Il vescovo a confronto con la società civile

Incontro con amministratori pubblici, associazioni culturali e mondo del lavoro


Il vescovo e la società civile in un confronto sul futuro delle nostre comunità.
Invitati da don Pierluigi Leva nel salone dell’oratorio San Rocco, giovedì 21 ottobre gli amministratori, gli appartenenti alle forze politiche e alle associazioni impegnate nel sociale, nella cultura e nel mondo del lavoro hanno dialogato con monsignor Giuseppe Merisi, in visita pastorale nel vicariato di Sant’Angelo, sulle tematiche sociali del nostro tempo. Anche la “Società della Porta - Il Ponte” ha accolto con piacere l’invito di don Leva, a testimonianza del radicamento che l’associazione e il giornale hanno acquisito nella comunità.
La dottrina sociale della Chiesa, secondo monsignor Merisi, può essere un riferimento per tutti gli operatori, ciascuno con ruoli e responsabilità differenti, almeno nella individuazione di alcune priorità orientate al “bene comune”. È questo un concetto che da elaborazione culturale si fa azione nella vita quotidiana, nelle relazioni sociali, nel lavoro. Bene comune che deve essere la prima attenzione anche della politica, della amministrazione pubblica, delle scelte delle associazioni e del mondo culturale davanti alle sfide del nostro tempo. Ad accompagnare il vescovo sono intervenuti monsignor Iginio Passerini, vicario generale, e il direttore diocesano dell’ufficio per i problemi sociali e del lavoro, Riccardo Rota.
Il primo ha aggiornato i presenti sul Fondo Diocesano Anticrisi, uno strumento con il quale la Chiesa di Lodi ha raccolto 1.200.000 euro assegnandone già 950.000 alle famiglie che hanno perso il lavoro, dando un segnale molto concreto di cosa può fare una comunità viva.

Il dottor Rota, di ritorno dalla 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si è tenuta a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre, ha invece presentato le conclusioni del convegno che aveva come titolo “Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”, dunque molto pertinente con i temi evocati nella serata barasina. L’elaborazione di un migliaio di delegati di tutte le diocesi italiane, è stata sintetizzata in cinque parole chiave, ciascuna rappresentativa di diversi ambiti sui quali il mondo cattolico cerca il confronto con tutta la società.
Parole come “intraprendere”, per sollecitare una economia che faccia i conti con l’etica, che riduca la precarietà; ma anche la richiesta di una fiscalità a misura di famiglia e che privilegi gli investimenti rispetto alle rendite finanziarie.
Oppure come “includere”, termine che rimanda alle problematiche della immigrazione, con una proposta di cambiamento della legge sulla cittadinanza. O ancora “educare”, con tutte le questioni legate alla assunzione di responsabilità della scuola e della famiglia di fronte a quella che viene definita una emergenza educativa. Infine due concetti: “slegare la mobilità sociale” e “completare la transizione istituzionale”. Il primo centrato sull’emersione dei talenti giovanili, il finanziamento alla ricerca, il sostegno all’università, anche per dare maggior riconoscimento sociale al merito individuale.
Il secondo è invece legato al tema delle riforme e del federalismo in particolare. In questo caso la Chiesa richiama ai requisiti che devono accompagnare la transizione: la solidarietà tra le aree più ricche e quelle più povere del Paese, e la sussidiarietà, cioè l’idea che siano da sostenere tutte quelle organizzazioni che svolgono una funzione sociale (per esempio nel campo dell’istruzione, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria, dei servizi sociali, o dell’informazione).
Punti di vista e opinioni apprezzati da una attenta platea che ha offerto al vescovo altri spunti di riflessione, in un confronto utile a orientare tutti coloro che agiscono al servizio della propria comunità.
Giancarlo Belloni


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