La lettura
AUTOBIOGRAFIA
DI MALCOLM X

con la collaborazione di Alex Aley

Rcs libri
514 pagine; euro 10,90


Le Rispondo volentieri alla curiosità di alcuni studenti che avendo trovato un breve accenno a Malcolm X sul libro di storia contemporanea vorrebbero saperne di più su quel personaggio tanto discusso.
Malcolm X per la storia è stato un attivista che si è battuto per i diritti civili, per le autorità è stato un islamico fanatico e pericoloso, per molti afroamericani è stato un leader indiscusso, pronto ad usare ogni mezzo per raggiungere la causa comune: il riconoscimento dei diritti per i cittadini afroamericani nel mondo
Malcolm Little nacque nel 1925 a Omaha (Nebraska-Stati Uniti) e morì assassinato a New York nel 1965, cambierà il nome di battesimo da Little in X perché quel nome di battesimo era “da schiavi”. In America infatti gli schiavi prendevano il nome dai propri padroni, (come era avvenuto anche per i suoi antenati) e per questo lui sceglie X, perché la X nel linguaggio matematico rappresenta l’incognita e lui la sceglie per simboleggiare la non conoscenza del proprio vero nome.
La madre era incinta di lui quando, una notte, gli uomini del Ku Klux Klan (organizzazione segreta con attività di linciaggio, razzismo e violenze di gruppo) mandarono a pezzi la sua casa.
Il padre, che era un pastore battista, aveva avuto otto figli da due mogli, quindi doveva provvedere ad una famiglia pesante ed impegnativa. La madre di Malcolm era nata nelle Indie occidentali britanniche e sembrava una donna bianca perché era nata in seguito ad uno stupro di un uomo bianco; egli, del nonno, non saprà mai nulla tranne della vergogna provata da sua mamma. Dal nonno bianco, il ragazzo eredita pelle e capelli bruno-rossiccio e proprio per queste caratteristiche somatiche (era meno nero degli altri) il padre lo preferirà agli altri figli mentre la madre lo punirà più frequentemente proprio per la stessa ragione.
La famiglia si trasferisce nel Michigan, dove il padre compra una casa che gli viene presto bruciata dagli adepti del Ku Klux Klan e nell’attesa di una nuova sistemazione si traferiscono presso una famiglia amica.
Le offerte che il padre (pastore itinerante) raccoglieva dopo le prediche servivano a sfamare la numerosa famiglia ed erano quasi le uniche fonti di reddito. Malcolm, poco più che bambino, ricorda perfettamente l’arrivo della notizia dell’uccisione di suo padre (ucciso e poi disteso sulle rotaie in modo che il passaggio del treno facesse scempio del cadavere; anche sei fratelli di suo padre morirono di morte violenta) e della disperazione di sua madre che si trovò vedova a trentaquattro anni con otto figli da crescere.
La famiglia di Malcolm era poverissima; la madre, a cena, spesso era costretta a cucinare le erbe che trovava in strada. Dopo la morte del marito Louise soffrì di crisi emotive e venne rinchiusa in un ospedale psichiatrico, le tolsero gli otto figli che furono separati tra loro e poi distribuiti tra famiglie affidatarie ed orfanotrofi.
Malcolm a scuola era bravissimo ma abbandonò gli studi quando il suo insegnante prediletto gli disse che: “diventare un avvocato di fama non è un obiettivo realistico per un negro”. Malcolm - per sopravvivere - fa il lustrascarpe, il cameriere e poi si dà al furto, al gioco d’azzardo e al racket della prostituzione nella zona di Harlem (New York). Diventa un capobanda. Viene arrestato nel 1946 per rapina, ha soltanto 21 anni; in carcere studia e si converte all’Islam, disse: “Trovai Allah” e quando esce dalla prigione (per buona condotta e prima dello scadere della condanna) nel 1952 è un uomo diverso, lui stesso dichiara che la detenzione lo aveva migliorato. Diventa il portavoce della “Nazione dell’Islam” (Nation of Islam = NOI) e predica in maniera comprensibile a tutti la rivolta - anche violenta - contro i bianchi. “È un miracolo se i negri americani sono rimasti un popolo pacifico dopo tutti i secoli d’inferno che hanno subito qui nel paradiso dell’uomo bianco” (pag. 293). Inoltre commenta così l’assassinio di Kennedy, “Chi la fa, l’aspetti…”.
A metà degli anni Cinquanta sposa Betty Dean Sanders (infermiera) e tra il 1958 e 1964 avranno quattro figlie, delle quali la prima porterà il nome di Attilah in ricordo del re degli Unni; una coppia di gemelle nascerà dopo la sua morte. Proprio nella seconda metà degli anni Cinquanta avverte di essere in pericolo e ha la costante sensazione che qualcuno lo vuole uccidere. Entra in aperto contrasto con Martin Luther King che sosteneva la lotta senza violenza. Nel 1964 compie un pellegrinaggio alla Mecca e il principe Faisal (sovrano assoluto dell’Arabia) lo eleva al rango di ospite dello Stato, con i relativi privilegi che tale condizione comportava: alberghi lussuosi, automobile con autista… il “musulmano americano” suscitava ovunque una grande curiosità!
Dal viaggio ritorna sunnita (eredi della giusta interpretazione del Corano) e cambia il nome in: El-Hajj Malik El-Shabazz e si avvicina a Martin Luther King per collaborare con lui e quel “tradimento” non gli verrà perdonato.
Negli anni seguenti gira il mondo tenendo conferenze e parlando nelle università, si creerà molti nemici.
Nel 1965 sopravvive ad un attentato diretto a lui e a tutta la sua numerosa famiglia.
Il 21 febbraio 1965 viene assassinato ad Harlem durante un discorso pubblico, ha 39 anni e lascia una moglie incinta di due gemelle e quattro figlie; gli spararono sette colpi di arma da fuoco.
Al funerale parteciparono un milione e mezzo di persone, fu seppellito a New York.
I tre attentatori appartenevano alla “Nation of Islam” (NOI) e furono condannati per omicidio nel 1966; solo uno di loro Talmadge Hayer confessò le proprie responsabilità e nel 2010 è stato scarcerato.
La sua frase più celebre: “Nessuno può darti la libertà. Nessuno può darti l’uguaglianza o la giustizia o qualsiasi altra cosa. Se sei un uomo, te le prendi”. (Malcolm X)

Il libro è adatto a tutti, tenete presente che consta di parecchie pagine; i ragazzi che invece non vogliono leggere le 514 pagine possono guardare il film (liberamente tratto dalla biografia) del 1992 di Spike Lee interpretato da Denzel Washington.
Caterina Avogadri


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