Le ultime lettere del soldato Stefano Daccò
Nel dicembre 1942 si sono perse le tracce del giovane militare santangiolino
Al fronte nella Squadra Panettieri della Divisione Vicenza, è disperso in Russia

di Lorenzo Rinaldi

Nel corso della Seconda guerra mondiale, tra il 1941 e il 1943, sono stati quasi 80 mila i militari italiani morti o dispersi sul fronte russo, partiti prima con il Corpo di spedizione italiano in Russia (Csir) e poi inseriti all’interno della più conosciuta Armir, Armata italiana in Russia. Le truppe dell’Armir, schierate sul fiume Don, operarono in appoggio delle forze tedesche della Wehrmacht impegnate nell’Operazione Barbarossa, voluta da Hitler e divenuta nota, tra le altre ragioni, per l’assedio di Stalingrado, ritenuto uno dei più celebri esempi della resistenza sovietica contro il nazismo e raccontato in svariati film. In Italia la spedizione in Russia è tristemente ricordata per le numerose vittime, a cui si aggiungono circa 40 mila soldati feriti o congelati soprattutto durante la disordinata ritirata, a piedi e senza attrezzatura adeguata per sopportare le rigide temperature e la neve, nella vasta e gelida pianura russa. Eroici ad esempio gli alpini e tra questi un giovane don Carlo Gnocchi, nato a San Colombano al Lambro e oggi beato della chiesa cattolica.
Nel Nord Italia non c’è paese o città nel cui cimitero o in qualche famiglia non si ricordi un caduto di Russia. Anche Sant’Angelo ha pagato un tributo importante: l’elenco dei morti e dispersi riporta infatti 29 nomi, tra questi Stefano Daccò, classe 1922, disperso sul fronte orientale probabilmente il 20 dicembre 1942 (secondo i dati della Divisione Vicenza, a cui apparteneva), sicuramente non prima del 5 dicembre 1942, data dell’ultima lettera inviata al sacerdote santangiolino don Nicola De Martino, che negli anni del secondo conflitto mondiale divenne il destinatario di centinaia di lettere e cartoline di guerra spedite dai soldati dall’Italia e dagli altri fronti caldi, dal Nord Africa alla Russia.
La vicenda umana del militare Stefano Daccò (nato a Sant’Angelo il 24 aprile 1922) è ancora oggi poco conosciuta e gli elementi utili a delinearne il profilo sono purtroppo pochi. Figlio di Giacomo Battista Daccò (nato a Sant’Angelo il 26 settembre 1895 e morto il 28 settembre 1961) e di Marta Daccò (nata a Sant’Angelo il 13 febbraio 1896 e morta l’8 dicembre 1953), Stefano Daccò è il secondo di dieci tra fratelli e sorelle, tutti nati a Sant’Angelo: Giuseppina Teresa (classe 1920), Luigi (1923), Teresa (1925), Elisabetta (1929), Bassano (1931), Domenico (1932), Giuseppe Luca (1934), Vittorina (1936) e Carlo (l’unico nato a Lodi nel 1940). Di dieci, alcuni morti in tenera età, l’unica rimasta in vita è Vittorina, di 14 anni più giovane di Stefano, oggi residente alla “Costa”.

