aveva già contatti con i paesi dell’Est, era Ngiulén. A quei tempi per commerciare in bestiame bisognava depositare alle dogane dei vari paesi con i quali si intendeva commerciare, un’ingente somma di denaro, somma che era stato precedentemente versata proprio da Ngiulén Ferrari, cognato di Ngiulòn dei Pota.
In seguito, Ngiulòn, che aveva intuito le capacità del cognato e compreso la fattibilità del commercio, decise di unirsi a lui per accompagnarlo in Jugoslavia.
Durante uno dei soggiorni in Jugoslavia Ngiulén Ferrari si ammala gravemente, tant’è che i due rientrano immediatamente in Italia. Poco dopo Ngiulén muore, così il cognato Ngiulòn dei Pota prosegue con l’attività del Ferrari, forte delle cauzioni depositate, delle conoscenze, della fiducia e della stima che Ngiulén aveva instaurato in quel paese. Ngiulòn quindi, grazie alle risorse lasciate dal cognato, proseguì l’attività, trovando un fiorente mercato di polli.
Le “piazze” per la compravendita di polli nella nostra zona erano : Borgonovo, Nibbiano, Castel San Giovanni e la più importante Pianello Val Tidone.
I contadini della zona scendevano dalle colline con le ceste piene di polli e infilate in un bastone per agevolare il trasporto. La vendita avveniva a “botto” o a peso.
Alcuni di loro alimentavano i polli durante la notte perché pesassero di più in modo da avere più guadagno. Ma ai Santangiolini l’astuzia non mancava, prima di pesare i polli toccavano loro “el gòs”, se il gozzo era turgido significava che l’animale aveva mangiato pesando quindi più di quanto doveva.
I pularö allora appendevano i polli alla pesa tenendola con il pugno ben stretto e con un abile movimento del mignolo sul bilanciere riuscivano a falsare il peso della merce.

A testimoniare che quanto sostiene Giuseppina Ferrari, corrisponde ad un vissuto e non ad un sentito, ecco qui sopra una fotografia del 1948 (durante El Feston) nella quale sono presenti da sinistra; davanti al suo banco del pularö, il nonno di Giovanna Bellani, Giuàn de Minchén (Giovanni Ferrari), sua mamma Giuseppina Ferrari, accanto a lei Nino Conti, un ambulante di formaggi, il cui banco era accanto a quello del nonno. Dietro il banco il garzone del nonno, detto Pentacla, circondato da alcuni ragazzini del paese.
Giovanna Bellani spera, attraverso i lucidi ricordi della mamma, di aver contribuito ad aggiungere un piccolo tassello alla memoria dei nostri avi. .


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