Il soldato Pietro Brambilla, fra le vittime di un tragico affondamento nel Mediterraneo

La distruzione nel dicembre 1942, da parte degli aerei inglesi, del convoglio di navi che portava le truppe che dovevano ostacolare l’avanzata anglo-americana in Africa

di Marco Danelli


“Il Ponte” dopo la pubblicazione della biografia e delle vicissitudini che hanno portato alla morte, nel corso del secondo conflitto mondiale, i militari santangiolini Pietro Quaini e Pietro Pasetti, ricorda in questa edizione di novembre, mese in cui il giorno 4 si fa memoria dei morti di tutte le guerre, il sacrificio di Pietro Brambilla anch’egli perito in circostanze simili, affondato nelle acque prospicienti la Tunisia su una nave assieme ai suoi compagni e ad altre navi con altri militari, da forze aeree inglesi.
Desideriamo ringraziare Marco Danelli per questi pezzi sconosciuti di storia che rendono omaggio a nostri concittadini andati incontro alla morte inermi e non rendendosi conto del pericolo incombente.
Come abbiamo scritto altre volte su questo foglio, un elenco di militari santangiolini deceduti e dispersi è stato compilato da don Nicola De Martino, elenco che si trova nel nostro Archivio parrocchiale. Ne pubblichiamo la parte in cui appaiono i nomi dei dispersi in mare e, come è possibile notare, è presente anche il nome di Costante Mariani che in quegli anni era residente a Sant’Angelo Lodigiano come sfollato.

A.S.



Non sono moltissime le informazioni sul suo conto, secondo una ricerca svolta il giovane Pietro Brambilla nasce il 25 luglio 1920 a Sant’Angelo Lodigiano, vive e cresce con tre fratelli: Giuseppe (classe 1912), Angela (classe 1915) e Francesco, classe 1926. Abita con la famiglia in via Massaglia Bassa al civico 3, il padre Angelo è di professione mediatore di bestiame e la madre, Giuseppina Sali, casalinga.
Trascorre la gioventù con i ragazzi del quartiere San Rocco e frequenta la scuola in via Statuto, fino alla seconda elementare. È iscritto, come tutti maschi al tempo, alla G.I.L. (Gioventù italiana del littorio) che coltivava ogni attitudine militare e svolge il lavoro di conduttore di quadrupedi nelle stalle del commerciante Ettore Bertolotti, in via Riccardo Morzenti. Viene chiamato alla visita militare nel distretto di Lodi con il numero di matricola 5725 e dopo il servizio militare viene congedato nel maggio 1939. È richiamato alle armi il 15 marzo 1940 e inquadrato nel 29esimo Reggimento Fanteria.
Con l’entrata in guerra dell’Italia partecipa alla Battaglia delle Alpi Occidentali combattuta contro l’esercito francese tra l’11 e il 24 giugno 1940, durante la quale raggiunge la cima del monte Argentier e il lago des Battaillères.
Il 28 gennaio 1941 è trasferito nel 91esimo Reggimento Fanteria Superga Asti, nel Primo battaglione, qui il 6 marzo 1941 viene ammesso a frequentare il corso per guastatori alla scuola Guastatori del Genio di Civitavecchia, sul litorale romano, in località Campo dell’Oro. Qui impara a confezionare, a posare e a rimuovere le mine nei campi minati e a usare il lanciafiamme. Il 6 aprile 1941 diviene guastatore e aiuto lanciafiamme. È inviato sul fronte jugoslavo il 17 aprile 1941 per reprimere il movimento di liberazione jugoslavo, e durante la permanenza affronta duri combattimenti.
Sul finire del 1942 si verifica un’inversione di tendenza per le sorti della guerra in Africa: l’Italia e la Germania reagiscono immediatamente e dai porti dell’Italia meridionale partono verso la Tunisia reggimenti per ostacolare l’avanzata anglo-americana.
Alle ore 10 del primo dicembre 1942, dal porto di Palermo, parte un convoglio di navi denominato “H”, composto dal piroscafo Aventino, dal traghetto Aspromonte, dalla motonave Puccini e da una nave tedesca denominata KT 1, assieme con la scorta dei cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (caposcorta), Folgore e Camicia Nera e delle cacciatorpediniere Procione e Clio.
Pietro Brambilla s’imbarca sull’Aventino con il Primo battaglione, Prima compagnia Guastatori diretto verso il porto tunisino di Biserta. Il piroscafo è carico di truppe (circa 1100 soldati) e fa parte della divisione “Superga”. Nella notte del 2 dicembre 1942 è in mare aperto, diretto in Africa Settentrionale. I movimenti del convoglio italiano sono intercettati dagli aerei inglesi e trasmessi alla marina britannica, denominata forza “Q”.
Alle 00:37 pm le navi inglesi avvistano il convoglio italiano e la sua scorta al largo del banco di Skerki (nelle acque della Tunisia) e aprono il fuoco affondando il mercantile tedesco e i piroscafi Puccini, Aspromonte ed Aventino. Lo scontro avviene all’1, dura un’ora e tutti i mercantili e il Folgore vengono affondati. All’1.30 in posizione 37° 40’ N e 11° 15’ E, cinque miglia ad ovest del banco di Skerki, l’Aventino viene lacerato da un’infinità di proiettili che decimano il suo carico umano; la nave affonda in cinque minuti, dopo aver ricevuto il colpo di grazia da un siluro lanciato dall’Argonaut.
Il corpo del santangiolino Pietro Brambilla non è stato mai ritrovato e non è chiaro come avvenne la sua morte, forse fu colpito a morte dall’esplosione, forse ferito ed impossibilitato a saltare in mare, forse inghiottito dai gorghi della nave in affondamento.
Di lui non ci resta nulla, solo una fotografia. Il suo corpo riposa in fondo al mare insieme ai suoi commilitoni, i cui corpi non sono mai stati recuperati, senza una croce e con il rischio di essere dimenticato. Pietro Brambilla partì per andare incontro al suo destino.
A seguito del verbale di irreperibilità del 13 aprile 1943, dal deposito del 91esimo Reggimento fanteria, la Commissione del Ministero della Difesa-Esercito in data 15 dicembre 1959 trasmette al Comune di Sant’Angelo Lodigiano il verbale di scomparsa e dichiarazione di morte del soldato Pietro Brambilla.

Fonti:
- Archivio di Stato di Milano, fogli matricolari.
- Intervista alla famiglia Brambilla.

 


IL PONTE - foglio dinformazione locale di SantAngelo Lodigiano

Pietro Brambilla in una foto sbiadita dal tempo, unico ricordo rimasto per i famigliari.
Una foto d’archivio di militari che salutano sorridenti dalla tolda del piroscafo “Aventino”, ignari del tragico destino che li attenderà.

il piroscafo “Aventino” (costruito nel 1907, della Società Anonima di Navigazione Tirrenia e requisito dalla Regia Marina). Così doveva probabilmente apparire la nave anche al tempo del suo ultimo viaggio.