Quando Giacomo Casanova conquistò una barasina


di Beppe Roberti

«Nel giugno 2010 “Il Ponte” si era interessato del soggiorno di Giacomo Casanova nel castello di Sant’Angelo con un articolo curato dallo studioso fiorentino Stefano Feroci che analizzava le vicende e i personaggi del celebre avventuriero in particolare i suoi sentimenti di cuore con una Bolognini. Di questo personaggio si interessò anche l’avvocato Pietro Madini (1865-1936), nativo della vicina Bargano, dove nel suo volume “I Bolognini e i Barazini” Milano 1931(*) prende in esame vari momenti della società e della vita santangiolina e in una di queste istantanee riporta una cronaca dettagliata del soggiorno del Casanova nel castello Bolognini.
Come premessa il Madini, precisa che le notizie riportate nella cronaca sono desunte dalle “Mèmoires” scritte dallo stesso Casanova e inquadra l’ambiente nel quale si svolge la vicenda puntualizzando che il castello, nella seconda meta del XVIII sec., si trovava in uno stato di abbondono ed era abitato da un ramo Bolognini che non disponeva di adeguate risorse finanziarie, mentre i parenti della stessa casata, più facoltosi, risiedevano a Pavia o Milano e avevano incarichi nelle pubbliche amministrazioni o forze armate. Nel castello di Sant’Angelo risiede il conte Paolo Bolognini con la consorte Onorata Gandini il figlioletto e due sorelle della contessa. Altro particolare, il Casanova forse per motivi di privacy presenta i vari personaggi con nomi di fantasia, qui indichiamo i due più importanti: il conte Paolo Bolognini come “Ambrogio” e la cognata Angela Gandini come Clementina. Fatta questa introduzione e precisazioni riportiamo alcuni fra i brani più significativi di questa cronaca.
Giacomo Casanova nel marzo del 1763 è invitato dal conte Giuseppe Bolognini a casa del fratello Paolo nel castello d Sant’Angelo: ... il Casanova adunque, preannunciato dal conte Giuseppe al fratello, col titolo esotico e pomposo di cavaliere di Seingalt, arriva con gran sfarzo ed equipaggio, e con un servo francese. Vi arriva preceduto dalla fama di gran signore, e di uomo di mondo. Il conte Ambrogio si reca a riceverlo sulla soglia del portone scardinato, su cui domina un enorme stemma colorato, unico attributo feudale sopravvissuto alla secolare rovina. Trasandato nel vestito, col cappello di cotone in mano, tutto confuso, il conte si scusa se il fratello introduce l’amico a vedere le loro miserie: ma assicura il nuovo ospite che verrà accolto coi modi e col cuore alla milanese.”
Fatte le presentazioni e lo scambio di saluti con i vari componenti della famiglia il Casanova mostra particolare attenzione alla cognata del conte Ambrogio, Clementina: ... Ella è messa in gran soggezione dalla presenza dell’ospite, arrossisce ad ogni domanda, si mostra timida, impacciata quasi scontrosa. ... Prendendo occasione da un bicchiere di vino versatogli da Clementina, il Casanova attacca il tema di Ebe, e scopre in lei alcune cognizioni mitologiche. Fu il filo conduttore. Ella aveva infatti nozioni limitate ma precise in quella materia, comunicatele da un ottuagenario pedagogo Sardini di Lodi, di cui conservava un riassunto manoscritto unico alimento spirituale, con pochi altri libri, nella calma dimora di Sant’Angelo.
Nei giorni successivi il Casanova ha modo di avere incontri con persone della piccola nobiltà del territorio e con una monaca del locale convento di donne sul quale i Bolognini avevano il patronato, ma il suo interesse rimane sempre rivolto a Clementina: ... il Casanova scoprì che Clementina era inclinatissima alla letteratura dei classici italiani, non possedendo nessun’altra lingua. Ed egli si reca a Lodi, che egli conosce per la sola fama del suo eccellente formaggio parmigiano, e che riteneva un luogo di nessuna importanza. Resta meravigliato nel vedere la bella e ricca città e nel trovare un negozio librario, degno di qualunque grande città. Fece acquisto di un centinaio di volumi, dei migliori classici italiani conosciuti, e traduzioni dei più noti classici stranieri, e ne fece dono a Clementina, che fu felicissima.
Casanova si trova a suo agio in questo ambiente di campagna, ma vuol fare bella figura con i padroni di casa e organizza una uscita a Lodi per un pranzo: ... a Lodi aveva adocchiato un albergo, e ordina all’albergatore un pranzo per dodici persone, coll’ordine di fare le cose perbene, senza limitazioni di spesa. I Bolognini accolgono con entusiasmo l’invito, che interrompe un po’ la noia di una vita monotona, imposta dalla ristrettezza dei mezzi. Il servo Clairmont ordina una carrozza di posta e la comitiva parte per Lodi. Casanova vuole nella sua berlina la contessa Onorata col marmocchio e Clementina”... Al lautissimo pranzo di Lodi a completare il numero dei commensali, Casanova aveva autorizzato le Gandini ad invitare signore amiche e parenti. Ed è facile immaginare il gran parlottare che si sarà fatto nei calmi e pacati ambienti lodigiani di quell’avvenimento. ... il Casanova cita fra gli invitati un Vegio, discendente del celebre letterato lodigiano, Maffeo Vegio, fiorito all’inizio del secolo decimoquinto, che si piccava e lo era, letterato e scrittore. Fra Clementina allora infatuata di letteratura, e il discendente del Vegio, che aveva tradotto in ottave italiane il tredicesimo canto dell’Eneide, si deve essere intavolata una interessante conversazione letteraria. Ciò forse può aver aumentato il concetto che il Casanova si era fatto di Lodi, dove fra l’altro il servo Clairmont gli aveva trovato un ricchissimo arredo da scrivania, da collocare come dono davanti al coperto di Clementina.
A questa prima uscita ne segue una seconda ma a Milano: ... Incoraggiato da quel primo successo, l’avventuriero promette una seconda gita più grandiosa, a Milano, sapendo che le tre donne ardevano dal desiderio di vedere quella grande città. Fa preparare dal servo le vetture. Ma tiene il segreto per tutti, tranne che per Clementina, che alla viglia di quella gita, per l’orgasmo e l’esaltazione, finisce a cadere nelle braccia dell’esperto seduttore. Questi aveva fatto trovare a Milano, nel suo lussuoso appartamento da scapolo, un lauto pranzo, servito da due sue amiche camuffate da cameriere, e il presente di tre ricchi abiti di seta per le tre donne. E fu tutto. Nella stessa giornata (una vera barbarie, come diceva la Clementina), il Casanova che già meditava di abbandonare Sant’Angelo, ed impaziente di godere l’iniziata fortuna, ordinava il ritorno della brigata, marmocchio, l’amico e canonico compresi, nel cuore della notte. Infatti, raggiunto lo scopo e ripreso l’idillio più intenso di prima, dopo sei giorni Casanova partiva... Il Casanova non ebbe più rapporto alcuno con Clementina. Però deve averne avuto notizie se scrisse nelle sue Memorie che era andata in sposa con un marchese Nipoti.

