Lydia, se ci sei, batti un colpo!

Fenomeni strani nella residenza milanese
che fu della contessa Caprara Morando Bolognini.

La contessa, appassionata di scienze occulte, sembra ancora vagare nelle stanze di via Sant’Andrea. A Vedano al Lambro violato il suo sepolcro.


È stata, suo malgrado, la “santangiolina” di cui si è parlato di più sulla stampa nel 2007. È la contessa Lydia Caprara, De Montalba, moglie del conte Gian Giacomo Morando Bolognini Attendolo Sforza.
Famosa in vita per essere una delle figure di spicco della nobiltà lombarda. Famosa dopo la sua morte, per essere il fantasma che agita le notti del palazzo milanese dove visse.
Salita agli onori della cronaca dell’anno sia per una performance nella quale Luciana Savignano ne ha interpretato lo spirito (proprio nel senso di fantasma), sia per la triste profanazione della tomba avvenuta nella notte del solstizio d’estate.
Ma andiamo con ordine e ripercorriamo le vicende della contessa che fu l’ultima proprietaria del Castello di Sant’Angelo, iniziando con qualche nota biografica.


Ritratto della contessa Lydia Morando Bolognini, olio su tela di Vittorio Corcos (1859-1933), collocato su una parete della “Sala del trono” del Museo Morando Bolognini di Sant’Angelo Lodigiano. La nobildonna, indossa la splendida e lunghissima collana di perle, mai più ritrovata, appartenuta alla zia del conte Gian Giacomo Morando, la contessa Eugenia (1837-1914), che l’ebbe in dono dal re d’Italia Umberto I.

La vita

Lydia nasce a Bologna nel 1876 ma trascorre l’infanzia ad Alessandria d’Egitto. A soli 16 anni, nel 1892, sposa Gian Giacomo, l’ultimo discendente della famiglia Bolognini. Con lui vive tra il Castello di Sant’Angelo e la prestigiosa dimora milanese di famiglia, il tardo settecentesco Palazzo Bolognini di via Sant’Andrea, oggi sede del Museo di Milano e di Storia Contemporanea.
Rimasta vedova nel 1919, dopo qualche anno, nel 1933, crea la Fondazione a ricordo del marito appassionato di agricoltura, donando oltre ai possedimenti, il Castello. La finalità della Fondazione è quella di istituire a Sant’An-gelo un ente per la sperimentazione agricola e la destinazione a Museo del Castello.
Alla sua morte, avvenuta a Vedano al Lambro il 30 gennaio 1945, la contessa, senza eredi diretti, lascia il palazzo di via Sant’Andrea al Co-mune di Milano affinché divenga sede di istituzioni culturali.

Le sedute spiritiche

Nel 1963 Palazzo Bolognini viene adibito a museo e all’interno viene ricostruito anche l’appartamento della contessa. Appartamento dove Lydia - esperta di esoterismo - amava organizzare serate esclusive davanti ad una sfera di cristallo per predire il futuro; dove evocava gli spiriti circondata dai suoi libri di astrologia, di alchimia e di scienze occulte; e dove, si dice, il suo spirito sia tornato ad abitare…

Il fantasma

I primi segnali di tale presenza, raccontano i custodi del Museo, risalgono al 1994, nel corso di una prima ristrutturazione. Si udivano voci, passi, correnti fredde e solo a lavori terminati la situazione si normalizzò. Nel 2003, quando iniziarono altri lavori di manutenzione straordinaria ben più radicali, il fenomeno si ripeté. Lo conferma il direttore del Museo che racconta di notti molto agitate vissute dal personale di sorveglianza. Si sentivano spostamenti di mobili e imposte che sbattevano ma quando la vigilanza staccava l’allarme per andare a controllare, tutto risultava a posto. Talvolta si aveva l’impressione che la casa fosse abitata da più persone, come se la contessa avesse ospiti. Addirittura, prosegue il direttore, si dovette cambiare il colore alle pareti della Pinacoteca perché la prima scelta (un violetto forse un po’ troppo moderno) aveva scatenato grandi turbolenze…
Ma a parte qualche spavento, il personale del Museo e la direzione si sono abituati all’idea. Al punto da farne un’attrattiva. La scorsa primavera infatti è stato lanciato un progetto di visite guidate “con fantasma”, curato dal Teatro Franco Parenti con la famosa ballerina Luciana Savignano nei panni della “padrona di casa”.

La profanazione

Molto meno piacevole è stato invece il motivo che ha portato l’inquieta nobildonna sulle pagine dei giornali in estate.
Era la notte tra il 21 e il 22 giugno 2007, solstizio d’estate, quando ignoti profanatori sono entrati nella chiesa di Santa Maria delle Selve a Ve-dano al Lambro dove l’aristocratica è seppellita col marito e il figlio morto in giovane età. Sollevata con un argano la lastra di marmo da 15 quintali che copriva la sua tomba, hanno aperto la bara e, individuato uno scrigno d’argento in essa riposto, ne hanno rubato il contenuto. Satanisti o tombaroli? Le indagini, per quel che se ne sa, non hanno potuto chiarirlo.
Come non si sa cosa ci fosse nello scrigno. La stampa ha ipotizzato che potesse contenere la sfera di cristallo o un amuleto.
Si è fatta anche l’ipotesi che nello scrigno fosse conservata la lunghissima collana di perle ricevuta in dono dalla duchessa Eugenia Litta - la celebre “Bella Bolognina”, zia del marito ed amante di Re Umberto I - indossata dalla Caprara nel ritratto ufficiale e mai più ritrovata.
Per la contessa Lydia il 2007 è stato sicuramente un anno movimentato.
Dopo la profanazione del sepolcro il suo nome è ricorso ancora sui giornali in relazione alla chiusura dell’altro “palazzo di famiglia”, il Castello di Sant’Angelo che lei aveva donato per essere destinato a Museo e custodito degnamente.
Ora che anche la sua dimora di campagna ha bisogno di una ristrutturazione, chissà se il suo spirito ne sarà richiamato. Venga a Sant’Angelo signora contessa, potrà seguire i lavori del Castello e, con la sua influenza, farlo riaprire al più presto.
Giancarlo Belloni

 


La chiesa di Santa Maria delle Selve a Vedano al Lambro, dove ignoti ladri hanno profanato la tomba della contessa.