Un successo veramente inaspettato e per il quale ringraziamo di cuore i nostri affezionati lettori. Il concorso “Viva el dialète” partito lo scorso novembre è arrivato alla terza puntata. Pubblichiamo le risposte e i racconti arrivati per la seconda puntata. Si tratta di risultati inattesi: sono 50 i lettori che si sono cimentati nella traduzione dei vocaboli santangiolini e una decina quelli che si sono spinti oltre scrivendo dei racconti in dialetto. La sfida continua con altre 20 parole. 
            
       
      Ma quanti Santangiolini innamorati del loro dialetto! 
       
        E poi ancora tanti racconti contenenti alcune delle parole proposte. Racconti curiosi, spiritosi e brillanti: piccoli cammei di vita vera, di vita vissuta qui a Sant’Angelo, nei tempi andati, che tornano a rivivere nei ricordi e nei curiosi “quadretti” dipinti con il pennello del nostro dialetto. 
         
      Ecco adesso la traduzione della seconda serie di 20 parole e la pubblicazione dei nomi dei 50 (cinquanta!) partecipanti alla prima parte della sfida lanciata dal PONTE. Come sempre oltre al significato principale, viene indicato anche l’eventuale significato figurato (fig.) o secondario, ricordando che, nel parlare corrente, la stessa parola può assumere sfumature diverse.  
       
        
      Hanno risposto (in ordine alfabetico) 
      ALTROCCHI Alessia - 
        15 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 16 
        ARRIGONI Pierpaolo e PIZZOCCHERI Rosanna 
        con altri 
        16 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 17 
        AVOGADRI Caterina - 
        14 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 14,5 
        AVOGADRI Erminio - 
        19 risposte esatte - punti 19 
        BAGNASCHI Rino - 
        14 risposte esatte e 4 di secondo significato - punti 16 
        BELLANI Gianni - 
        18 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 19 
        BELLIA Maria Grazia - 
        12 risposte esatte e 5 di secondo significato - punti 14,5 
        BELLIA Rino con RIZZI Margherita - 
        16 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 17,5 
        BIANCARDI Luigi - 
        15 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 16,5 
        BIANCHI Matteo con LUCINI Maria Vittoria - 
        15 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 16 
        BRACCHI Mario - 
        16 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 16,5 
        BUSSOLI Maria - 
        12 risposte esatte e 4 di secondo significato - punti 16 
        CAPPELLINI Enrico - 
        12 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 13 
        CENTRO DIURNO INTEGRATO:  
        gli ospiti dai 71 ai 94 anni - 
        15 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 16,5 
        CERRI Francesco - 
        14 risposte esatte e 4 di secondo significato - punti 16 
        DACCO’ Alessandro e ASCHENI Antonella, 
        con l’aiuto del papà ASCHENI Mario 
        14 risposte esatte e 5 di secondo significato - punti 16,5 
        DACCO’ Sereno e DACCO’ Gabriella - 
        12 risposte esatte e 6 di secondo significato - punti 15 
        DAMIANI Paola - 
        11 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 12 
        DE VECCHI Sabrina e Raffaele - 
        11 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 12 
        DE VECCHI Serafino con il nonno CREMASCOLI 
        Antonio, lo zio CREMASCOLI Gino e GROSSI Marco - 
        16 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 17,5 
        FERRARI Angela Domenica - 
        15 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 16,5 
        FERRARI Lucrezia - 
        13 risposte esatte e 5 di secondo significato - punti 15,5 
        FURIOSI Francesco con FURIOSI Rosa - 
        17 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 18 
        GATTI Roberta, SALI Filippo e le nonne 
        MIGLIAVACCA Luigia e PASSONI Maria 
        15 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 16,5 
        LAVASELLI TOSCANI Pinuccia - 
        16 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 17 
        LEORDEAN Alessandra - 
        8 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 8,5 
        LODIGIANI Antonio - 
        14 risposte esatte - punti 14 
        MALUSARDI Mino - 
        15 risposte esatte e 4 di secondo significato - punti 17 
        MASSARI Alice - 
        15 risposte esatte e 4 di secondo significato - punti 17 
        MERLI Abele e Famiglia - 
        12 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 13,5 
        MIGLIAVACCA Giuseppe - 
        14 risposte esatte e 4 di secondo significato - punti 16 
        NEGRI PIACENTINI Piera - 
        16 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 17 
        NERVETTI Ines - 
        16 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 16,5 
        OPPIZZI Rosella - 
        15 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 16 
        PERNIGONI FERRARI Patrizia - 
        13 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 14,5 
        POZZOLI Antonia - 
        16 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 17 
        RECCAGNI Ernestina e PEZZA Giancarlo - 
        16 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 16,5 
        RICCIOLINI Vittorio, RICCIOLINI Sonia, 
        BARBE’ Barbara e CERIOLI Rosi 
        11 risposte esatte e 4 di secondo significato - punti 13 
        RUSCONI Carla con i nipoti Silvia e Michele - 
         
