Diario di bordo
Sant’Angelo Calcio

di Matteo Talpo


Nello scorso settembre ci eravamo lasciati presupponendo, o forse temendo, che ottobre sarebbe già potuto risultare decisivo per il futuro del Sant’Angelo in campionato. I fatti hanno seguito la china temuta, e oltre a essere costati il “posto” al direttore sportivo Mauro Garini e all’allenatore Flavio Chitti, due mai troppo amati sulle sponde barasine del Lambro, per usare un eufemismo, hanno sortito anche un mezzo terremoto societario.
Gli addii di Garini e di Chitti datano martedì 24 ottobre e seguono l’ennesima sconfitta in campionato, la quinta in sette giornate fino a quel momento. I due, che erano arrivati insieme in estate dal Real Academy, insieme se ne sono andati, dando spazio così a un valzer di nomi e di candidature durato una settimana e mezza per la loro sostituzione. Il gran ballo del “Chiesa” ha visto rientrare il volto notissimo di Enrico Barani, di nuovo direttore sportivo dopo una già lunga militanza barasina in un passato più vicino e in uno più lontano, e quello già visto ma un po’ meno familiare di Raffaele Solimeno, nuovo mister transitato da Sant’Angelo a cavallo degli anni Settanta e Ottanta nei panni dell’attaccante.
Il terremoto di cui si diceva era invece stato provocato dalle inattese dimissioni per motivi personali di Giuseppe Ferrari, avvenute giovedì 19 ottobre e ratificate dal consiglio direttivo l’indomani. La partenza del direttore generale, poi in parte rientrata, ha colto di sorpresa il resto della dirigenza. La quale, incalzata dall’insoddisfazione della piazza per una squadra giudicata mediocre, ha reagito diramando un comunicato “bomba” riassumibile in due semplici concetti: noi terminiamo la nostra avventura il 30 giugno 2018, e chi volesse subentrare per riportare il blasone barasino ai fasti che merita si faccia pure avanti. Per quel che riguarda invece il settore giovanile, fiore all’occhiello dati investimenti e risultati dopo anni di tabula rasa, l’impegno prosegue.
Nonostante questa rassicurazione, molte famiglie di giovani calciatori rossoneri si sono allarmate, ricevendo però grasse garanzie da parte della società, stizzita dal canto suo per l’eccessiva enfasi riservata alla crisi in atto. Non è stata la sola, perché anche l’amministrazione comunale si è sentita in dovere di intervenire. Il vice sindaco Tonino Lucini ha ribadito la vicinanza del comune alla società, confermando l’impegno futuro della stessa. Dopo il rinnovo della convenzione d’utilizzo del “Chiesa” e del campo numero 2 per ben tre anni nello scorso giugno, era il minimo che ci si potesse aspettare dall’amministrazione: vuoi per il giusto tifo di natura calcistica, vuoi per rassicurare i cittadini (nonché elettori) circa l’utilizzo dei loro denari.
Ferrari nel mentre bazzica sempre stadio e sede senza ruoli definiti, come ha dichiarato a distanza di tre settimane dalle dimissioni all’epoca definite irrevocabili: «Non mollo la barca in queste condizioni, anche se io in società non sono niente e nessuno». Senza la sua figura, definita dai compagni di viaggio «fondamentale», la dirigenza ha vacillato: ora sembra tornata una certa quiete, anche se i risultati del campo continuano a essere poco soddisfacenti. Nello stretto passaggio tra ottobre e novembre il Sant’Angelo si è visto accostare per il futuro i nomi della famiglia Gaeli, già in sella negli anni Novanta e pronosticata di ritorno anche dopo l’addio di Giuseppe Roveda quasi cinque anni fa, e addirittura di Aldo Taddeo, ex presidente del Varese passato di recente anche da Modena, società nella bufera e vicina al fallimento. I consiglieri barasini hanno smentito quest’ultima voce. Di avventure dolorose Sant’Angelo ne ha già vissute sulla propria pelle, e neanche troppo tempo fa. Nessuno dovrebbe sentirne la nostalgia.