La lettura
Richard O ‘Connor

IL TRONO DEL MESSICO
La tragedia
di Massimiliano e Carlotta

CRISTOFANO E LA PESTE

Editore Odoya
367 pagine; euro 22


Un Asburgo imperatore del Messico?
Sì, ma…
al “secondogenito“ spetta solo un trono nefasto.


Le vicende che propongo sono poco note, ma risultano veramente interessanti per numerosi motivi, non ultimo quello che vede un intreccio di complotti internazionali, di intrighi dinastici e di depistaggi organizzati e attuati – purtroppo – dai familiari più stretti. Ai miei lettori, ecco la storia che cercherò di contestualizzare, anche minimamente, per rendere la mia esposizione il più lineare possibile.
La vicenda, o meglio, la tragedia di Massimiliano (fratello minore dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo) e di Carlotta del Belgio si snoda e si conclude nell’Ottocento. Massimiliano nasce nel 1832, ed è il secondogenito della regina Sofia, quindi non sarà mai imperatore poiché il “posto” spetta al fratello maggiore. I due fratelli sono molto diversi: il primogenito (futuro imperatore) è rigido, riservato e di temperamento germanico mentre il secondogenito è un vero viennese. Ben presto i ragazzi restano orfani di padre e la madre, rimasta sola con i quattro figli, deve far fronte anche al peso della responsabilità imperiale. Francesco Giuseppe era agli occhi della madre il migliore dei suoi figli. Il primogenito sposa Elisabetta di Baviera (Sissi). Massimiliano si dedica alla carriera nella Marina Militare e negli anni seguenti serve un po’ da ambasciatore per la Casa d’Asburgo e, nel contempo, cerca una moglie. A tale scopo si presenta in Belgio da Leopoldo I e ottiene la promessa di un accordo matrimoniale con la di lui figlia, Carlotta. In cambio di una scarsa dote, il re del Belgio (il Belgio era nazione “giovane” e non forte economicamente, si era appena staccata dall’Olanda) chiede che Francesco Giuseppe consegni ai promessi una “posizione” degna di loro, perciò Massimiliano è nominato governatore generale del Lombardo-Veneto.
Al momento del matrimonio celebrato a Bruxelles, lo sposo ha 25 anni e la sposa 17. La coppia vive in un primo periodo a Milano, ma nel 1858-59 la situazione si fa difficile, così Massimiliano rimanda la moglie, al sicuro, in Belgio dal padre. Massimiliano viene congedato e costretto a fuggire da Milano; si rifugia in Belgio. La “disoccupazione” era pesante anche per un principe. Egli sperava che il fratello gli affidasse incarichi adatti a un secondogenito, secondo anche in linea di successione…, ma Sissi partorisce un erede maschio: Rodolfo (che morirà suicida).
Negli anni seguenti Massimiliano e Carlotta, non potendo fare altro, si dedicano alla costruzione di castelli e il più bello è sicuramente quello stupendo di Miramare nella baia di Trieste (il castello sorge su una roccia che si sporge nel mare, contro la quale il “secondogenito” ha rischiato – tempo addietro – di incagliarsi).
Nel frattempo, in America era scoppiata una guerra civile; in alcune capitali europee (quelle che non avevano mai interamente dimenticato la perdita dei territori americani) tirava vento, diciamo, di opportunismo. Ormai, molto presto, il signore e la signora di Miramare sarebbero stati chiamati a ricoprire i ruoli che erano stati loro destinati.
I francesi entrano in Messico e ne conquistano la capitale e dominano su un nuovo territorio, vasto e ricco di oro e di argento; perciò ora era necessario cercare un imperatore europeo da insediare sul trono di Montezuma. Napoleone III (nipote di Napoleone Bonaparte), in accordo con una fazione di messicani, offre la corona al secondogenito degli Asburgo. La posizione di imperatore del Messico avrebbe reso 141.667 pesos al mese, quindi…Massimiliano accetta.
Nel frattempo, Francesco Giuseppe gli prepara un “contratto-capestro”, precisamente un contratto legale che sanzionava la rinuncia di Massimiliano a TUTTI i suoi diritti come Asburgo. Il secondogenito doveva dedicarsi al Messico. Nel 1864 Napoleone III e Massimiliano firmano l’accordo.
È essenziale ricordare, a questo punto della vicenda, che gli Asburgo avevano ricevuto (in un recente passato) un grosso finanziamento dalla Francia, finanziamento che non erano in grado di restituire. L’imperatore austriaco impossibilitato a restituire un’ingente somma fornisce – ai francesi –…“un fratello”…(“il secondogenito di scambio”). Tutto è predisposto. Carlotta e consorte, prima di imbarcarsi sulla “Novara” fanno visita ai reali europei (tutti imparentati tra loro) per riceverne la benedizione e … partono.
