Nel Lambro un fiume di petrolio


Nello scorso mese di febbraio, da una raffineria in disuso di Villasanta, sversati in acqua 2 milioni e mezzo di litri di olio combustibile (dalla home page)


Danni incalcolabili
Tre e trenta della notte fra lunedì 22 e martedì 23 febbraio: ignoti entrano nella “Lombarda Petroli” di Villasanta (Monza), una raffineria in disuso, e svuotano il contenuto di sette silos carichi di petrolio, pari a circa 2 milioni e mezzo di litri, l’equivalente di 170 autocisterne. Il liquido fuoriuscito defluisce nei terreni vicini alla raffineria e si riversa nel Lambro, scendendo verso valle, trasportato dalla forte corrente del fiume, gonfiato dalle piogge invernali.
L’allarme viene lanciato solo verso le cinque del mattino e vengono installate lungo il corso del fiume dighe galleggianti in grado di fermare il petrolio. Intanto presso i centri del Wwf cominciano a essere portati gli animali contaminati dalla marea nera. Il petrolio supera i primi sbarramenti e arriva attorno alle 16 a Melegnano, dove si lavora per aspirare gli idrocarburi con le idrovore.
Buttati al vento anni d’impegno
Il 23 febbraio 2010 è stata una giornata nera per il fiume Lambro.
Nera per l’onda di petrolio che è passata sotto i nostri ponti ed ha raggiunto il Po. Nera perchè si sono buttati al vento almeno sette anni di impegno per la lotta del disinquinamento del fiume. Tutti i risultati che si erano ottenuti dall’inaugurazione dell’impianto di depurazione di Nosedo in poi sono stati vanificati da un atto delinquenziale, favorito forse da un indebolimento delle leggi sui reati ambientali.
Ancora una volta per il Lambro è stato scelto l’antico ruolo di discarica di ogni liquame. Questo in barba a ciò che pagano i cittadini nella bolletta dell’acqua per ottenere una necessaria depurazione ed in barba agli impianti esistenti , in particolare quello di Monza, che è andato in tilt per giorni e giorni. Senza parlare di quanto poi è costato alla comunità il rapidoed efficace intervento della protezione civile e delle forze

In serata l’inquinamento è a San Zenone, dove lavora un’altra task force con vigili del fuoco e protezione civile. Impegnati lungo il corso del fiume anche i volontari di Sant’Angelo.
Gli sbarramenti poco possono contro la marea nera, che prosegue inesorabile la sua corsa e arriva a Sant’Angelo Lodigiano, dove il ramo settentrionale del Lambro (quello inquinato) si congiunge con quello meridionale, proveniente dal Pavese.
È ormai mercoledì quando le acque nere del Lambro, piene di petrolio, si buttano nel Po, a Corte Sant’Andrea. L’attenzione da questo momento in poi si sposta sul Grande Fiume e sul mare Adriatico. Vengono moltiplicati gli sforzi e ci si concentra su Isola Serafini (Piacenza), dove in corrispondenza degli sbarramenti della centrale Enel si lavora per fermare l’inquinamento. La maggior parte della marea nera viene fortunatamente arginata. Una parte residua dell’inquinamento arriva comunque al mare. Nonostante inizialmente si temessero gravi danni per il delta del Po, questa zona è stata la meno interessata dal fenomeno.
Moltissimi invece sono stati i problemi per l’ecosistema del Lambro, con moria di pesci e danni incalcolabili per le specie animali e vegetali. I danni hanno riguardato anche le strutture: canali artificiali e terreni vicino alle rive del fiume sono stati contaminati. Il 24 febbraio la procura della Repubblica di Monza avvia l’indagine contro ignoti per disastro ambientale e inquinamento delle acque. Resta da capire, inoltre, come può essere avvenuto che la “Lombarda Petroli”, per non rientrare nella direttiva Seveso, abbia dichiarato di avere nei propri serbatoi una limitata quantità di prodotti chimici.
Il disastro del Lambro ha colpito da vicino, e pesantemente, anche la realtà di Sant’Angelo, che in passato era stata tra le più vivaci nella lotta all’inquinamento. Basta pensare che negli anni Settanta sono state proprio le forti proteste scoppiate a Sant’Angelo a dare il via a un movimento che ha portato alla nascita del Consorzio del Basso Lambro e di decine di depuratori in tutto il Lodigiano. Negli ultimi anni, tuttavia, l’attenzione verso il degrado del fiume era diminuita.
L’incidente dello scorso febbraio sembra però aver riacceso una fiammella. C’è già chi parla della possibilità che il comune di Sant’Angelo, assieme agli altri centri interessati dall’inquinamento, si costituisca parte civile in un eventuale futuro processo per i fatti di Villasanta.
Al di là di questa eventualità, siamo convinti che le istituzioni locali, non solo santangioline ma dell’intero territorio lodigiano, debbano tornare a ricoprire un ruolo di primo piano nella battaglia del Lambro.
Sindaci e amministratori tornino dunque in campo e chiedano a gran voce alla regione Lombardia un serio progetto di risanamento delle acque. Facciano in modo, insomma, che dal disastro dello scorso febbraio si possa ricavare anche qualche elemento di speranza.
Lorenzo Rinaldi

intervenute e quanto ci costerà ripulire le rive e il fondo da quello che la marea devastante si è lasciata dietro. La giornata del 23 febbraio è stata nera anche perché ad essa è seguita una ben debole reazione. Ben presto dai media il nostro fiume, il Lambro, è sparito per lasciare spazio al grande Po. In fondo è prevalsa una sorta di negativa rassegnazione ed un veloce ritorno agli affari privati, quotidiani. Dal mio paese che sempre è stato in testa alla battaglia per il Lambro negli anni ’70 mi sarei aspettato molto di più. Ed invece stiamo a guardare.
Intanto il comune di Sant’Angelo ha aderito al contratto di fiume per la pulizia del Lambro voluto dalla regione Lombardia. Mi auguro che qualcuno, in veste ufficiale, abbia preso uno dei tanti mezzi di comunicazione di cui disponiamo oggi, per contattare e protestare con i capofila del progetto che si sta muovendo alla velocità del bradipo. Poi da Melegnano è arrivato un ordine del giorno che i comuni rivieraschi stanno approvando. Atto simbolico certo, ma utile per la discussione e per tener alti i valori di difesa del Lambro. Sostanzialmente l’ordine del giorno propone che il 23 febbraio venga dichiarata giornata del fiume ed inoltre che i comuni si co-stituiscano parte civile nel processo che si celebrerà contro gli inquinatori. Mi auguro che Sant’Angelo sia tra questi. Ancora: nei cassetti dei nostri comuni dormono i progetti per la realizzazione dei parchi di interesse sovracomunale del Lambro (i cosiddetti Plis). Non è tempo di fargli prendere aria?
Non mi risulta che Sant’Angelo abbia organizzato un consiglio comunale straordinario tutto dedicato al fiume. Anche questo sarebbe stato un bel segno. E poi con un po’ di fantasia e coinvolgimento l’Amministrazione avrebbe potuto organizzare i cittadini in una protesta. Invece tutto tace e se la popolazione non reagirà resteremo nella nostra giornata nera.
Cristoforo Vecchietti


 

 

 

 

 

 


IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano