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IL PONTE
il rosario el rusari
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ANNO 7 - N. 3 (Versione web - anno 4 n.3) NUOVA SERIE GIUGNO 2003

Nuovo libro di Achille Mascheroni

 ElRusari

 La sala della filiale santangiolina della Banca Popolare di Lodi ha ospitato, venerdì 9 maggio 2003, la presentazione del libro El Rusari di Achille Mascheroni, contenente un’antologia di poesie in dialetto barasino, dall’autore ritenute fra le più significative tra quelle pubblicate nei suoi volumi: Sant’Angel dal campanén, El noste munde e Sonetti e rime dal loggione.
Il volume di 134 pagine, contiene 67 poesie, porta in copertina un ritratto di Mascheroni, opera del pittore Giuliano Bonaventura ed è stato realizzato dalla Editrice Greco & Greco con il contributo della Banca Popolare di Lodi e del Comune di Sant’Angelo Lodigiano.
Condotta dalla lodigiana Carla Galletti, la serata ha avuto come relatore Ferruccio Pallavera, direttore de “Il Cittadino”, il quale ha intrattenuto i presenti sulla cultura del dialetto, un modo di esprimersi che fa parte della nostra storia più autentica. Ha sottolineato la musicalità del nostro vernacolo che lo rende nettamente distinguibile da tutti gli altri idiomi del territorio lodigiano ed ha auspicato la compilazione di un vocabolario dello stesso.
Con gli attori Roberto Marelli e Franco Friggeri era presente l’attrice Carla Canzi (protagonista con il santangiolino Carlo Cabrini del film “I fidanzati” di Ermanno Olmi nel 1963) che ha letto uno scritto postumo dello scrittore-giornalista Age Bassi, a cui Achille Mascheroni ha dedicato il libro.
Alcune rime contenute nel volume sono state lette dall’autore, mentre la conclusione della serata ha visto la partecipazione degli attori della Compagnia del dialetto barasino che hanno interpretato, in maniera colorita, le poesie Al murtori e El rusari.
Nel corso della serata è stato opportunamente ricordato come El Rusari viene pubblicato nel venticinquesimo anniversario dell’uscita del primo libro di poesie in dialetto santangiolino, dal titolo Sant’Angel dal campanèn, presentato il 16 giugno 1978 nella sala dei Cavalieri del Castello Morando Bolognini. Vale la pena di ricordare che in quella occasione le poesie di Achille Mascheroni furono efficacemente interpretate da Pinuccia Tonali Pagani e da colui che firma questa cronaca.

Antonio Saletta

“I Promessi Sposi”
in dialetto barasino

 

Renzo e Lucia in riva al Lambro

  Successo per la rappresentazione teatrale de “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, che la Compagnia del Dialetto Barasino ha rappresentato nelle due serate del 12 e 13 aprile al Cupolone e, il 24 maggio, presso la Casa di Riposo, facendo registrare il tutto esaurito e ottenendo consensi positivi.

   L’idea porta la firma di Angelo Gallorini, che ha ridotto liberamente nel nostro dialetto alcune parti del romanzo manzoniano, ne ha curato allestimento e regia e ha interpretato Agnese, la madre di Lucia. Un lavoro preparato da lungo tempo con passione e impegno, premiato alla grande, tanto da superare le più rosee previsioni.

   La Compagnia del Dialetto Barasino è composta da attori dilettanti. Con Angelo Gallorini hanno recitato Franco Altrocchi, nei ruoli di Perpetua, la monaca di Monza e di Donna Prassede; Franco Mafessoni nei panni di Don Abbondio e Don Ferrante; Antonio Ottolini nelle vesti di Renzo e Vittorio Mascheroni in quelle di Lucia. Pietro Rusconi nei ruoli del Dott. Azzeccagarbugli, Fra’ Cristoforo e di un gustosissimo Bortolo; Luigi Cavallini era Don Rodrigo, Lorenzo Fratti l’Innominato ed Eleonora Bersani “la peste”.

   Geniale l’idea scenica di legare i vari momenti dello spettacolo con la figura di Alessandro Manzoni, impersonificato da Nicola Aschieri. In mezzo a questi santangiolini c’erano anche due “forestieri”, il graffignanino Natale Boselli e il pavese Luigi Pozzi che hanno assimilato con bravura il nostro dialetto.

   Elogio particolare al corpo di ballo diretto da Erika Caccioppolini che ha illustrato coreograficamente l’assalto ai forni e la calata dei Lanzichenecchi.

   E’ stato tutto talmente piacevole che l’evento può considerarsi davvero riuscito. I nostri attori hanno messo a fuoco la simpatia, la genialità e l’arguzia tipica del popolo barasino. Meritano un grosso applauso e l’incoraggiamento a continuare, attraverso il dialetto, a riscoprire e salvaguardare le radici culturali della nostra borgata.

 

Peppino Pisati

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