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IL PONTE
fondatori dell'avis
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ANNO 6 - N.3 (Versione web - anno 3 n.3) NUOVA SERIE GIUGNO 2002

protagonisti e fondatori dell' avis

La storia dell’AVIS di Sant’Angelo

nel racconto dei suoi protagonisti

Vi vogliamo presentare un breve racconto sulla nascita e sui primi anni di vita dell’AVIS di Sant’Angelo Lodigiano attraverso la voce di uno dei suoi fondatori e più meritevoli continuatori di questa associazione.

Presentare il prof. Antonio Soini sembra quasi superfluo considerando le sue opere a favore della collettività santangiolina; fra queste non si può dimenticare che egli fu uno dei fondatori dell’AVIS, donatore, nonché direttore sanitario, ed ora, per nomina del Consiglio direttivo anche Presidente onorario.

fondatori dell' avis
Antonio Soini

Abbiamo considerato la sua partecipazione ed i suoi ricordi, un indispensabile supporto per la ricostruzione del periodo pre-associativo e della nascita dell’AVIS in Sant’Angelo.

Nell’archivio sociale è stato ritrovato un suo scritto con il quale egli intendeva lasciare una memoria dei primi passi compiuti dall’associazione; ve la proponiamo in forma di intervista per renderne la lettura più agevole.

Come e in quale periodo è iniziata la pratica delle donazioni di sangue in Sant’Angelo?

La pratica delle donazioni può considerarsi iniziata intorno all’anno 1945 poco prima della fine della seconda guerra mondiale.

In un certo senso presso il reparto maternità che, notoriamente necessita spesso di sangue di primo intervento. Occorre specificare che principalmente i parti patologici venivano espletati in Ospedale, poiché di norma i parti naturali avvenivano nelle abitazioni.

Come ricorda gli aspetti più significativi che hanno portato alla nascita dell’Associazione?

In coincidenza dell’inaugurazione del reparto maternità erano ricoverate, in una bella sala del pianterreno, diverse partorienti. In piena notte le donne ricoverate furono svegliate dalle minacce da parte di persone che parlavano concitatamente ed in una lingua sconosciuta e picchiavano alla porticina posteriore dell’ingresso dell’ospedale. Erano dei soldati tedeschi che, in base ad una convenzione con l’ospedale, venivano a trascorrere la notte proprio nei locali occupati dalle partorienti; resisi conto della situazione, si allontanarono desistendo dalla loro richiesta. Lo spavento tuttavia provocò l’instaurarsi in alcune donne di un travaglio di parto. La paziente che manifestava maggiori problemi presentava una placenta previa laterale con conseguente emorragia. Occorreva del sangue.

Fortunatamente era disponibile un donatore universale del gruppo 0. Col sistema dei grossi siringoni paraffinati fu possibile, anche con la collaborazione della Superiora delle Suore, improvvisare una trasfusione di sangue.

Fu questa la prima donazione di sangue effettuata a Sant’Angelo.

Praticamente con questo atto non ufficiale fu fondata l’AVIS santangiolina. Tale episodio rese pressante la necessità di sangue da trasfondere, per lo meno per i casi più urgenti.

fondatori dell' avis
Carlo Speziani

Successivamente come si sviluppò l’Associazione?

In una prima rudimentale organizzazione furono determinati i gruppi del personale infermieristico; in altri casi furono contattati e resi partecipi i parenti dell’ammalato da trasfondere.

Si utilizzava un’apparecchiatura dal funzionamento piuttosto complesso chiamata "emodiagnostico".

Tra le persone sottoposte ad analisi del gruppo, alcune si dichiaravano disposte a donare il sangue anche per successivi eventi. Vennero pertanto catalogate su schede di vario colore in relazione al gruppo sanguigno con indicazione altresì delle generalità e della reperibilità.

Naturalmente questo abbozzo di associazione era lontano dal poter essere considerato un sistema affidabile.

Quali potevano essere considerati i principale impedimenti?