        15 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 15,5 
        SALETTA Gaetano - 
        12 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 13,5 
        SARI Enrico e SARI Caterina - 
17 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 18,5 
SCARPINI Antonia - 
14 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 15,5 
STELLA Anna con la mamma CONFALONIERI Carolina 
12 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 13,5 
TONALI Carlo e ROZZA Daniela - 
12 risposte esatte e 4 di secondo significato - punti 14 
TONALI Marta - 
16 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 17 
TOSCANI Fulvio - 
17 risposte esatte - punti 17 
VARESI Mariangela - 
10 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 10,5 
VIGORELLI Albina con il nipote Christian - 
12 risposte esatte e 6 di secondo significato - punti 15 
VITALONI Carlo - 
18 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 19 
VITALONI Sergio e VITALONI Vittorina - 
14 risposte esatte e 6 di secondo significato - punti 175       
      Anche per la seconda parte della sfida, consistente nello scrivere un breve testo (racconto, 
  poesia, descrizione, ecc.) totalmente in dialetto, nel quale compaiano alcune 
  (almeno 5) delle 20 parole proposte, è stata confermata una consistente partecipazione: 
  sono arrivati 10 racconti scritti da Tonali Marta, Sali Filippo, Sari Enrico con la figlia 
  Caterina, Reccagni Ernestina con Pezza Gianni e Lavaselli Toscani Pinuccia, Vitaloni Rosangela, 
  Bracchi Mario, Pievo Marilena, Vitaloni Carlo e Bagnaschi Rino, che volentieri 
  pubblichiamo. 
  Alcuni lettori ci hanno segnalato anche vocaboli dialettali: quelli non ancora catalogati 
  saranno inseriti nel già ben nutrito (oltre 1.200 termini) vocabolario santangiolino. A 
  loro va il nostro particolare ringraziamento per l’ulteriore dimostrazione di interesse e di 
  amore per la nostra parlata. 
  Una richiesta, da parte nostra, ai lettori: se c’è qualcuno che conosce o è in grado di 
  recuperare la ricetta della mustàrda nègra cui nastulén ce la invii e la pubblicheremo su 
  uno dei prossimi numeri del PONTE. 
      
        
            
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          Per una corretta lettura dei vocaboli riportiamo le consuete indicazioni fonetiche: 
- š di casa, assorbe la z di zeta 
- s di sasso, assorbe la z di azione 
- ü di mür (muro) 
- ö di öve (uovo) 
- s/c le lettere “s” e “c” dolce vanno lette separate e non accoppiate come nella parola “sci” ma come nella parola  
“s/cèna”, che significa schiena.  
               
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          I lettori che partecipano al gioco, possono inviare l’elenco dei vocaboli, con la relativa traduzione, e gli eventuali testi al seguente indirizzoe-mail: info@ilpontenotizie.it 
            oppure consegnarli su scritto cartaceo in busta chiusa  
            presso la Libreria Centrale - Via Umberto I°, 50 - S. Angelo L. 
          Saranno presi in considerazione solo le risposte e gli scritti per i quali sono indicati nome, cognome, età ed indirizzo degli autori (ed anche di eventuali aiutanti e collaboratori: nonni, zii, conoscenti, ecc.). 
          Inviare le risposte e i racconti entro il 25 gennaio 2013            | 
         
             
      
