A rischio la storica Genetica

di Rossella Mungiello


Il rischio, secondo le voci degli esperti, è di disperdere un patrimonio di conoscenze. Che ha sede in città dagli anni Trenta del Novecento. Da quando cioè il conte Gian Giacomo Morando Bolognini con una donazione assicurò la fondazione, nel 1932, dell’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura diretto dallo scienziato Nazareno Strampelli, genetista e agronomo pioniere del miglioramento genetico in Italia.
Da allora la Genetica di Sant’Angelo, parte del Cra, oggi denominato Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria - ha lavorato per il miglioramento genetico e il rinnovo varietale, dando vita a nuove colture, a seconda delle esigenze e dell’adattamento a diversi ambienti di coltivazione, della sostenibilità economica e ambientale. Dal 1980 nella nuova sede di via Forlani, allestita con le tutte infrastrutture necessarie all’attività di ricerca, dai laboratori di tecnologia, biochimica e biotecnologia, fino alle serre, alle celle climatiche, ai capannoni per il ricovero mezzi e per la sperimentazione sul campo, la Genetica - così è conosciuta ai più in città - ha collezionato un patrimonio pressochè unico in Italia. Con almeno 5 mila varietà, di cui 2 mila italiane, analizzate attraverso la banca del germoplasma e lo scandaglio di 23 mila marcatori molecolari, che permettono di correlare i geni che compongono il Dna vegetale a specifici cambiamenti o malattie. Un patrimonio che oggi rischia di disperdersi nelle pieghe di riforme che per Sant’Angelo significherà la chiusura della Genetica e l’addio, per sempre, a un pezzo di storia della città oltre che alla rinuncia ad un prestigioso presidio nazionale e internazionale per la ricerca vegetale.
La riorganizzazione del Crea - affidata al commissario Salvatore Parlato - si è posta come obiettivo quello di ottimizzare la ricerca, con la riduzione delle sedi e la concentrazione per segmenti di attività. E nella nuova mappa della città per la Genetica di Sant’Angelo non c’è più posto. A regime, per il Lodigiano intero, la riforma significherà la riduzione da quattro sedi a una, con la sopravvivenza della sola sede del Crea di via Polenghi a Lodi - che diventerà una delle quattro sedi italiane del centro di Zootecnia e Acquacoltura, in cui confluiranno anche i quattro ricercatori dell’unità santangiolina - , mentre l’unità di ricerca per l’Orticoltura di Montanaso, entro i prossimi tre anni, finirà a Fiorenzuola d’Arda nel centro di Genomica e Bioinformatica.
Anche per i ricercatori dell’ex Praticoltura di viale Piacenza a Lodi, che si occupano di miglioramento sulle colture proteiche e foraggere, il futuro è nel nuovo contenitore unico di via Polenghi a Lodi, ma dagli stessi specialisti della ricerca, nelle scorse settimane, si è alzato un grido d’allarme. Perché al di là delle riorganizzazioni e delle dismissioni delle sedi, nella riforma che risponde alle direttive della legge 190 del dicembre 2014, non ci sarebbero spazi per portare avanti gli studi sul miglioramento vegetale portati avanti con successo alla Genetica di Sant’Angelo e all’ex Praticoltura di Lodi.
I traslochi erano attesi a gennaio 2016, ma al momento non sono arrivate direttive precise per una data di dismissione definitiva delle sedi non contemplate nella riforma, Genetica compresa.
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