“L’umore battagliero di Sant’Angelo”
Sant’Angelo nella letteratura: “Viaggio in Italia” di Guido Piovene
Così lo scrittore, sostando nella nostra borgata, descrive i santangiolini



Nel 1953 Sant’Angelo Lodigiano ha superato di poco i 10.000 abitanti. Nelle elezioni politiche del 7 giugno il partito della Democrazia Cristiana si aggiudica 3.839 consensi, seguito dal Partito Socialista con 1.004, il Partito Comunista con 419 e il Partito Monarchico con 307. Le strade della borgata, con l’acciottolato (i sasi de risa) e le trottatoie (le piodule), sono sottosopra a causa dei lavori per la posa dei tubi del metano e per l’allacciamento nelle case. Nei quartieri più popolari vi sono case fatiscenti carenti di servizi igienici e si sta pensando alla costruzione di alloggi popolari al Borgo San Rocco (il futuro Villaggio Pilota). La gente si sofferma nelle strade e nei crocicchi finalmente libera di esprimere le proprie idee, tanto compresse dagli anni della guerra appena finita.
È questa la Sant’Angelo che si presenta agli occhi di Guido Piovene, un giornalista che compie un’inchiesta giornalistica percorrendo tutta la penisola italiana, comprese le isole.

Piovene scrittore

Guido Piovene nasce a Vicenza il 27 luglio 1907 e muore a Londra nel 1974. Si dedica presto all’attività giornalistica collaborando al “Corriere della Sera” e alla “Stampa”. Come scrittore ha al suo attivo opere di successo fra cui “Lettere di una novizia” (1941), “Pietà contro pietà” (1946) e “La coda di paglia (1952), ma il suo nome rimarrà per sempre legato al libro-reportage “Viaggio in Italia” in cui racconta l’Italia appena uscita dalla guerra e avviata verso il miracolo economico.


via Madre Cabrini negli anni ‘50 con il “Caffè Rusén” e la tipica pavimentazione delle strade.

È la Rai che gli chiede di compiere un viaggio nelle regioni italiane, scrivendo le sue impressioni da trasmettere alla radio. Nello stesso periodo Mario Soldati, ma in questo caso con le telecamere della Rai, compie un viaggio nella pianura padana con il famoso “Viaggio lungo la valle del Po alla ricerca dei cibi genuini”.
Piovene, che ha appena pubblicato il libro “De America”, risultato di un viaggio di 32 mila chilometri attraverso 38 stati americani, accetta la proposta della Rai e per tre anni dal maggio 1953 all’ottobre 1956 percorre l’Italia in lungo e in largo raccontando ai radioascoltatori quello che vede con la curiosità del giornalista e la sensibilità del letterato.
Sull’onda del gradimento radiofonico di “Viaggio in Italia”, di cui pare che non sia rimasta traccia delle registrazioni eseguite, Piovene, raccogliendo le richieste degli ascoltatori, decide di scrivere un libro, uscito per Mondadori nel 1957, dove, fissa sulla carta le riflessioni sul suo “viaggio” che contengono di tutto, dall’ambiente ai musei, dalle chiese ai caffè, dagli uomini di ogni ceto sociale, dall’agricoltura all’industria.

Il “viaggio”

Piovene inizia il suo viaggio a Bolzano, percorrendo palmo a palmo il Trentino-Alto Adige, il Friuli e il Veneto.
Nell’autunno inoltrato giunge in Lombardia: «Bellissima Lombardia, e bella Milano. Bisogna liquidare il luogo comune che vuole che questa regione e questa città siano inferiori di bellezza al resto d’Italia. […] A settentrione sono i laghi, diversi da tutti gli altri laghi del mondo; severi, gentilizi, meditativi; ammorbiditi dagli aromi oleosi che versano gli antichi parchi. […] Nel Bergamasco e nel Bresciano la severità lombarda è intrisa di colore veneto. A sud, e nella Bassa, batte il cuore della Val Padana. Terre grasse e insieme spiritate, dai cibi succulenti, dai contadini avvolti di un tabarro nero che emergono dalle nebbie bianche conducendo i buoi, dai pingui soli che si specchiano nelle rogge, dalle lune purpuree che si affondano tra i filari».
Le pagine che descrivono Milano sono un atto d’amore per i suoi monumenti, il genio industriale, la laboriosità, l’iniziativa privata, l’internazionalità delle banche, le prestigiose università, i giornali e l’editoria.
Il viaggio di Piovene prosegue per Pavia, una città che: «…comunica quella pace dell’anima dei luoghi dove la bellezza e la storia si associano al benessere coll’alacrità del lavoro».
Colpisce l’autore la tipicità della provincia pavese, Vigevano, Mortara, Voghera e Stradella, tanti mondi diversi nel raggio di pochi chilometri.


