Più di duemila stranieri in città

Gli immigrati sono 2.047 su un totale di 13.190 residenti
Romeni e nordafricani i più presenti: ma sono integrati?


Alla data del 31 dicembre 2011 i residenti a Sant’Angelo hanno toccato quota 13.190, superando ormai di quasi duecento unità la soglia dei 13mila abitanti. In totale i nuclei familiari residenti sono 5364; la popolazione è suddivisa tra 6502 maschi e 6688 femmine. Il numero degli stranieri regolari che risultano residenti in città è 2047, cioè il 15,52 per cento della popolazione totale. A questi occorre aggiungere la presenza di stranieri irregolari e di quanti, per varie ragioni, vivono a Sant’Angelo (per periodi più o meno prolungati) ma formalmente sono residenti altrove.
Gli stranieri ufficialmente residenti a Sant’Angelo (cioè regolari) sono suddivisi in ben 58 nazionalità, anche se la maggior parte di essi (circa 1500 persone) sono riconducibili a sei Stati. La comunità maggiormente presente è quella dei romeni, probabilmente spinta dalla semplicità di accesso nel nostro Paese per via della partecipazione della Romania all’Unione europea. I romeni ufficialmente residenti a Sant’Angelo sono 506: in pratica uno straniero su
quattro arriva dalla Romania. Al secondo posto ci sono gli albanesi, che hanno raggiunto quota 277. A poca distanza la comunità egiziana, ferma a 253 residenti. La quarta comunità di immigrati per numero di presenze è quella marocchina, con 209 persone. Ci sono poi i nigeriani (133) e gli ecuadoregni (127). Da questi numeri emerge una particolarità: se sommiamo egiziani e marocchini arriviamo a 462 persone, in pratica, poco meno di uno straniero su quattro residente a Sant’Angelo proviene da stati a religione islamica. E la nostra stima è effettuata per difetto, visto che considera solo egiziani e marocchini, tralasciando le altre comunità musulmane.
Il Comune di Sant’Angelo, fornendo i dati dell’anagrafe, ha aggiunto alcune indicazioni sui flussi di arrivi. Alla data del 31 dicembre 2002 gli stranieri residenti erano soltanto 498, saliti a 1625 al 31 dicembre 2007, con un incremento di 1127 unità. Da quella data al 31 dicembre 2011 il numero di stranieri è aumentato di 422 unità, passando da 1625 a 2047. Una chiave di lettura del forte incremento degli stranieri fra 2002 e 2007 può essere l’adesione, proprio a cavallo del 2007, della Romania all’Unione europea, con conseguente facilitazione degli spostamenti per i romeni. Il Comune indica però un’altra motivazione: dal primo febbraio 2004 al 30 giugno 2006 a Sant’Angelo è rimasto aperto lo “sportello immigrati” (iniziativa decollata in collaborazione con la questura), che avrebbe favorito l’afflusso di stranieri nella nostra città.
Dopo questa premessa puramente statistica, proviamo a fare qualche ragionamento. L’immigrazione straniera a Sant’Angelo è un fenomeno ormai presente da circa vent’anni, cioè dai primi anni Novanta. Ha conosciuto fasi alterne, con arrivi più o meno intensi, in linea comunque con quanto avvenuto nel resto del Nord Italia.
A Sant’Angelo rimane un problema di fondo, più volte sottolineato anche dal nostro giornale in questi anni: gli immigrati - specie alcune comunità - sono poco e male integrati. Non siamo in grado di spiegarne con precisione le motivazioni (che probabilmente sono molteplici), ma torniamo a segnalare la questione alle istituzioni e a quanti hanno responsabilità pubbliche nella nostra città.
Esiste poi un secondo aspetto fortemente problematico. Con il passare degli anni i nuclei più corposi di immigrati si sono stabiliti in determinati quartieri di Sant’Angelo, tanto da determinare oggi difficoltà - più o meno gravi - di civile convivenza con i residenti italiani. Le proteste quasi quotidiane che arrivano dal quartiere Pilota, ad esempio, sono sotto gli occhi di tutti e vengono riportate con puntualità dagli organi di informazione. Al netto della propaganda politica (di varia provenienza), vien da pensare che il problema sia reale e, per certi aspetti, molto serio.
La percezione di una mancata integrazione di larghe fasce di immigrati stranieri viene poi alimentata anche da una scarsa partecipazione di questi ultimi alla vita sociale e civile della città. Mentre in altre realtà (ad esempio a Lodi o nel Sudmilano) gli stranieri hanno tentato di dar vita a organizzazioni di volontariato oppure partecipano a iniziative di pubblica utilità come le “giornate ecologiche” dedicate alla raccolta dei rifiuti abbandonati (forse spronati anche dalle amministrazioni comunali), a Sant’Angelo la situazione appare differente. Con il rischio che gli immigrati restino una risorsa inespressa.
Ultima considerazione. Sarebbe interessante sapere se l’assessorato alla pubblica istruzione di Sant’Angelo abbia mai avviato uno studio sulla dispersione scolastica dei ragazzi figli di immigrati residenti nella nostra città. La nostra sensazione - avallata anche da alcuni operatori del sociale, sacerdoti e insegnanti - è che il numero dei giovani stranieri che non studiano e non lavorano (e che dunque “sono a spasso”) sia percentualmente maggiore rispetto a quella dei giovani italiani. In prospettiva, questo può rappresentare un problema assai serio perché l’integrazione delle “seconde generazioni” di immigrati (cioè i figli dei primi immigrati, arrivati negli ultimi venti anni) passa spesso proprio dal posto di lavoro e dalla scuola.
Lorenzo Rinaldi.


IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano