La Tribuna - A proposito del “nostro” ospedale
“Il Ponte” offre ai gruppi consiliari uno spazio per il dibattito
“Una sintetica cronaca degli ultimi vent’anni con l’auspicio che si faccia un po’ di chiarezza”


Il Gruppo Consiliare “Voltiamo Pagina”, che siede in Consiglio Comunale dal 6 giugno 2016, è grato al periodico “Il Ponte” per la possibilità offerta a chi contribuisce all’amministrazione di Sant’Angelo (o come maggioranza o come minoranza), di proporre ai lettori le proprie posizioni, i propri convincimenti e le proprie proposte, in una prospettiva di contributo costruttivo utile a favorire il bene della città e dei suoi abitanti.
Per questa prima occasione di “contatto” con i lettori de “Il Ponte” ci sembra che un argomento importante sia quello dell’Ospedale Delmati, del cosiddetto “nostro” ospedale.
In più occasioni “Il Ponte”, nell’arco degli ultimi vent’anni, ha messo il Delmati al centro delle proprie attenzioni e lo ha fatto in modo molto apprezzabile e con spirito di servizio e di informazione alla popolazione.
Il Gruppo Consiliare “Voltiamo Pagina”, intende tornare su questo argomento per tentare di fare un po’ di chiarezza ed evitare dichiarazioni eclatanti, proclami, sfide verbali e propositi non di rado velleitari se non demagogici, che non hanno portato nulla di utile né alla causa dell’Ospedale Delmati né agli interessi leciti dei santangiolini.
Il nuovo Delmati è stato inaugurato il 2 giugno 1974. La prima pietra era stata posata il 31 maggio 1970. L’opera è stata realizzata nel breve arco di 4 anni e, fino al 1995 ha potuto veramente essere considerato l’Ospedale di Sant’Angelo Lodigiano, il “nostro” ospedale, per motivi che non occorre qui elencare.
Le cose sono incominciate cronologicamente a cambiare dopo la costituzione della Provincia di Lodi nel 1995, anche per ragioni tecnicamente, organizzativamente ed economicamente plausibili. A quell’epoca nella Provincia di Lodi erano presenti 4 presìdi ospedalieri, tutti con struttura equivalente e dispensatori di servizi sanitari sostanzialmente identici: Lodi, Sant’Angelo Lodigiano, Casalpusterlengo e Codogno. Era già da tempo in atto la riforma sanitaria e sarebbe stato opportuno e tempestivo che, in quel momento, coloro che amministravano la Provincia ed i Comuni che erano sedi di ospedali conducessero una approfondita riflessione e configurassero una riorganizzazione provinciale condivisa dell’offerta sanitaria e della riqualificazione funzionale delle singole strutture sanitarie. Ebbero la meglio, invece, sterili campanilismi e scarso spirito di collaborazione, lasciando in tal modo campo libero alle decisioni regionali.
Se mai una qualche azione sia stata intrapresa non fu per nulla incisiva, tanto che nell’anno 2000, quando all’ospedale di Sant’Angelo venne tolto il ruolo di presidio sanitario per acuti e furono eliminati i reparti di chirurgia e di ostetricia, ai nostri amministratori non restò altro che stracciarsi le vesti, declamando ingiustizie e danni perpetrati nei confronti dei santangiolini, ma senza ottenere alcun risultato concreto. Né si può sostenere che il trasferimento a Lodi di questi reparti fosse una scelta irragionevole. A Sant’Angelo il reparto di ostetricia poteva ben ritenersi un reparto di eccellenza, retto e condotto da validissimi professionisti, ma mancavano un reparto di neonatologia e di pediatria che, nel nuovo quadro di riforma sanitaria, sono reparti integranti e funzionalmente imprescindibili. Lo stesso si può dire del reparto di Chirurgia, dove si portava avanti un’attività chirurgica di elevata qualità (laparoscopia, day surgery, ecc.), ma pensare di continuare ad avere nella nostra “piccola” provincia quattro reparti fotocopia di chirurgia e altrettanti blocchi operatori e relativi servizi di anestesiologia sarebbe stato irragionevole e non in linea con le nuove modalità di cura ed i nuovi indirizzi sanitario-amministrativi. Da qui i trasferimenti al nosocomio di Lodi.
Da allora fu un susseguirsi di cancellazioni di servizi sanitari e di rimpiazzi con altre specialità, ma sempre senza un disegno preciso, senza una strategia nota e condivisa, con la totale assenza di una chiara visione del rapporto tra esigenze del territorio e strutture sanitarie. L’impressione è che invece si sia proceduto in modo non ponderato, con un progressivo depotenziamento del possibile ruolo strategico dell’ospedale di Sant’Angelo e senza nessuna valutazione dell’impatto socio-economico che sarebbe seguito alle scelte che si andavano operando e ciò anche nei riguardi dei livelli occupazionali locali.
Così è seguita la soppressione del pronto soccorso e poi (recentemente) del punto di primo intervento ed il reparto di medicina è stato prevalentemente convertito in reparto per lungodegenti e per malati cronici.
A partire dal 2000 l’ex reparto di ostetricia e ginecologia fu trasformato, con investimenti consistenti, in reparto per Malattie Infettive, in attesa che venisse ultimato il nuovo reparto, inaugurato nel 2006, la cui realizzazione venne decisa per “non rischiare di perdere” il finanziamento stanziato in epoca di allarme per l’AIDS. Il nuovo reparto - costruito secondo criteri di avanguardia - da allora ad oggi ha sicuramente ben operato e continua a farlo, ma attualmente si trova a gestire pazienti acuti in una struttura che da tempo non ha più le corrispondenti caratteristiche ed un suo ipotetico trasferimento a Lodi non può essere considerato irrazionale.
Nel 2007-2008 si decise di localizzare nel Delmati la Day-Surgery Aziendale, con la realizzazione di nuove sale chirurgiche che sono costate svariati milioni di euro ai contribuenti e con l’erogazione di prestazioni di chirurgia plastica, chirurgia vascolare e ortopedia, ecc.; ma anche questo è stato poi chiuso lo scorso anno, con la sorprendente motivazione che “non era sicuro” espressa dalla stessa dirigenza che ne aveva deciso l’apertura pochi anni prima, senza avere a disposizione dati oggettivi (nel frattempo emersi) che supportassero tale scelta.
Ha resistito e resiste tutt’ora il reparto di medicina, che oggi opera come geriatria e cure sub acute, affiancata dai reparti per la riabilitazione specialistica, respiratoria e geriatrica.
Le richieste all’amministrazione sanitaria da parte delle amministrazioni comunali che si sono succedute in tutto questo arco di tempo non hanno ottenuto riscontri concreti che fossero in grado di bilanciare con altri vantaggi gli svantaggi di continui trasferimenti e soppressioni, mentre si è assistito ad un susseguirsi di interventi che hanno richiesto notevolissime spese di denaro pubblico, ma che nel giro di pochi anni sono stati, di fatto, vanificati.
Dallo scorso anno l’ospedale di Sant’Angelo (evidentemente ormai non più “nostro”) è diventato, insieme a pochi altri presidi ospedalieri lombardi, un POT – Presidio Operativo Territoriale, per fornire continuità di cure ai pazienti, con potenziamento di ambulatori e laboratori per diverse patologie. Per quanto tempo resterà tale?
L’impressione, infatti, è che ci si stia muovendo per l’ennesima volta a caso, senza un disegno preordinato e lungimirante, operando scelte estemporanee che, lo ripetiamo, non tengono in nessun conto una rispondenza tra servizi e territorio e, men che meno, le problematiche occupazionali che tali continue e stravolgenti trasformazioni generano.
Ma tant’è.
A dimostrare ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, quanto siano approssimative le modalità con cui i nostri politici sanno gestire un problema così complesso e delicato, ci hanno pensato l’assessore regionale al welfare Giulio Gallera e l’ex presidente della Provincia di Lodi e attuale consigliere regionale Pietro Foroni. Durante la visita all’Ospedale Delmati, avvenuta il 7 novembre 2016, l’assessore Gallera, accompagnato dal consigliere regionale di Forza Italia Claudio Pedrazzini e dal direttore generale alla sanità Giovanni Daverio, dichiarava di aver accolto favorevolmente la proposta del primario di malattie infettive dott. Marco Tinelli, che aveva chiesto il trasferimento all’ospedale di Lodi del reparto infettivi, attualmente insediato a Sant’Angelo.
Pochi giorni dopo, su “Il Cittadino” dell’11 novembre 2016 il consigliere lumbard Pietro Foroni tuona contro lo spostamento del reparto infettivi dal Delmati a Lodi, dichiarando che la decisione annunciata dall’assessore durante la visita è stata presa senza un ragionamento a livello territoriale. Come se i mancati ragionamenti preventivi fossero una novità.
A completare il quadro a dir poco vago ed autoreferenziale arriva il 30.12.2016 il proclama dell’attuale direttore Generale dell’ASST dott. Giuseppe Rossi che, dopo aver ampiamente celebrato i profili delle singole personalità sanitarie presenti nell’ospedale di Lodi, liquida la problematica dell’abolizione a Sant’Angelo anche del punto di primo intervento con una battuta di paragone, per altro infelice, con l’ospedale di Angera. Anche qui senza nessuna visione di carattere territoriale e di sistema.
Le tre dichiarazioni di esponenti dei partiti (Forza Italia e Lega Nord) che governano la Regione Lombardia e del direttore generale non brillano certo per coerenza.
E il nostro Sindaco? Su “Il Cittadino” dell’8 novembre 2016 dichiarava: “Gallera, Daverio e Rossi hanno assicurato che l’ospedale di Sant’Angelo non sarà una cattedrale nel deserto. La radiologia sarà ampliata e forse anche gli orari del punto prelievi. La sanità sta cambiando, non possiamo pretendere di avere tutto in ogni ospedale. La riabilitazione di Sant’Angelo è un gioiellino che gli altri ci invidiano. E noi siamo soddisfatti”.
Poi più nulla.
Tutto qui quello che il Sindaco e la maggioranza che amministra Sant’Angelo sono in grado di dire e di fare per una questione così importante?

Sant’Angelo Lodigiano,
5 gennaio 2017

Gruppo Consiliare
“Voltiamo Pagina”
Comune di
Sant’Angelo Lodigiano (LO)

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano