Giovani al fianco dei disabili: “Il Maggiolino” diventa grande

Viaggio nel mondo del volontariato santangiolino


Ci sono associazioni che al di là del nome non hanno contenuti. Ce ne sono altre, invece, che non badano alla forma, ma si concentrano sulla sostanza e ottengono risultati importanti. È il caso de “Il Maggiolino”, gruppo nato all'interno dell’Associazione genitori e amici dei disabili di Sant’Angelo.
Un gruppo, quello de “Il Maggiolino”, formato da una ventina di giovani che, almeno una volta al mese, organizzano momenti di incontro con i loro coetanei disabili. Una gita nel fine settimana al mare, un sabato sera al cinema, in pizzeria o al bowling: sono queste le iniziative de “Il Maggiolino”, che ha mosso i primi passi in sordina circa cinque anni fa e oggi rappresenta una delle più belle esperienze di volontariato a Sant’Angelo.
Un volontariato silenzioso, fatto dai giovani per i giovani, che in qualche modo smentisce l’idea che le nuove generazioni siano meno capaci di donarsi agli altri rispetto alle vecchie. “Il Ponte” ha deciso di raccontare l’esperienza de “Il Maggiolino” incontrando quattro dei suoi volontari: Samuela Anildo, Gianluca Cavallini. Matteo Giacometti e Vittorio Ru-sconi. Chi volesse saperne di più, o fosse interessato a unirsi al gruppo, può scrivere all’indirizzo e-mail gruppoilmaggiolino@libero.it.


Un momento dell’incontro, da sinistra Gianluca Cavallini, Matteo Giacometti,Samuela Anildo e Vittorio Rusconi

“Il Maggiolino” è molto attivo, ma ancora poco conosciuto. Quando è nato il gruppo?
“È nato dall’esigenza di alcune famiglie dell’Associazione genitori e amici dei disabili di far passare ai loro figli un po’ di tempo libero con dei coetanei. Siamo partiti nell’estate 2004, quando alcuni giovani con un progetto del comune hanno portato al mare dei ragazzi disabili. Poi nell’autunno 2004 si è tenuta la prima riunione - voluta fortemente dalla signora Carla Villa e dalla signora Mariangela Codecasa - con i ragazzi dei due oratori e ci siamo dati l’obiettivo di continuare l’attività che era iniziata alcuni mesi prima. Da fine 2004 ci siamo uniti in gruppo: da allora ci sono stati nuovi inserimenti ma anche persone che hanno abbandonato”.

Quanti sono i volontari? E quanti sono i ragazzi disabili che partecipano alle iniziative?
“I volontari attualmente sono 17, con un’età compresa fra i 22 e i 40 anni. I ragazzi disabili invece 15, con un’età compresa fra 18 e 50 anni. Inizialmente si dava la precedenza ai ragazzi dell’Associazione genitori e amici dei disabili, con i quali entravamo in contatto durante la tradizionale festa di Santa Lucia. Oggi ci occupiamo anche di ragazzi che non fanno parte dell’associazione e che non arrivano solo da Sant’Angelo, ma anche da Marudo, Borgo San Giovanni, Borghetto e Bargano”.

Perché “Il Maggiolino”?
“Perché è un animale piccolo, ma vola in alto”.

Come organizzate le uscite?
“Le iniziative sono sempre di gruppo, generalmente una volta al mese. Di solito decidiamo tutti insieme, ci troviamo un lunedì al mese in oratorio o alla sede delle Acli per organizzare le attività, in base anche agli eventi che ci sono in zona, dal carnevale di Crema alle bancarelle di Santa Lucia a Lodi, senza tralasciare le proposte che arrivano da Sant’Angelo, come “C’è vita in città”, alla quale abbiamo partecipato. Una volta stabilite le attività, ogni volontario si fa carico di avvisare un ragazzo e di andare a prenderlo a casa. Tutte le iniziative richiedono un piccolo contributo da parte delle famiglie, oltre al fondo cassa dell’associazione, ricavato dalle bancarelle, dalle feste di Natale, dalla pesca e dalle lotterie organizzate grazie al sostegno dei commercianti di Sant’Angelo. In alcuni casi, per eventi più grandi, ci aiuta l’Associazione genitori e amici dei disabili, ovviamente nella misura delle risorse di cui dispone”.

Quali sono le iniziative più gradite dai ragazzi?
“La più gettonata è la pizza, perché i ragazzi si siedono al tavolo con noi e frequentano un ambiente diverso dalle loro famiglie, confrontandosi con i coetanei. La stessa cosa avviene al bowling, oppure al cinema o al teatro delle marionette. E soprattutto a loro piace tantissimo la musica: quando siamo andati in discoteca al “M'Interessi” di Quartiano è stato un successone”.

Siete un bel gruppo e fate un lavoro importante, in silenzio. Cosa vi spinge?
“Probabilmente la voglia di volersi confrontare con questi ragazzi: la filosofia del gruppo è cercare di fare cose che normalmente i ragazzi e i giovani fanno, ponendo il meno possibile dei limiti alla disabilità. L’esperienza ci ha insegnato che anche loro hanno gusti e aspettative diverse l’uno dall’altro, le loro simpatie e antipatie, i loro affetti. Cerchiamo di approcciarci ai ragazzi in modo naturale, come avviene tra amici. È un volontariato pratico che permette di mettersi in gioco. Si tratta di passare un sabato sera o una domenica insieme ai ragazzi disabili che poi, alla fine, hanno i tuoi stessi gusti. Basta anche solo sedersi a un tavolo a chiacchierare di calcio, di moda, del più e del meno”.

Vi sentite umanamente arricchiti?
“Parecchio. Ci stupisce sempre la capacità dei ragazzi disabili di trasmettere affetto e spontaneità, ti guardano in faccia e ti accettano senza neanche sapere chi sei. Ti insegnano a superare i pregiudizi”.

Torniamo un attimo all’aspetto organizzativo: come si sposta generalmente il vostro gruppo?
“Per spostarci usiamo due pulmini, ma ultimamente non sono più sufficienti e servono anche le auto”.

Frequentate abitualmente locali, pizzerie, cinema, bowling con i ragazzi disabili: non avete mai avuto problemi con i gestori?
“Qualche ristoratore ci ha detto che il sabato sera preferisce avere la sala libera. In un caso ci hanno risposto che non c’era posto. Mediamente però non ci sono problemi. Nella maggior parte dei casi, anzi, cercano di metterci a nostro agio il più possibile”.

C’è tanto “ricambio” nei ragazzi disabili? E nei volontari?
“Nei volontari un po’, nei ragazzi no, generalmente sono sempre gli stessi, anche se non tutti partecipano a tutte le iniziative che organizziamo. Dipende molto dalle proposte: quando si va in pizzeria, ad esempio, non manca nessuno. Anche alla gita finale di giugno generalmente ci sono tutti: siamo stati per esempio al parco della Sigurtà, allo zoo-safari, al parco delle Cornelle. Siamo andati anche al mare, in Liguria, dal venerdì alla domenica: è stata una bellissima esperienza per i ragazzi, una opportunità unica perché hanno potuto conoscersi bene, stare in camera insieme e sono nate delle belle amicizie. Di solito alla gita finale invitiamo anche i genitori: non tutti però partecipano”.

Avete tante richieste di partecipazione da parte dei ragazzi disabili?
“In occasione della tradizionale festa di Santa Lucia ci sono sempre ragazzi e signori che vorrebbero unirsi al gruppo, ma le nostre forze purtroppo sono limitate, anche perché non in tutte le uscite c’è disponibilità di tutti i volontari”.

La vostra è un’esperienza di puro volontariato, ma al tempo stesso molto impegnativa. Avete qualche tipo di assicurazione? Siete a conoscenza delle patologie dei ragazzi di cui vi occupate?
“Siamo tutti tesserati con l’Associazione genitori e amici dei disabili e dunque disponiamo di un’assicurazione. Anche i pulmini sono assicurati. Certo non abbiamo un’assistenza sanitaria, nessuno di noi è medico. D’altra parte non possiamo avere le schede cliniche dei ragazzi e conoscere a fondo le loro malattie, anche perché questo non è il nostro scopo. L’unica cosa è sapere come comportarci in caso di emergenza”.

Com’è il rapporto con le famiglie dei disabili?
“Se già una famiglia partecipa alla vita dell’associazione certamente ha già oltrepassato il solco della vergogna, o comunque del disagio, conosce bene l’attività de “Il Maggiolino” e ne ha capito l’importanza. Chi abbiamo contattato al di fuori dell’associazione, invece, in alcuni casi ha mostrato più titubanza. Di solito cerchiamo un approccio con le famiglie non iscritte all’associazione: facciamo un paio di prove e vediamo come va. E non solo”.

Cioè?
“In generale con le famiglie dei ragazzi disabili abbiamo due momenti particolari, a Natale e a Pasqua, in cui andiamo a casa loro, portiamo un piccolo regalo e facciamo due parole per sentire come va e se i ragazzi stanno bene”.

Da qualche anno si parla dell'opportunità di aprire a Sant’Angelo una “casa protetta” per i ragazzi disabili, in cui potrebbero vivere anche senza le loro famiglie. Si era ipotizzato di avviare un’esperienza di questo tipo nei locali comunali dell’ex Saint George, ma poi il progetto è naufragato. Secondo voi l’esigenza è ancora attuale?
“Sarebbe una cosa bella e importante, anche perché l’età media dei disabili oggi si è allungata. È uno dei grandi obiettivi dell’Associazione genitori e amici dei disabili, ma certamente occorre considerare l’aspetto economico dell’iniziativa”.

(Forum condotto da Giancarlo Belloni, Lorenzo Rinaldi e Antonio Saletta)


IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano