La Lettura
Stefano Caso

Le 100 grandi congiure

ed. Gruner+Jahr/Mondadori 390 pagine - euro 10

Stefano Caso è nato a Cremona, ma risiede a Udine, lì ha insegnato all’Università e ha lavorato all’Ufficio Stampa del Comune di Gorizia. Il suo giallo più diffuso, che l’ha fatto conoscere al vasto pubblico è: “D’amore non si muore” (2013) e, per contro, il suo testo meno diffuso, è: “Le 100 grandi congiure”.

Il libro partendo dalla congiura di Tarquinio il Superbo (re di origine etrusca a Roma) 535 a.C. e arrivando al colpo di stato in Thailandia (2006) ripercorre in senso cronologico e dettagliato la corsa plurimillenaria del singolo e/o di un gruppo verso il potere, gara durante la quale i protagonisti non disdegnano di eliminare i propri figli, i propri genitori e il proprio coniuge e a volte anche ai collaterali del coniuge stesso.


La congiura contro Rasputin (il monaco pazzo)

Rasputin (nato -forse- nel gennaio 1869 in Siberia e per sua volontà ci fu molta confusione sulla sua vera data di nascita) era il quinto di nove figli di una coppia di poverissimi contadini quasi analfabeti, solo lui e una sorella riuscirono a raggiungere la maggiore età. Il suo nome -a quanto tramandatoci- deriva da “rasputa” cioè: privo di morale. Aveva occhi chiari e ipnotici, uno sguardo fisso, agghiacciante e carismatico e una lunga barba grigia.
Si sposò a vent’anni ed ebbe molti figli, forse sette. Ancora giovane entrò a far parte di una setta eretica, setta critica nei confronti della corruzione della Chiesa ortodossa; alla base di questo movimento “religioso” (?) vi era la convinzione che per raggiungere la salvezza eterna fosse necessario conoscere il peccato e per questo motivo gli adepti praticavano orge -durante le riunioni- per poter iniziare poi un percorso terreno che li avrebbe condotti alla redenzione. Egli, dopo anni di risse, pestaggi, sbornie, vita disordinata e strane frequentazioni si dedicò alla vita ascetica e divenne… un mistico: padre Grigorij.
Nell’ottobre 1906 si trovava a San Pietroburgo e fu presentato allo zar (zar deriva dal russo “car”, dal gotico “kaisar” e dal latino ”Caesar ”: imperatore) Nicola II Romanov e alla zarina Alessandra (Alessandra era figlia del tedesco Granduca d’Assia e dell’inglese Alice del Regno Unito -figlia di una delle figlie della regina Vittoria). La coppia era molto religiosa, entrambi, da tempo, erano convinti che sarebbe giunto a loro un emissario di Dio. Conobbero Rasputin e ne furono quasi soggiogati e da quel momento iniziarono a considerarlo una figura divina alla quale affidare le loro decisioni, i loro problemi e le loro preghiere, egli divenne il “medium” dei Romanov.
Ben presto Rasputin/padre Grigorij si guadagnò la fiducia dei dignitari dello zar e di tutta la corte, millantando straordinari poteri taumaturgici ed ammaliando -ingannandoli- donne e uomini. Ben presto Nicola II lo scelse come consigliere privilegiato e a quel punto i vertici religiosi resero noto allo zar che Rasputin era stato condannato da diverse autorità ecclesiastiche. La Duma (parlamento), appoggiata anche dalla madre dello zar (Dagmar di Danimarca), invitò Nicola II ad allontanare quello strano personaggio dalla corte e così il monaco fu espulso dalla città nel febbraio del 1912.
Nel frattempo un Concistoro riabilitò Rasputin che miracolosamente guarì (?) dall’emofilia l’ultimo figlio dello zar (lo zarevic Alessandro). Alessandra attribuì quella guarigione/miracolo a colui che tutti ormai nomavano “il monaco pazzo”. Il monaco pazzo iniziò la sua scalata politica. La coppia imperiale si rivolgeva a Rasputin prima di prendere qualsiasi decisione sia privata che politica. Iniziarono allora vari tentavi per eliminare quel pericoloso personaggio: nel giugno del 1914, mentre usciva dalla sua casa fu pugnalato, in strada, da una ragazza col volto coperto da un fazzoletto nero e nonostante le gravissime, numerose e profonde ferite allo stomaco, riuscì a scappare, prendere un bastone e stordire l’assalitrice, coperto di sangue fu portato a casa e… guari’! Pochi mesi dopo fu coinvolto in un incidente frontale -auto contro carrozza- e si salvò. Nel frattempo era scoppiata la Prima guerra mondiale e Nicola II arrivò al punto di chiedere al monaco pazzo di nominare alcuni ministri…
Gli ambienti aristocratici russi ordirono una congiura dettagliatissima e decisero che Rasputin doveva essere eliminato -col cianuro- esattamente nel dicembre del 1916, durante una festa in prossimità del Natale. Il piano riuscì quasi alla perfezione, ma…nonostante il veleno ingerito -iniettato da un medico nei pasticcini al madera- il contadino siberiano non dava segni di mancamento, allora decisero di sparargli un colpo al cuore…ma, neanche stavolta, Rasputin morì, anzi, riuscì persino ad alzarsi e fuggire,… subito i congiurati (un duca, un deputato ed un medico) lo raggiunsero e lo colpirono ripetutamente alla testa con un bastone di legno e lo buttarono nella Nevka (canale a San Pietroburgo). Il cadavere fu ripescato due giorni dopo ormai congelato. La salma, per volontà della zarina, ottenne un funerale solenne a Carskoe Selo.
Finalmente “il monaco pazzo” era morto: i congiurati furono tutti identificati, ma nessuno subì una condanna anzi, essi, furono considerati eroi perché capaci di aver salvato la Russia
Poco dopo, lo zar Nicola e Alessandra, prima di riuscire a fuggire all’estero, furono trucidati, e il potere passò a Lenin e ai bolscevichi che dissotterrarono il cadavere di Rasputin e lo bruciarono ai bordi di una strada in presenza di una numerosa folla.

In alcuni punti, ove necessario, ho contestualizzato le vicende in modo da rendere il racconto dei fatti anche un pochino interessante anche a chi NON ama la storia. Ogni congiura è narrata separatamente dalle altre, quindi il lettore può scegliere quale leggere per prima, oppure leggerne solo alcune ed altre no perché le storie non sono legate tra loro; il libro non presenta un linguaggio difficile ed offre un’ampia scelta di personaggi e vicende di epoche storiche differenti, ma RASPUTIN rimane una delle figure più enigmatiche e inquietanti del XX secolo.
Caterina Avogadri


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