Dopo sei settimane di navigazione arrivano in Messico e prima di qualunque altra decisione ricostruiscono, là, un’atmosfera asburgica, costruiscono un castello, una specie di Miramare d’oltreoceano. I reali europei e Napoleone III avevano assicurato protezione, sostegno e aiuto (in caso di necessità) alla nuova coppia imperiale, ma nessuno aveva tenuto in debito conto sia la resistenza e la determinazione di messicani ribelli sia il veto degli americani, che non vedevano di buon occhio un imperatore europeo sul loro territorio.
Dopo circa tre mesi dal suo arrivo in Messico, Massimiliano ispeziona tutte le province del nord e viene accolto con entusiasmo (entusiasmo che gli sembrò artefatto), ottiene successi militari e per quanto potesse sembrare incredibile ai francesi, ora gli Asburgo stavano per allargare i confini del loro effimero impero. A questo punto entra in campo anche un altro attore: il Vaticano. L’imperatore aveva deciso di conservare la libertà religiosa, ma anche di confiscare tutti i beni della Chiesa, mentre il Papa voleva che fosse ripristinato lo stato di cose esistente al tempo della conquista spagnola del Messico.
Arginato temporaneamente il problema con il papato, Massimiliano si dedica alla creazione di una flotta imperiale, destinata – a suo dire – a dominare i Caraibi, ma gli americani – che provavano una certa compassione per la coppia imperiale – erano certi che l’impero messicano non avrebbe potuto resistere per molto tempo sotto il peso della loro opposizione. Nel contempo, l’imperatore, pur avendo firmato con Napoleone III l’accordo che impegnava la Francia a fornire 30.000 uomini, sapeva benissimo che l’appoggio poteva essergli tolto in qualunque momento; inoltre il reclutamento di truppe indigene che potessero sostituire quelle francesi risultava molto lento e parecchio oneroso, egli dovette persino vendere la sua argenteria per contribuire all’armamento delle nuove leve indigene. Massimiliano conservava anche un’altra illusione: quella della possibilità di un’estensione del “suo” impero all’America centrale (!). Le spese aumentavano, i messicani facevano guerriglia, la situazione si faceva sempre più difficile … e pericolosa. A Massimiliano giungeva ben poco aiuto e anche suo fratello, oltre a non revocargli il “contratto-capestro”, gli rinnegò anche quelle promesse di aiuto che lo avevano convinto a intraprendere quella strana avventura messicana.
Carlotta, prontamente, decide di intraprendere un viaggio in Europa per chiedere aiuto ai sovrani e al papa Pio IX, quindi parte dal porto Veracruz. Arrivata in Europa, si vede chiudere in faccia tutte le porte e disperata torna a Miramare, dove – a causa del dolore – inizia a manifestare segni di pazzia.
Intanto in Messico la situazione era precipitata e Massimiliano aveva già pronto un piano di fuga, ma invece di fuggire si ostinò a seguire la strada della resistenza nei confronti degli insorti; dai ribelli gli viene ordinata la resa; poi si riunì la corte marziale messicana per giudicarlo: condanna a morte. Il suo atteggiamento fu di regale fierezza. Di fronte al plotone di esecuzione (Queretaro, Messico centrale) distribuì, ai suoi giustizieri, le ultime monete rimaste nelle sue tasche e disse: “Mirate bene, muchachos, mirate proprio qui”. Indicava il cuore. I due generali giustiziati con lui morirono subito mentre lui, ancora vivo e agonizzante, fu finito con un colpo di grazia. Uno degli ufficiali che avevano presenziato all’esecuzione disse: “Questo è opera della Francia”. Napoleone III si giustificò affermando che l’esecuzione era stata la conseguenza dei madornali errori del “secondogenito”; i messicani, invece, furono più indulgenti e ricordarono “il secondogenito” come uno sciocco che se n’era andato come un vero uomo.
Alla fine del 1867 il governo austriaco incominciò a trattare seriamente e con energia il problema della restituzione del corpo di Massimiliano, e un’enorme nave da guerra austriaca, nel 1868, riportò il corpo a Trieste e poche ore dopo un treno speciale portò il feretro a Vienna; la madre Sofia fu annientata dal dolore accresciuto anche dal rimorso per la parte da lei avuta nella triste vicenda.
Carlotta, invece, visse fino al 1927, vide la dissoluzione di tutte le dinastie che avevano tradito suo marito; sopravvisse a tutti coloro che erano stati implicati nell’intervento messicano.
Fu una congiura davvero squallida quella che mise sul trono di Montezuma un “secondogenito” degli Asburgo e una principessa belga solo per garantire il rimborso di un prestito.

Il libro non è di semplice lettura
Caterina Avogadri




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