  
        La prima volta a Milàn 
        L’èra una matina de genàr, un dì d’laù, Ginu e Pepén i s’an truàdi in piàsa. Fèva un frège da can, i g’èvun la gùta al nàs e fina i vèdri d’le cà i èrun tüti ramàdi.  
        Lur i fèvun giurnada in campagna, a strepà le ràve, ma ch’el dì lì g’èra tropu šelàde per laurà.  
“Perché ‘ndème nò a Milàn a fà un gir invece de stà sèmper chi a Santangèl? ” - el dis Ginu.  
“Te g’hè rešòn, me piašarés pròpi, viste che sème mai stai. Ma cume fème?” - el dis Pepén. 
La vöia da vede Milàn l’èra tanta, ma le palànche i èrun poche. I tàstun in sacòcia e gh’è apèna asè da ‘ndà e gnì ‘ndré. Alura i decidun da ‘ndà. 
Rüvàdi a Milàn, i se guardun intùrne. “Adès inde ‘ndème? ” el dis Ginu. I èrun adré a pensà se fà, quande i àn viste rüvà una gròsa machina, bèla, tüta lüstra, guidada da un òme che se dèva una bòta tremènda: el sèva pü cume fà per fàs vède, cun dü barbisòn e dü sintiliòn che i ‘ndèvun fina in buca. El pariva un pigutòn! 
Gino alsa la man, el vusa: “Sciaför! Sciaför!” 
Quèste el se fèrma arènta e’l dis: “Ghi bisogna?”  
“Sì sciur, ghème da ‘ndà al distrète, te pödi nò cumpagnàne, sème no de Milàn, cunusème nò la strada” el ghe dis Ginu. 
“Guardè brava gènte, me sòn no sciaför, ma se me paghì la vitüra, ve porti vulentéra.”  
“Sicuramente sciur, fra galantòmeni se capìme sübete” rispunde Ginu. E i èn ‘ndai in machina. L’autista l’èra un baüscia milanès, el se stimèva tüte cun la so machina növa; pö la vursüde savè da ‘nduè chi gnèvun, e Ginu, che l’è no butunàde dedré l’à dì: “Da Lòde sciur!” 
“So n’d’l’è Lòde, l’è arènta a Santangèl.” E l’à cuminciàde a cüntà de quande un santangiulén el gh’à refilade un pache e la ghe brüsèva amò! 
Ginu l’èra setàde dedré da lü in machina; el sèva no se ride o daghe una gugàda sèca sü l’urègia šelàda e faghe vede le lüsiröle anca a genàr.  
“Se n’dì a fà al distrète?” el g’à dumandàde. “’Ndème da noste šiu, l’è un culunèl, el laùra al distrète, pö, quande el finis da laurà, ‘ndème tuti a cà sua” rispunde Pepèn. 
“Ah si!… gh’ì un šiu culunèl… nè … ma sentì un po’… el me fiöl l’è a suldà, el vurarés fà la cariera militare, l’è no che se pöde parlaghe insèma per sentì se ’l pöde fà un chi cos?” 
“Guarda, g’he nò prublema, se ’l pöde fa un piasè la fà vulentéra. Sente perché te vègni no cun nöme e te ghe parli: i nosti amiši i èn anca i sò amiši, stà tranquil che se ’l pöde el te vüta...” el s’à fai bèl de buca Ginu, che l’à capide che ’l pùdèva fàl burlà via! 
El g’ha dì da faghe fà un gir per Milàn per vèdel bèn. I àn girade püsè de un’ura, i àn viste l’Arèna, el Sempiòn, San Vitùr …da föra, el Dòme sia ‘ndrèn che föra. Pö, vèrse mešdì, Pepèn el sentìva un po’ de fame. “Fiöi, ve porti me da un me amis ch’el gh’à l’usteria chi višén!” l’à dì el milanès. I s’àn fai purtà ogni ben de Diu, da l’antipaste al café, una butìglia de ven, che prò l’era grame, tùlber me so nò che roba, ma l’àn bevüde istés. Ginu l’à fai finta da pagà, ma intervegnüde el milanès: “Sin me ospiti, ghe pènsi mi.” Pö el fà: “Bene signori, el gir l’ème fai, ème viste tüte, adès pudème ‘ndà al distrète!”  
“Bràu òme, sème stài pròpi cuntènti … pecà che i se trövun no tüti i dì le persune cume tì. Adès pudème ‘ndà al distrète… ma spéta” el dis Ginu, “Te ne fè nò vède la stasiòn: tutti i dišun che l’è insì bèla? Dopù ‘ndème, l’è prèste e gh’ème amò un pò de tèmpe.”  
“Va bèn ‘ndème ala stasiòn!” 
Rüvadi a la stasiòn, el se ferma denànse e Ginu e Pepèn i van drèn. 
“Spétene chi, fème prèste, me racumandi, perché se nò sème no cume ‘nda dal šiu. 
“Preocüpève nò, ve speti chi” - i à rasicüràdi l’autista. 
Ginu e Pepèn, una vòlta indrèn, i se guardun un pò inturne, meravigliadi e incuriušidi. Pö i sèntun da l’altoparlante che fra cin menüti parte el treno per Lòde. I s’àn guardadi in facia e i èn cursi a tö’ dü biglièti. I èn ‘ndai sul treno e mešùra dòpu i èrun alla stasiòn de Lòde; pö i àn ciapàde la curiéra per Sant’Angel. 
L’èra urmai dubàs quande i èn rüvadi a Sant’Angel e in piasa i àn truàde Pedrèn e Cècu ch’i gh’àn dumandàde da che parte i rüvèvun. Insì i gh’àn cüntàde cume, in poche ure, i àn viste Milàn, i àn mangiade a maca e gh’l’àn fai in candìla al milanès. 
        Vitaloni Carlo, anni 59 
        
       
       
      
       
               
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              I vostri racconti arrivati in redazione  
                 
El buculén 
              Me regòrdi che quande gh’èvi ses o sète ani, la me mama, quande l’à finìde da laurà cul sò brau crusé, che la dröva amò adès per fa le presine e tüti i so cèntri, la m’à purtàde in piàsa a fàme mète i buculén. L’èra un dubàs, d’invèrne, se üšèva mèteghe ale fiulìne chi bei cerchièti dòri ch’i te regalèvun i parènti quande te nasèvi, insèma ai anelén, ale culanìne e ale medaìne cui angelén. 
              So nò de precìs ‘nde sème ‘ndài, ma me gh’èvi un po’ pagǘra da fame sbüsà le urège da chel siùr lì tüte vestide bèn e da la sò dòna cun una gran facia da pelàgia. Insùma, gira da chi e vòlta da là, ala fen i èn reüsìdi a inturtame e a fame i büsi. G’ò in mènte che al princìpi ghe vedèvi fina tulbèr dal màl e me brüšèva da murì.  
              Pasàde un chi dì, me s’à raside fina tüta un’urègia perchè sütèvi a tupicàla e me mama la me vusèva adré: “Süta no dunca a tucate i buculèn! Te vèdi no che te se fè sanguanà!”. 
              Ades gnüde de mòda slargas i büsi e mète di buculèn pusè gròsi. Gh’è certà gènte che la esàgera sèmper, e ghi àn talmènte gròsi da parì dü sintiliòn. 
                Dedicato al Nini 
                Marta Tonali, 31 anni 
                 
                La storia de me papà 
                Incö ve cünti la storia de me papà, che da giùn, cun so fradél, el fèva el mercà. Tüte le fèste e anca i dì d’laù i metèvun šu. Sì, i metèvun šu el banche denànse al segrà de la cesa e i spetèvun le pelàgie che i gnìvun a fa la spèsa. Ve parli de ani indré, ani che se te gh’èvi i sintiliòn un po’ gròsi se sarèva un öge, ma se te ašardèvi un buculén i te scambièvun per un drughén. I ani i èn pasàdi e me šiu e me papà i fan pü i mercà, ma dopu tante peripesìe e tante malatìe, pasun i so dubàs al bar Nanà, in duè, se sa, la furtüna l’è de ca. 
              Sali Filippo, anni 44  
               