E proprio della “Costa” è originaria la famiglia Daccò. Giacomo e Marta sono nati e cresciuti in quello che fino al secondo dopoguerra è stato il quartiere più popolare di Sant’Angelo. “Abitavamo in un cortile con 15 altre famiglie - ricorda Vittorina mostrando i pochissimi documenti in suo possesso utili e ricostruire la storia del fratello Stefano -: il papà faceva l’ambulante e tra le altre cose ricordo che vendeva la corda, la mamma invece era casalinga”.
Sono due i fratelli che lasciano Sant’Angelo, per ragioni differenti. Luigi, nato nel 1923, risulta emigrato a Scerni (Chieti) nel gennaio 1969 (così riporta lo Stato di famiglia del Comune): “Ha fatto il militare a Vercelli, poi ha conosciuto per ragioni di lavoro la futura moglie e si è trasferito in provincia di Chieti”, dice la sorella Vittorina. Il secondo fratello che lascia Sant’Angelo è appunto Stefano, che parte per il servizio militare e non farà più ritorno. Ufficialmente è “disperso in guerra” (questa la fredda definizione riportata dallo Stato di famiglia) e con ogni probabilità ha perso la vita sul fronte russo.
“Non ricordo nulla della sua partenza - dice Vittorina - io ero molto piccola. Dai racconti di mia mamma so che non aveva ancora vent’anni. L’unico segno tangibile della sua presenza in Russia sono le cartoline inviate a don Nicola De Martino. Ricordo anche che un giorno avevamo avuto notizia della presenza in zona di alcuni reduci di Russia e così abbiamo preso da mio zio cavallo e calesse e siamo andati a parlare con uno di loro, che ci ha semplicemente detto di aver visto Stefano al fronte. Non abbiamo notizie sulla sua morte, ufficialmente risulta disperso in guerra e sarebbe stato sepolto in una fossa comune”.
Pochi, pochissimi, i frammenti di memoria utili a ricostruire il dramma umano del giovane soldato santangiolino. Ci sono però alcune lettere inviate dal fronte orientale che sono d’aiuto e che certificano che fino al dicembre 1942 Daccò si trovava in Russia ed era ancora vivo. Si tratta di lettere inviate a don Nicola De Martino, dalle quali emerge, come in molte altre conservate in Basilica, una profonda fede e grande devozione per Santa Francesca Cabrini.
La prima lettera è datata “Russia - 15 ottobre 1942”. La cartolina messa a disposizione dal regio esercito riporta la dicitura 256 Squadra Panettieri Weiss “Divisione Vicenza” e dunque sappiamo la divisione nella quale Daccò era arruolato: “Egregio don Nicola, dopo un lungo viaggio di nove giorni di treno sono arrivato in un piccolo paese della Russia dove si spera di stare qui fino alla primavera, poi andare più avanti per un nuovo compito. Qui abbiamo incominciato il lavoro con forni borghesi, però sebbene siamo lontani da casa, oltre il dovere di soldato non dimentichiamo che siamo cattolici e tutte le sere in un bel gruppetto recitiamo il S. Rosario e preghiamo la nostra madre Cabrini che ci faccia ritornare sani e vittoriosi”.
La seconda lettera è del 5 dicembre 1942: “Egregio don Nicola, fra giorni lasciamo questo paese per andare verso il fronte dove ci sono i nostri compagni combattenti i quali ci aspettano per farci le pagnotte. La si sentirà il rombo del cannone e qualche uccellaccio che verrà di notte a darci la sveglia. Però sempre in fede a Dio e la nostra Beata Cabrini siamo sempre pronti a sopportare tutte le fatiche e sempre recitiamo il S. Rosario tutte le sere. Saluti e auguri di buone feste e un buon capodanno ricordandovi sempre. Stefano Daccò e amici di Villanterio Maini F.”.
Nella 256 Squadra Panettieri Weiss della “Divisione Vicenza” ci sono numerosi altri giovani del Lodigiano o di territori limitrofi che risultano morti, dispersi o prigionieri: Giuseppe Canevari di Paullo (disperso), Arcangelo Contardi di Santo Stefano Lodigiano (disperso), Adolfo Giuseppe Dadda di Maleo (prigioniero), Francesco Lombardi di Borghetto Lodigiano (disperso), Francesco Maini di Villanterio (disperso, citato nella lettera di Stefano Daccò del 5 dicembre 1942), Antonio Raimondi di Senna Lodigiana (disperso), Giovanni Carlo Soffientini di Cavenago d’Adda (disperso).


IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano