Care maestre…..

La scuola elementare di via Morzenti ha compiuto nel 2004 cento anni. A voler fare una storia delle istituzioni più antiche e importanti del paese, non si potrebbe fare a meno di parlare delle vicende che hanno portato alla sua costituzione e costruzione e del rapporto tra la scuola e il resto del tessuto sociale barasino in quegli anni a cavallo tra XIX e XX secolo. Per raccontare un po' dell'enorme flusso di umanità che in cento anni è passato attraverso quelle istituzioni, invece, non si può fare a meno di parlare con le persone che hanno dedicato la propria vita all'insegnamento.

Con una serie di articoli, Il Ponte vuole rendere omaggio a tanti insegnanti, maestre e maestri, che alle scuole elementari di via Morzenti e via Statuto hanno aiutato a crescere generazioni di santangiolini.
Cominciamo con la storia di due figure senz'altro care a molti ex bambini: la maestra Mariuccia Corbellini Vinzia e la maestra Teresina Alchieri Bracchi.
Alla maestrina Mariuccia Corbellini , oggi splendida novantenne, viene assegnato il primo incarico nel 1937. A pochi mesi dal matrimonio, Mariuccia deve raggiungere il suo posto di lavoro tra le nevi della Val Brembana, dove rimarrà per circa un anno. Suo marito, il lodigiano Luigi Vinzia, già maestro elementare alle scuole di San Colombano al Lambro, sarà richiamato alle armi nel 1939 come capitano del terzo reggimento bersaglieri. Morirà in Russia il 4 aprile 1943 in un'operazione che gli varrà una medaglia d'oro e una lettera di encomio del Papa, lasciando la giovane sposa e la loro neonata figlia.

Mariuccia Corbellini Vinzia

Dopo l'esperienza tra i monti, Mariuccia fa ritorno alle sue terre andando ad insegnare, tra il 1938 e il 1939, nelle scuole di Campagna, S. Colombano e Graffignana: "A Graffignana si andava in bicicletta, perché la corriera non combaciava con l'orario scolastico, sotto la neve, l'acqua e il vento. Facevo la strada con una collega e quando eravamo fortunate c'era la ciör-ciör dei Paiòn (una vecchia corriera, ndr) a darci un passaggio. Si stava a scuola tutto il giorno, mattina e pomeriggio; il giorno di vacanza era il giovedì. Se si arrivava dopo un acquazzone, tutte bagnate, la bidella aggiungeva fascine al fuoco per asciugarci e scaldarci. Poi, finalmente, la Massaglia".
Nel 1939, la maestra Mariuccia è chiamata ad insegnare alle scuole elementari di Sant'Angelo, presso il distaccamento sanrocchino situato in via Statuto, nell'edificio che oggi ospita gli uffici dell'Inps. Solo negli anni '60 la scuola si trasferirà nel nuovo complesso di viale Monte Grappa.
"Ero orgogliosa di insegnare in quel quartiere, volevo bene ai bambini, li seguivo ed assicuravo alle mamme, che lavoravano, di prendermi cura di loro".
Ai tempi di cui stiamo parlando, a Sant'Angelo era molto sentita la separazione tra le due zone del paese, al di qua e al di là del Lambro. Quindi per la maestra Corbellini, nata e cresciuta nella casa di famiglia in via Madre Cabrini, insegnare a San Rocco era un po' come espatriare ogni giorno. E non mancava un certo spirito di competizione: "Volevo che i miei scolari facessero capire a tutto Sant'Angelo che i piccoli di via Statuto gareggiavano in educazione, comportamento e profitto con chiunque altro. Un anno il direttore mi ha chiesto di trasferirmi alle scuole di via Morzenti, ma io non ho voluto abbandonare i miei ragazzi". Nei suoi 35 anni di carriera, dal 1937 al 1972, la maestra Corbellini si è presa cura di centinaia di scolari, molti dei quali non hanno mai dimenticato l'affetto da lei ricevuto: "Tutte le sere, prima di addormentarmi facevo un esame: li vedevo tutti, e mi chiedevo quale era stato il mio atteggiamento rispetto ad ogni piccolo. E così ho trascorso i miei anni con loro, affezionandomi ai più birichini. Li ho seguiti sempre dalla prima alla quinta e ancora mi ricordano". Ed è proprio vero: a testimoniarlo, le fotografie di rimpatriate in cui gli ex alunni, ormai uomini e donne adulti, festeggiano la maestra che fu per loro un'importante educatrice. "In molti sono tornati a trovarmi in questi anni, sanno che io li conoscevo bene, entravo nelle loro famiglie. Spesso, quelli che avevano più bisogno di sostegno me li portavo a casa, non li lasciavo finito l'orario scolastico".