              Dialogo tra padre e figlia 
              - Papà t’è viste che sül “Ponte” gh’è le parole in 
              dialète da induinà? 
              - Dabòn? incö dubàs el légi, ma adès g’ò tèmpe no, perché vurarési ‘nda dal barbé a fame rangià barba e sintiliòn. 
              - Ma te ve a pé fin in piàsa? 
              - Speta che vo a tö’ el sciaför... 
              - Se te vöri te porti me quande ò finide da lavà šu... 
              - A bè’... se te pödi purtàme in machina, va bèn, grasie. 
              - Va bèn, prò prima, da’ che sème föra, ‘ndeme a töghe el regàl de Santa Lüsìa a la mama. 
              - E se ghe tüdème? 
              - Pensèvi a un bel para de buculén... 
              - Bèle scupèrte!... Ghevi da ‘ndà dal barbé... la me porta da l’urèves.... 
              Sari Enrico, anni 79  
              con la figlia Caterina 
               
              Un dì d’estade 
              Un dì d’laù d’estade, quande mama e papà i èrun a laurà, cun òltre fiulìne, al dubàs, stèveme cun la nòna e la ne fèva fa le patìne o le quertìne per le bàmbule, cun el crusé.  
              I mas/ci i èrun sü l’èra a giügà cun el balòn o la lipa. 
              La sira, se divertiveme a ciapà le lüsiröle, pö ia metèveme suta el bicér e la matina adré truèveme, al poste d’le lüsiröle, cin franchi. 
              Sèreme tüte cuntènte. Che bèl munde! 
              Ernesta Reccagni, anni 56 e Gianni Pezza, anni 58  
               
              La storia de Catrinén 
              Gh’èra una volta òme, dòna e ‘na fiulìna che se ciamèva Catrinén. 
              Un dubàs, intante che la mama la laurèva a crusé, la fiulìna la ghe dis: “Te me fè no i chisulén?” 
              La mama la ghe rispunde: “Ti farési vulentéra, ma g’ò in ca’ nanca ‘na guta d’òli.” 
“Preòcüpete no, mama. Dame la butìglia che vò me a töl.” 
E la mama:”Me racumàndi pro, dighe gnèn a nisön.” 
Süla strada la fiulìna la tröva el lù incurculàde sul puntén che el ghe dis: ”Catrinén, ‘nde te vè?” “Vò in un poste ma püsè pödi no dite.”  
”Alura da chi te pasi no!” 
“Dai! Fa no insì, làseme pasà ...” 
E dopu che la s’à fai inturtà per bèn, la ghe dis: ”Fame pasà e te vansarò un chisulén.” 
Finalmènte Catrinén la riva a cà cun l’oli e, nel gir de poche tèmpe, la mama la prepàra un bel piàte de chisö’. 
Ala sira i a màngiun tüti insèma cun el papà, un ome grande cun barbìsi e sintiliòn, e i dišun:”I en pròpi bon”. 
Prima da ‘nda in léte, riva el lù. 
”Catrinén, te me dè i chisulén? Fa ala svélta se no te tro šu l’üs! 
Catrinén, tüta stremìda, ghe tuca dighe ai so che la gh’èva inšebìde un chisulén al lù. 
El papà, rabiàde, l’à ciapàde un toche de lègne e ‘l s’à mis dedré a l’üs. 
Quande el lù l’à mis indrèn la testa, l’à brancàde e cun quater legnàde a puš al cupén el gh’à fai fa ‘na scarivolta che l’è finìde nela molta.  
Insì l’è ‘ndai a cà tüte rute e mustulènte. 
Rosangela Vitaloni, anni 56 
 
El buculén de la discordia 
Un dubàs de un dì d’laù me šia ‘Ngiulèta l’èra adré a lavà šu i piàti, quande la se acòrge che la g’à pü un buculén. Cèrca da chi, cèrca da là, da l’agitasiòn la vedèva fin tùlber. «O San Giuàn da la barba bianca, fème truà quèl che me manca …», la disèva la pòra dòna. 
A la fén la s’è misa incurculàda sül pavimènte per cercà mèi. 
L’òme de ‘Ngiulèta el se ciamèva Ricu. L’èra un bèl òme, cun dü bèi sintiliòn e de mesté el fèva el sciaför a Milàn. Pròpi alùra Ricu el vegnèva in cà cun in man la scatulèta dei nisulén per ‘ndà a pescà ala Culumbàna e, datu che la ‘Ngiulèta l’èra sül pavimènte, lü l’à vista nò, el ghe ‘ndai adòs, l’à fai una scarivòlta e l’è ‘ndai a finì pròpi sül sigiòn de fèr del rüde. «O viste le lüširöle dal mal! Te darési una gugàda sü ch’la testa düra che te gh’è. Se t’è vegnüde in mènte da fame burlà in tèra?» El ghe dis ala sò dòna. «Va a lavàte, che te sèn tüte mustulènte» la gh’à risposte lé. 
I èrun adré a ‘ndà ale brüte quande, per furtüna, suna el campanén d’la porta: l’èra la vešìna de cà, la sciùra Marièta, pelàgia dele prime, che la dis: «Sciura ‘Ngiulèta, ò truàde un buculén che me par el sò. L’à fursi pèrse?». 
Pinuccia Lavaselli Toscani, anni 62 
 
