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Gli studenti del Pandini tra le giovani eccellenze

Anche una delegazione dall’Istituto Pandini tra le fila dei quattordicimila studenti che lo scorso 18 gennaio hanno avuto l’onore di essere premiati al merito a Milano, presso il Forum di Assago, dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, e da altre celebri rappresentanze.
Marco Bianchi, Marzia Baldazzi, Gianluca Marchesi, Andrea Meazza e Silvia Varesi sono i candidati della nostra secondaria superiore a cui è stato riconosciuto l’impegno profuso nello studio di ogni giorno, insieme ad altre giovani “menti brillanti” che vivono la quotidianità come tutti gli altri, soltanto con la maggior consapevolezza, riflessa dal profitto scolastico di ciascuno, che le proprie conoscenze sono lo strumento indispensabile per un domani migliore.
A ricordarglielo, l’iniziativa regionale che ha unito al sistema della “Dote” Scuola (una sorta di borsa di studio tra le mille e le trecento euro assegnate in base a meriti e necessità) la testimonianza esemplare “al femminile” della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ma anche quella di Carlo Ratti, ricercatore al M.I.T. di Boston, e del maestro Riccardo Muti, direttore d’orchestra.
Nelle parole del presidente Roberto Formigoni un elogio all’impegno; da parte dei ragazzi la serenità di affrontarlo con l’entusiasmo che la giornata ha raccolto, a fronte della riflessione sulla bellezza del fare, in equilibrio col sano divertimento sotteso all’intervento degli attori di Zelig, a rendere ancor più vivace il graditissimo evento.
Quanto, a detta dei partecipanti, è stato una vera e propria festa, che ha propriamente unito l’utile e il dilettevole, riconoscendo quel che spesso vuol dire impegno, fatica e studio. Qualcosa che, probabilmente, è ancor più difficile nel mondo di oggi, accecante di lustrini e successi effimeri, ma che non valorizza affatto una crescita vera, il cui sostegno è pur sempre raro.

Incontro con la giovane scrittrice Ilaria Rossetti

Gli incontri con l’autore promossi in percorsi narrativi dall’Istituto Pandini, che hanno ospitato precedentemente anche l’autore di “legal thriller” italiano Gianrico Carofiglio, dallo scorso 25 gennaio annoverano tra gli appuntamenti di prestigio anche la piacevole chiacchierata con la giovane autrice lodigiana Ilaria Rossetti.
Una studentessa d’eccezione, la scrittrice di Lodi, vista la giovane età che l’ha portata appena ventenne a vincere il Campiello Giovani nel 2007, col racconto La leggerezza del rumore.
Con la complicità della concittadina Michela Sfondrini, direttrice della Libreria Sommaruga di Lodi, ha testimoniato al Pandini tutta la sua attualissima esperienza, parlando agli studenti delle classi quarte e quinte anche del suo primo romanzo Tu che te ne andrai ovunque, del 2008.
Quasi un colloquio tra coetanei allora, quello svoltosi nell’Aula Magna dell’Istituto, sebbene la maturità della scrittrice è sopraggiunta in tutta la consapevolezza di un’emergente responsabilità, dal momento in cui la passione di scrivere è uscita dalle mura domestiche e dai confini della provincia a una portata nazionale.
Pure un’esigenza, quella della scrittura, derivata in gran parte dall’amore per la letteratura che, a detta della stessa autrice, è cresciuta parallelamente alla lettura e si è realizzata con l’inattesa vittoria al Campiello (ancorché fosse il romanzo iniziato a 17 anni a racchiudere una certa libertà espressiva, poi influenzata dagli eventi).
Una trafila compiutasi a Venezia che, ironizza la Rossetti: “..in realtà l’ho fatto solo per incontrare Bruno Vespa!”. Un vortice d’emozioni invece, quello che l’ha coinvolta, e lei capace di raccontarlo in aula con la stessa argomentazione brillante e allo stesso tempo asciutta del suo libro, senza per questo cedere a reticenze di fronte alle domande dei presenti, forse qualche volta anticipate nel dialogo moderato dalla Sfondrini.
Sicchè il piacevole ricordo si è sovrapposto alle tematiche del romanzo “d’autore”, tra formazione, amarezze, disillusioni, pluralismi, ma anche amori, solitudini e cambiamenti visti attraverso gli occhi scuri e profondi di chi è stato appena adolescente dopo l’Undici settembre.
Matteo Fratti