Un’altra foto di Via Madre Cabrini

L’autore che viene di frequente a Pavia e vi rimane raccogliendo appunti per un romanzo che intende compilare, confessa di preferire andare a Pavia da Milano e Lodi, dove: «Le rogge seguono le strade, spesso due e due per ogni parte. Si avverte la presenza sorda delle acque che imbevono la terra, spingono verso il fiume in rivoli sotterranei, scaturiscono nei fontanili. […] Nei villaggi si scorgono i contadini raggruppati e avviluppati l’inverno di mantelli neri. […] Le rane che la sera fanno coro nelle acque, si ritrovano sulle mense».

La sosta a Sant’Angelo

Ed è appunto nel tragitto da Pavia a Lodi (non si può intuire quale fosse la meta, perché una sosta in una località qualsiasi del Lodigiano non è menzionata nel libro) che Piovene racconta la sua sosta nella nostra borgata che colloca ai margini del Pavese.
La sua automobile è costretta a fermarsi a causa di lavori stradali (come abbiamo detto all’inizio, si potrebbe trattare dei lavori per la posa delle tubazioni del gas metano), e subito: «Una piccola folla di facce tutt’altro che riposanti si radunò d’intorno e le parole che ascoltai nella sosta non furono complimentose. Sant’Angelo mi è sembrata di umore battagliero. Forse perciò vi è nata una santa, Madre Cabrini che ha conquistato l’America trasformando in santità missionaria il fondo di violenza, la caparbietà e la praticità dei suoi conterranei. La gente poco remissiva del borgo ne conserva la modesta casa, oggi quasi un santuario riempito di reliquie e di fotografie votive, il piccolo giardino con la Madonna di Lourdes, oltre ad un convento di suore».
Dal testo si intuisce che il luogo di sosta di Piovene sia avvenuto in via Madre Cabrini dove negli anni Cinquanta si trovavano molte osterie, luoghi di ritrovo dei sanguigni abitanti della vicina via della Costa, che hanno approfittato della presenza di un giornalista per polemizzare vivacemente.
Sembra di capire che l’oggetto di queste discussioni fosse il malcontento contro il governo «che non capisce mai niente».
Interessante quanto Piovene scrive su Enrico Mattei e la scoperta del metano, a Caviaga, nel 1946: la sua lotta contro le difficoltà naturali, la proprietà edilizia e fondiaria ma, soprattutto, contro le compagnie distributrici di gas e contro le imprese private, americane ed italiane che miravano allo sfruttamento dei giacimenti. L’itinerario di Piovene prosegue per il Piemonte, l’Emilia, l’Umbria, la Toscana, la Campania, le Marche, l’Abruzzo, il Molise, la Sicilia, la Calabria, la Sardegna, la Basilicata, la Puglia, per concludersi con il Lazio.
L’ultima edizione di “Viaggio in Italia” è di Baldini Castoldi Dalai, 2007, Milano, nella collana “I tascabili”. Sono 920 pagine, e questo la dice lunga sulla ricchezza dell’opera di Piovene.
Indro Montanelli riconosce che Guido Piovene «è stato uno dei pochi grandi scrittori del Novecento italiano» e che «un saggio come il suo “Viaggio in Italia” non lo scriverà mai più nessuno».
Antonio Saletta

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano


Lo scrittore Guido Piovene