Radio Sant’Angelo, non solo una radio
Il “canale” web si allarga e diventa associazione. Per dare voce a nuove idee

di Matteo Fratti

Chissà se leggendarie voci radiofoniche come quella di “Lupo Solitario” nel film “American Graffiti” (1973) o Adrian Cronauer, impersonato da un magistrale Robin Williams in “Good Morning, Vietnam” (1987) oggi avrebbero scelto il “podcast” per esprimersi.
Certo è che lo spirito con cui nel nostro piccolo tre ragazzi di Sant’Angelo hanno dato voce in tono un po’ satirico ad un sentire del territorio, ha intercettato l’ascolto e il bisogno di esprimersi di una parte non solo giovane del paese, cogliendo quell’animo indipendente che è stato di aggregazione e libertà intorno ai nuovi canali di trasmissione, già dai tempi in cui non c’era il web. Ce lo aveva raccontato Ligabue nel film “Radiofreccia” (1998), ce lo raccontano oggi in modo diverso e senza scomodare altri paragoni altisonanti Andrea Ribolini e Alberto Rozza, che assieme a Stefano Lobbia avevano ideato dalla soffitta di casa a fine 2019, nientemeno che la conduzione di un “podcast” santangiolino.
Citando da wikipedia, che riporta dal dizionario statunitense New Oxford 2005 proprio “podcasting” come parola dell’anno, il termine si definiva come : - “registrazione digitale di una trasmissione radiofonica o simili, resa disponibile su internet con lo scopo di permettere il download su riproduttori audio personali”.

Grazie ai tre di cui sopra, Radio Sant’Angelo è attualmente una realtà che incontriamo negli spazi del centro ricreativo e socio-culturale Sotto/sopra, in zona ex Bocciodromo. Il sodalizio, che nasceva già ai loro esordi come collaborazione col centro, un po’ scuola di musica e un po’ sala prove e luogo di socialità dell’era pre-Covid, riprende vita e garantisce così a Radio Sant’Angelo uno studio e una regia professionali; strutture adeguate per rilanciare gli obiettivi ed estendere gli orizzonti di una comunicazione efficace ad un impegno associativo. La mission allora, quella di costituirsi proprio come Associazione Culturale, attraverso la campagna di tesseramenti, iniziata con lo stand sotto i portici della Banca Popolare domenica 20 giugno, avviandosi a poter essere al contempo raccoglitore e tramite culturale, e convogliare quelle istanze espressive altrimenti inevase, dal rischio di un disagio non soltanto giovanile, troppe volte percepito sulla propria pelle. - “Siamo gli adulti che avremmo voluto avere...” – ci dicono, con una serietà che il piglio leggero e ironico dei “Radiolini in brodo”, una delle trasmissioni di punta di un palinsesto che conta ormai sette programmi attivi, non nasconde mai abbastanza. Il resto, ce lo raccontano o lo fanno raccontare loro, attraverso un attivismo che vorrebbe rendersi anche parte viva di un territorio troppe volte anestetizzato, in cui determinate aspirazioni potrebbero non avere sbocchi, se non da un’altra parte (non sempre così costruttiva).
Quando li incontro, visito lo studio e i ragazzi mi mostrano i murales che il fumettista di Codogno Steve Magnani ha realizzato per loro, a dimostrazione di una sinergia di intenti. La stessa, che le varie trasmissioni mettono in campo (e vorrebbero allargare) col sostegno di soci e collaboratori, per un autofinanziamento che mantenga la radio stessa e il supporto tecnico che offre, con le conseguenti iniziative. In gioco, anche la scommessa di poter realizzare e dare diffusione ad eventi, oltre al debutto social-video di alcuni “passaggi” audiovisivi ormai acquisiti nel contesto, che assieme ai “Radiolini”, ci presenta: “Ma t’l’è viste queste”; “Zebre a sonagli”; “Ma che bél munde”; “Raccontami di te”; “Mangia e tas”; “Non solo alta moda”. Mentre li saluto stanno aspettando un videomaker noto per aver riportato in auge la questione di una discarica sepolta sotto ad alcuni campi coltivati nella zona di Valera, che il tempo non ha però seppellito del tutto. Fuori, la sera è ancora torrida e mentre mi allontano, penso ancora al giovane Richard Dreyfus che se ne andava dalla radio-pirata di “Lupo Solitario” in quella notte americana.