Il Madini prosegue la sua cronaca con altri particolari e considerazioni sul Casanova e la famiglia Bolognini e Sant’Angelo che lascio alla curiosità del lettore all’acquisto del libretto.

(*) Chi fosse interessato al volumetto Pietro Madini: “I BOLOGNINI E I BARAZINI: note e appunti di folclore dedicati ai volontari della cultura” lo può trovare su Internet inserendo semplicemente il titolo sopra evidenziato..





Il castello di Sant’Angelo
come si presentava a fine Ottocento


Ode al Borgo e al suo maniero
Ode dedicata all’amena Borgata di Sant’Angelo Lodigiano e al suo bellissimo Castello

Oh! Antico Maniero dal rosso lambìto
ti ergi sul poggio sì fiero e immutato

dall’alte tue torri tu miri l’aurora
e i campi d’intorno ricolmi di grano.

Tu fosti rifugio e magione e fortezza di genti sì fiere
e di grande coraggio,

cordai, maniscalchi, viaggiatori e mercanti,
signori guerrieri e nobili santi.

Non da ladri e assassini, come recita il detto,
vissuto fu il Borgo, le vie e i cortili

ma da uomini e dame dai modi gentili,
tanto pronti alla pugna quanto a crescere figli.

Oggi miro i tuoi spalti
dall’Angel vegliati,
membranza gloriosa di un tempo che fu,

ed ancor mi sovviene nel mio grande stupore
il lieto sentore di tua innata virtù.

Pietro Bianchini