I giöghi d’una volta 
Quande sèri picinén ‘ndèvi per i campi, arènta a cà, a ciapà le luširöle. Pro, sül dubàs, prima che gnèva scüri, ‘ndèvi a giügà, a fa le scarivòlte e a saltà mülèta cun i me amisi. 
Quande ème ciapàde le luširöle ‘ndèvi a cà e i a metèvi suta a un bicér per fa che i me fèvun i danè, che a la matìna dopu i truèvi e che metèvi nel salvadanè. E ciapèvi anca le bravàde da me mama perché sèri sempèr mustulènte. 
Nel vegnì püsè grande, ‘ndèvi a giügà cun la bàla sü l’èra del siùr Angel Measén e anca a giügà a la lìpa a la Vilavèrde. 
Quande piuišnèva ‘ndèvi a giügà suta al purtòn del šiu e lì in curte, cun tanti me amiši se giüghèva a balìne, cun le figürine o anca a butòn cun le fiöle, che i purtèvun tanti bèi buculén. 
Un dubàs son ‘ndai a cà e ò truàde me mama che l’èra adré a laurà cul crusé per fa i centrén da mète süi cifòn, e g’ò dì che sèri rasìde suta sèja perché èvi südàde tròpe. Alùra la m’à mis sü el borotalco e son ‘ndai a mangià. Finìde da mangià la m’à mis in léte. La matìna dopu sèri guarìde. 
Bracchi Mario di anni 82 
 
La galìna nustràna 
Ier dubàs, intante che sèri adré a lavà šù, me gnìde in mènte che gh’èvi da ‘nda in l’èra, a vède se pudèvi tö ‘na galìna nustràna da fa cun el pièn. Alùra, dopu ch’ò fai i mesté, ho ciapàde, in sì ‘me sèri, cun sü i pagni del dì d’lau, e son ‘ndai a vède se la gh’èra. Quande son rivada prò, me son stremìda a vède che roba gh’èra lì. L’èra tüte mustulènte, in gir gh’èra una burdeghìšia da stremìse, un petacòn üniche che quande te levèvi i pé per caminà, te ghe lasèvi šu le sibrète. Bèh! Gènte, a la fén son gnìda a cà cun gnèn. 
Pievo Marilena, anni 48  
 
              Robe che pöde capità! 
Sül dubàs son ‘ndaj a truà i me morti, per netàghe el munimènte, tüte mustulènte, per via dei peveiòn e de l’acqua mista ala sabia. 
Me son fermade süla tumba del por Pèpu gavéla, ch’el fèva l’autista, o el sciaför cume se dis, e me fèvi purtà a cà i nisulén per pescà. 
Sicume el m’èva fai di piašè, gh’èvi regalàde per la sò dòna, i buculén da mète ale urègie. 
La dòna de Pèpu la se ciamèva ‘Ngiulina la rusa e l’èra indrèn nèle pelàge, e ‘l sò tèmpe la pasèva püsè in cesa che a cà e, standu a lé, l’avarés nanca mangiade per nun véghe da lavà su i piàti. 
S’èva fai tardi e ho pesegàde per ‘ndà a cà, sènsa vède che gh’èr ‘na büsa, insì ho fai na scarivolta da spacàs l’os del col e sèri bon pü da ’ndrisàme. Son stai incurculàde un bèl po’, sèri tüte sgarblàde. 
Lotu lotu, son ndai a cà e, süla strada, fèvi balà l’öge da finì nò in d’una büsa e fame püsè mal. 
E cun la crisi che ghè, ris/cià da pèrde un dì d’laù! 
Bagnaschi Rino, anni 74 
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