Cristiani perseguitati ospiti a Sant’Angelo
Arrivati dalla Giordania attraverso un “Corridoio Umanitario” della Chiesa Italiana,
l’obiettivo è integrarli nella nostra realtà e accompagnarli verso un futuro di autonomia
Da fine novembre due famiglie di profughi egiziani copti accolti dalla parrocchia
nei locali dell’oratorio femminile

di Lorenzo Rinaldi

Esattamente un anno fa, sul numero de “Il Ponte” di dicembre 2017, davamo notizia che la parrocchia dei Santi Antonio Abate e Francesca Cabrini aveva ultimato i lavori per realizzare tre alloggi destinati ad affrontare situazioni di emergenza e ricavati all’interno dell’oratorio femminile. Si tratta di un progetto, fortemente voluto dal parroco monsignor Ermanno Livraghi, che rappresenta un “segno caritativo” pensato in occasione dei cento anni dalla morte di Santa Francesca Cabrini.
A distanza di un anno, tra giovedì 29 e venerdì 30 novembre, sono arrivati a Sant’Angelo due nuclei familiari, collegati tra loro da legami di parentela, di origine egiziana, di religione cristiano copta, perseguitati nel loro paese. Saranno ospitati proprio negli alloggi dell’oratorio femminile per circa un anno, all’interno di un progetto della parrocchia, della Caritas di Sant’Angelo e della Caritas Diocesana: l’obiettivo è guidarli verso l’autonomia, integrandoli nella nostra realtà.
Le due famiglie sono approdate in Italia attraverso un “Corridoio Umanitario” dalla Giordania, accompagnate da don Alà Musharbash, parroco di Amman. Si tratta di padre, madre e tre figli; uno di questi a sua volta è sposato e ha due figli in età prescolare.
“Il progetto dei Corridoi Umanitari, organizzato dalla Chiesa italiana, prevede l’ingresso legale e sicuro per persone in condizione di grande vulnerabilità e già riconosciute dallo Stato italiano come rifugiati politici - spiega don Mario Bonfanti, vicario parrocchiale a Sant’Angelo e collaboratore pastorale della Caritas Diocesana -. Tale progetto di accoglienza si connota come esperienza comunitaria, chiamato a coinvolgere la comunità per attivare opportunità di integrazione sociale e perseguire gli obiettivi del percorso di autonomia abitativa e lavorativa delle persone accolte. Importante sarà il coordinamento e il lavoro in rete dell’équipe composta da parrocchia, Caritas parrocchiale, volontari e operatrice di riferimento della Caritas Diocesana”.
Le novità più rilevanti per la nostra realtà locale sono almeno due. In primo luogo, le due famiglie di migranti sono scappate dal loro paese in quanto perseguitate per ragioni religiose (si tratta, come abbiamo detto, di cristiani copti). In secondo luogo, sono arrivate in Italia e poi a Sant’Angelo attraverso uno dei “Corridoi Umanitari”, che rappresentano uno strumento particolare: in questi casi la lista dei possibili ospiti viene vagliata dal ministero dell’Interno, previa individuazione e segnalazione dei casi più bisognosi. E’ il ministero degli Esteri che, effettuati i controlli sulle segnalazioni, concede poi i visti di ingresso.
“Le famiglie arrivate a fine novembre si sono dimostrate subito molto aperte e felici di essere qua - aggiunge don Mario Bonfanti - hanno toccato con mano lo spirito di accoglienza e di vicinato. Venerdì 30 novembre abbiamo avuto con loro un primo incontro, poi il sabato abbiamo pranzato insieme per fraternizzare. Il primo impegno per queste due famiglie sarà imparare l’italiano, anche se già in Giordania si erano avvicinate alla nostra lingua”.
Il progetto di accoglienza durerà circa un anno e punta ad accompagnare le due famiglie copte verso l’autonomia, che passa ovviamente dal lavoro e dalla casa. “I componenti adulti dei due nuclei familiari hanno un buon grado di istruzione e in Egitto lavoravano - prosegue don Mario Bonfanti -: per questo la loro integrazione nella nostra realtà dovrebbe essere più facile. Gli ospiti verranno poi seguiti da due famiglie tutor, che li affiancheranno nella vita di tutti i giorni. Non sarà facile ma forse è venuto il momento di cambiare un poco il nostro punto di vista. Non sarà di certo solo un dare, ma anche e soprattutto un ricevere in quello scambio vicendevole che solo un abbraccio di casa riesce a trasmettere”.
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Anche la parrocchia di Maria Madre della Chiesa negli ultimi anni si è spesa sul fronte dell’accoglienza, ospitando in linea con le indicazioni del Papa due famiglie di migranti in arrivo dall’Africa. Un gesto concreto di solidarietà, che ha visto la parrocchia impegnarsi per dare alloggio e garantire integrazione ai nuovi venuti.
Mentre andiamo in stampa, infine, apprendiamo della situazione di difficoltà di alcuni richiedenti con bambini, ospiti di strutture private della nostra città: anche in questo caso, da quanto ci è stato indicato, a impegnarsi per cercare di superare l’emergenza ed evitare che mamme e bimbi finiscano in mezzo alla strada sono state le realtà parrocchiali.

IL PONTE - foglio dinformazione locale di SantAngelo Lodigiano

Il sacerdote arrivato dalla Giordania, parroco di Amman, Don Alà Musharbash

Don Ermanno Livraghi



Tutte le immagini dell’articolo sono tratte dal
Tg Regione del 2 dicembre 2018