Un gruppo di alunni della scuola elementare del rione San Rocco, negli anni '60,
con la maestra Mariuccia Corbellini Vinzia

Per lei anche una medaglia d'oro, donatale dopo il pensionamento dagli alunni del quinquennio 1951-1956.
Parallela alla storia della maestra Corbellini, corre quella di Teresina Bracchi , altra figura importante per il percorso formativo di molti santangiolini che nel 1939, appena ventunenne, si diploma presso gli istituti di Pavia: "Quell'anno venne indetto un concorso. Appena sostenuti gli esami, ebbi tempo quindici giorni per presentare tutti i documenti e risultare idonea. Ma senza alcuna esperienza ero molto bassa in graduatoria e impiegai nove anni per diventare insegnante di ruolo". In quegli anni di sostituzioni e supplenze, Teresina ha modo di girare tutte le scuole del circondario: Maiano, Bargano, Villanova, Graffignana (allora compresa nella direzione didattica di Sant'Angelo), Valera, Marudo, Castiraga, Caselle, Calvenzano, Mairano e Borgo Littorio, oggi Borgo San Giovanni.

Teresina Alchieri Bracchi

Come per Mariuccia, anche per Teresina il mezzo principe è la bicicletta, salvo eccezioni: "Un anno in cui insegnavo a Bargano, per tre mesi a causa della neve dovetti raggiungere la scuola a piedi, in compagnia della collega Elena Moiraghi. Io aspettavo il primo figlio e per camminare in mezzo alla neve indossavo gli stivali alti dei pescatori. Un giorno il bidello, il signor Giorgi, si offrì di riaccompagnarci al ritorno sulla sua barèta, il carro a cui aveva tolto le ruote e usava come una slitta trainata da un cavallo. Successe che alla Galeotta la barèta si rovesciò e io, la signora Moiraghi e un altro maestro rimanemmo sotto. Fortunatamente il bidello riuscì a far spostare il cavallo, e noi continuammo il nostro viaggio a piedi".
Non c'erano solo le intemperie a frapporsi sul cammino verso la scuola. Bisogna ricordare che quegli anni così difficili erano soprattutto anni di guerra, e Teresina pedalava sotto la pioggia, sotto il sole, sotto la neve e sotto il fuoco dei mitraglieri.
"Mi recavo a Calvenzano, sempre con la mia collega Moiraghi. Quel giorno passò Pippo, l'aereo mitragliatore. Quando cominciò a sparare caddi nel fosso con la bicicletta. Era inverno, dall'acqua del fosso mi trascinai carponi attraverso la marcita fino ad una cascina dove la fitàula mi fece cambiare gli abiti. Quella mattina riuscimmo comunque a fare lezione, ma verso le dieci e mezza sentimmo tornare Pippo. Nel campo davanti alla scuola c'erano dei pagliai disposti in modo tale che probabilmente potevano sembrare capanne, e quindi degli obiettivi da colpire. Riunimmo tutti i bambini in una sola classe, li facemmo sedere sotto le finestre e abbassammo le tapparelle in attesa che tutto finisse". I bambini, va da sé, dovevano essere terrorizzati. Ma accadde l'imprevisto: "La mia collega aveva una particolarità, che in situazioni di forte tensione scoppiava a ridere in maniera incontenibile. Era un riso isterico, ovviamente, ma dai bambini fu preso come un'esplosione di allegria che li contagiò e salvò la loro spensieratezza sotto il fuoco delle mitragliatrici".
Nel 1948 Teresina è assunta di ruolo dalla direzione didattica di Sant'Angelo, alle scuole di via Morzenti, dove insegnerà fino alla pensione arrivata nel 1982.

La classe terza, anno 1959, con la maestra Teresina Alchieri Bracchi

La maestra Bracchi si è sempre distinta per passione e disponibilità, come quando insegnò ad una collega toscana il dialetto barasino: "Devi dire bùrdeghi, non sozzi… e cadréga, non seggiola, altrimenti i ragazzi non ti capiscono. Fino agli anni '50, i bambini erano perlopiù pori fiöi; quelli di Sant'Angelo, alla mattina lavoravano come curdè: il tempo di mangiare una mela e cominciava la scuola".
Per un disguido burocratico collegato alla nomina del maestro Cappelletti, la signora Bracchi arrivò ad essere la maestra di 70 scolari tutti riuniti in una sola classe. Fin tanto che le classi erano divise per sesso, Teresina ebbe sempre a che fare coi maschiacci, "poi nel '59 mi dissero che dovevo cedere nove dei miei alunni per formare le classi miste. Io non ne volevo sapere di abbandonare dei ragazzi che avevo accompagnato fino in terza: quell'anno finii sotto sanzione disciplinare".
Teresina è ricordata come un'educatrice controcorrente, che negli anni '60 insegnava l'aritmetica sfruttando la passione dei suoi alunni: la classifica del campionato di calcio. Oggi fa un po' sorridere, ma allora erano gli anni '60.
E la scuola di adesso?
Quando ne parliamo, la maestra Bracchi mi spiega che non le piace il modo in cui l'orario viene suddiviso rispetto all'alternanza di più insegnanti nella stessa classe.
"E poi mi sembra che venga sempre meno la collaborazione delle famiglie. I genitori sono entrati nella scuola da qualche anno, è vero, ma non nel modo corretto: spesso a dover essere educate sono proprio le famiglie, che vorrebbero insegnare alle maestre il loro mestiere. Ma la collaborazione è un'altra cosa e io sono stata fortunata, perché ne ho trovata molta ai tempi in cui insegnavo".

Giuseppe Sommariva

Ecco come erano 72 anni fa...... le alunne della classe prima elementare di Borgo San Rocco,
con la maestra Medaglia di Lodi!
Angela

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