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Che cos’è il CDR In Italia il CDR è il rifiuto in uscita da un impianto di recupero che necessita di smaltimento. Detto anche frazione secca, viene bruciato in cementifici ed in appositi stabilimenti. Mentre in un primo tempo il CDR era classificato rifiuto ordinario, ora è rientrato nella categoria dei rifiuti speciali. Questo consente una sua commercializzazione al di fuori della regione di produzione. La legge stabilisce anche tabelle rigide sulla composizione del rifiuto (in alcuni casi si parla di CDR di qualità) e sulle procedure di incenerimento. La fissazione di limite alle emissioni non dovrebbe peraltro essere disgiunta da un severo esame delle caratteristiche del CDR, considerato che i sistemi per produrlo sono diversi, come diversi sono anche le percentuali dei relativi componenti. Tratto da: http://digilander.libero.it/nerowolfe/testi%20sito/Combustibili |
Da parte mia ho sempre pensato ad alcune questioni:
1) Probabilmente questi impianti sono ormai in grado di garantire la sicurezza per la salute dei cittadini se usati correttamente e senza risparmio di denaro sugli impianti di sicurezza. Purtroppo però questi impianti sono spesso in mano a imprenditori che antepongono l’interesse alla salute. I controlli poi sono talmente in difficoltà da risultare inefficaci. Insomma si rischia di lasciare il settore alla più libera iniziativa imprenditoriale. Darebbe maggiori garanzie una miglior presenza del pubblico.
2) La situazione è stata gestita con troppi imbarazzi e con troppe deleghe dalla comunità vidardese. Solo negli anni ’90, al momento della partenza dell’impianto c’erano state proteste poi tutto è stato delegato ad altri, all’Amministrazione, agli ecologisti.
3) Credo che per risolvere il problema queste forze non bastino. Occorre la creazione di un forte comitato popolare che veda la presenza di tutte le forze del Santangiolino per ottenere dei risultati. Insomma non si può delegare, occorre agire.
4) Visto che si tratta di impianti innovativi promossi dal Ministero (di questo stiamo parlando) credo sia utopistico chiederne la chiusura. Ma chiedere il trasferimento perché l’impianto è troppo vicino all’abitato e tenere al-tissima la vigilanza per fare in modo che la tutela della salute dei cittadini sia massima mi sembra un obiettivo raggiungibile ed allora a fianco del comitato potrebbe sorgere un osservatorio permanente. Insomma il lavoro da fare è tanto. In altri Comuni è stato fatto e si sono visti i risultati ma a Vidardo e a Sant’Angelo chi vorrà farlo?
Cristoforo Vecchietti