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Il cuore dei santangiolini batte per gli alluvionati della Romagna

di Lorenzo Rinaldi


Ci vorranno anni per ricostruire la Romagna. Stefano Bonaccini, presidente della Regione, stima complessivamente danni per 9 miliardi di euro. Ma questa cifra non tiene conto delle ferite aperte nel cuore dei romagnoli, «gente dalla grande forza d’animo» che si trova a fronteggiare una vera catastrofe naturale. Lo ha toccato con mano Stefano Trabucchi, santangiolino, classe 1979, manager (lavora per Avvera, gruppo Credito Emiliano) che lo scorso 14 giugno ha raggiunto Forlimpopoli per una giornata di volontariato nel fango («letteralmente, sono rimasto molto colpito da quanto fango e quanta polvere rimangono dopo un mese») al fianco di chi deve ripartire da zero. L’iniziativa Credem “Un giorno per gli altri” ha portato Trabucchi in una delle zone maggiormente colpite dalla furia dell’acqua. «Da quanto mi hanno raccontato - dice - le bocche di espansione del fiume Ronco, che è un corso d’acqua largo metà del nostro Lambro, si sono riempite velocemente a causa della quantità di pioggia caduta in pochissimo tempo e per di più di notte, tanto che ad esempio via Bologna, una delle strade in cui mi sono trovato a operare come volontario, è stata accerchiata dall’acqua».



La giornata di lavoro di Trabucchi è iniziata con una riunione operativa con gli uomini della protezione civile. «Ci hanno avvisato che avremmo avuto a che fare con persone esauste, che hanno perso tutto e dalla condizione psicologica fragile - spiega Trabucchi - in realtà sono rimasto stupito dalla forza d’animo dei romagnoli, gente che certamente sta soffrendo ma che a noi volontari ha sempre garantito un sorriso, una parola di ringraziamento».
Due gli scenari operativi nei quali si è distinto Trabucchi. Il primo in una rivendita di materiale e attrezzature agricole: «Il proprietario ha perso quasi tutto il magazzino e in questi giorni sta lavorando in condizioni di emergenza - racconta Trabucchi -, mi ha detto di aver ricevuto grande solidarietà da clienti e fornitori ma davvero il danno creato dall’alluvione è stato tremendo». Se nell’attività commerciale Trabucchi ha dato una mano a spalare fango e ripulire locali praticamente inagibili, la seconda parte della giornata da volontario è stata in un capannone dove sono stati stipati libri e documenti provenienti dalle biblioteche, portati in fretta e furia al riparo a metà maggio per salvarli dall’acqua.
Prima di Trabucchi, pochi giorni dopo l’alluvione, altri quattro santangiolini e due loro amici di Turano e Pieve, avevano raggiunto la Romagna, dirigendosi a Faenza. «Sono partito con mio fratello Giacomo, Alex Dimauro e Alessio Pavesi - ricorda Vittorio Quaini -. Grazie ad un furgone messo a disposizione dall’autonoleggio Bellani di Vidardo abbiamo caricato i 5 bancali di cibo da consegnare poi all’hub di Faenza». Generi raccolti grazie allo spirito solidale della gastronomia Rusconi di Sant’Angelo, del geometra Matteo Altomonte, della ditta Rusconi di Guardamiglio e di altri amici del gruppo partito per l’Emilia. «Il giorno successivo poi Roberto Bellani e Stefano Riva sono arrivati a darci un’ulteriore mano - prosegue Quaini -. Quando abbiamo iniziato a lavorare c’erano ancora molte cantine allagate, si vedeva fuori dalle case il segno dell’acqua che era arrivata sino al secondo piano. I residenti, con cui abbiamo passato molto tempo, con noi sono sempre stati molto solari e cordiali, ci hanno ringraziato per quanto fatto e spiegato come già la prima alluvione li aveva messi in difficoltà e la seconda ha distrutto tutto».





Stefano Trabucchi