Le attività commerciali nella Sant’Angelo dell’Ottocento

Botteghe e mestieri di una volta



Il negozio del canestraio Bassano Lobbia in piazza Maggiore (ora piazza Libertà)

Zoccolino, ramaio, sellaio, cavagnino, cadregaro, bastè, arrotino: sono alcuni dei mestieri che si esercitavano nelle botteghe barasine nell’Ottocento e che compaiono, accanto ai rispettivi nomi, negli “Stati d’Anime” dell’Archivio parrocchiale.
Negozi e mestieri ormai scomparsi di cui si sta perdendo la memoria e che hanno accompagnato per secoli la vita della nostra gente, scandendone i ritmi e le abitudini quotidiane.
L’evoluzione dei tempi ha consentito ad alcuni di questi artigiani e piccoli imprenditori di crescere fino alla piccola o grande industria, patrimonio da cui è venuta l’industrializzazione di tante parti d’Italia. Ne sono esempio i santangiolini Manzoni e Giannoni che dalle loro modeste attività commerciali hanno creato aziende di rilevante livello produttivo.
E allora facciamo un tuffo nel passato e, come in un flashback, esploriamo la Sant’Angelo del 1890, che contava 9.883 abitanti, con le sue botteghe e i suoi mestieri.


Gruppo di avventori in posa davanti alla “Trattoria dell’Angelo” in largo della Crocetta (ora piazza Caduti)

Botteghe

Una volta vigeva la massima di “non buttar via niente”. I coltelli e le forbici dovevano servire fin che erano ridotti allo scheletro, l’ombrello doveva sempre essere aggiustato, le pentole riparate e stagnate fin alla loro completa usura, le scarpe, quelle che c’erano, dovevano sopportare molte e molte risolature.
Ed ecco allora, disseminati in tutta la borgata, almeno una trentina di negozi di ciabattini e poi zoccolini (fabbricanti di zoccoli, calzature usate dai contadini e dalla povera gente), arrotini, canestrai (che fabbricavano e riparavano oggetti di vimini), ombrellai, bottai, cappellai, magnani (i calderari) e secchiai.
E poi ancora drogherie (concentrate soprattutto all’interno del paese), prestini (panifici), salsamenterie (salumerie), rivendite di frutta e verdura, e latterie maggiormente in Borgo San Rocco.


Osterie, Trattorie, Caffè e Alberghi

L’interno della borgata, cuore pulsante della comunità con l’ospedale, l’ufficio postale, la parrocchia, la farmacia, la pretura, i carabinieri, il municipio e l’ospizio della vecchiaia, racchiude il maggior numero di locali di ritrovo.
Le trattorie sono gli esercizi più numerosi: la trattoria “Della Torre” in contrada Ponte Ferrante (l’attuale via Battisti) e le trattorie “Della Brocca” e “Semenza” in piazza Maggiore (piazza Libertà); la trattoria “Leon d’Oro” in contrada Maggiore (via Umberto I); la trattorie “Dell’Angelo” in largo della Crocetta (piazza Caduti) e la trattoria “San Carlo” al Terraggio (piazza Vittorio Veneto).
Sono in buon numero le mescite di vino: l’osteria “Santa Marta” in contrada Colombarone (via Alighieri); le osterie “San Pietro” e “Della Corona” nei pressi del Terraggio (vicolo del Terraggio). Non molto distante in contrada “Sant’Antonio” (ora via Mazzini) l’osteria delle “Lagrime”.


Sotto i portici di piazza Maggiore vi sono i due eleganti “Caffè”, quello di Giovanni Gallina e Gaetano Nosotti, nomi che diventeranno famosi per la produzione degli omonimi amaretti e, in contrada della Fiera (viale Partigiani) il “Caffè Meazza”.
Non mancano gli alberghi: il “Sant’Antonio” in contrada della Fiera (viale Partigiani), “Della Catena” e “San Giorgio” in contrada Ponte Ferrante (via Battisti) e “Della Leonessa” in largo della Crocetta (piazza Caduti).
In Borgo San Rocco, oltre all’osteria di Biagio Vigorelli in largo del Ponte (piazza Vittorio Emanuele) vi sono l’osteria di Giuseppe Beccaria e il “Caffè” di Luigi Orlandi nei pressi della stazione del tram per Lodi in contrada Santa Teresa (via Garibaldi) e i due “Caffè” condotti da De-fendente Bracchi e Cristoforo Marchesi.
In Borgo Santa Maria tre le osterie, quella di Angelo Bondioli, di Giacomo Cerri e quella del “Pellegrino” di Ambrogio Bellia oltre al “Caffè” di Bernardo Rusconi.
In Borgo San Martino sono annotati solamente l’osteria “San Giuseppe” di Lampugnani e il “Caffè Cantoni”.



Mestieri

Ogni Borgo è caratterizzato da mestieri che si differenziano nettamente dagli altri.
In Borgo San Martino è prevalente la lavorazione della corda; sono 69 gli addetti tutti residenti nel rione. Rilevante è la presenza dei “pizzè” commercianti di pizzi e merletti, presenti anche in altri Borghi, ma in numero inferiore.
In Borgo Santa Maria ci sono soprattutto ortolani seguiti da pollivendoli. In via Costa si contano ben 103 uomini che si dedicano all’attività di pescatori.
Fra gli abitanti di Borgo San Rocco prevale la qualifica di “giornaliero” che definisce coloro che non hanno un mestiere sicuro. Si riscontrano anche le attività di mediatore e fabbro.
Palotè, pippè, sigulè, butteratore, brentatore e linarolo, sono denominazioni curiose di altri mestieri esercitati nella borgata e annotati nello Stato d’Anime parrocchiale.
Oggi, la tecnologia ha soppiantato questi processi lavorativi, sostituendo la manualità con attrezzature sempre più sofisticate.
Ma quanto più l’uomo crea nuove macchine, tanto più la natura, che freme nelle sue mani, ha bisogno di dar corpo a qualcosa che si tocca, si plasma, si rifinisce, si piega e si raddrizza, si salda, si accorpa, si lucida.
Cosicché, toccando e forgiando la materia, l’uomo possa capire le ragioni profonde del mondo.
Antonio Saletta