La prima difficoltà era quella di raggiungere in qualsiasi momento i donatori, particolarmente nei luoghi di lavoro; inoltre i donatori di gruppi rari erano insufficienti per far fronte alle richieste. L’entusiasmo e la disciplina sopperivano tuttavia ad ogni difficoltà. Con lo sviluppo dell’Ospedale i bisogni, poi, crescevano continuamente.

Fu allora così che si rese necessario organizzare i donatori in un’associazione stabile?

A seguito di una pubblica assemblea indetta nel salone parrocchiale, risultata più numerosa del previsto, furono raccolte molte adesioni. Venne nominato all’unanimità il Signor Carlo Speziani, Segretario il Maestro Renato Biancardi e come Direttore Sanitario il sottoscritto Prof. Antonio Soini. Per espletare le pratiche necessarie furono presi contatti con il Dott. Vittorio Formentano, esponente dell’Associazione Provinciale di Milano, nonché fondatore dell’AVIS stessa; in tal modo l’AVIS ebbe il crisma dell’ufficialità.

Ringraziando il Prof. Soini per la preziosa testimonianza vorremmo proseguire con altre brevi considerazioni.

Dopo quegli inizi, per certi versi avventurosi, l’associazione mosse i primi veri passi, facendo opera di sensibilizzazione per cercare sempre nuovi donatori e stringendo sempre più la collaborazione con il locale Ospedale.

Gradatamente si passò dalla trasfusione "diretta", ossia dal passaggio istantaneo da donatore a ricevente, alla trasfusione tramite flacone prima e sacca poi.

Tuttavia, nonostante la crescita continua e, conseguentemente, l’aumento dell’impegno da profondere per la vita associativa, non era ancora disponibile una sede fissa cosicché gli incontri, le riunioni e l’opera di sensibilizzazione, venivano svolti o in locali pubblici o presso persone disponibili a ricevere nella propria abitazione i componenti del Consiglio direttivo.

Va qui sottolineata l’instancabile opera del Signor Carlo Speziani, che per molti anni svolse tutti i compiti per il funzionamento associativo, ospitando anche in casa propria la sede sociale ed il relativo archivio.

Sull’entusiasmo e sulla spinta di alcuni volonterosi, sorsero anche i gruppi di Graffignana e di Valera Fratta che pur facendo parte ad ogni effetto della sezione santangiolina, organizzano e vivacizzano la vita associativa delle loro comunità.

Solo agli inizi degli anni Ottanta, e su specifica richiesta dell’associazione, l’Amministrazione Comunale concesse in comodato alcuni vetusti e pericolanti fabbricati annessi al vecchio ospedale che divennero, con radicali interventi di ristrutturazione e ripristino l’attuale sede sociale. I lavori dovevano essere eseguiti da parte dell’associazione e di ciò se ne fece pieno carico il Consiglio direttivo. Nella vita associativa questo rappresentò sicuramente uno dei periodi più significativi. Oggi, con non poco orgoglio, si può affermare che la sede barasina è tra le più belle e funzionali di tutta la zona, invidiata ed ammirata da tutte le consorelle che periodicamente, in occasione di feste o riunioni zonali hanno occasione di visitarla. Importante e significativo rimane il fatto che i lavori furono finanziati unicamente con la generosità del paese, la piena disponibilità degli imprenditori locali ed i grossi sacrifici dei donatori che contribuirono in prima persona gratuitamente e con fatica alla realizzazione di tutte le opere. La Sede venne inaugurata ufficialmente il 10 novembre 1985 così da poter contare da allora su un luogo fisso per animare convenientemente tutte le attività.

Nel 1988 si ottenne l’autorizzazione regionale ad effettuare i prelievi presso la Sede sociale, autorizzazione rimasta in vigore fino al 1996, data in cui per disposizione dell’ASL venne stabilito che le donazioni potevano essere effettuare solamente presso i centri ospedalieri.

Durante quegli anni i prelievi effettuati presso la sede sociale attrezzata a centro fisso di raccolta assommavano a circa 700 unità annue, contando soprattutto sull’opera instancabile dei medici avisini e del direttore sanitario che provvedevano con grande professionalità e gratuitamente al prelievo di sangue.

In quegli anni la raccolta di sangue era tale da sovrabbondare le richieste del nostro ospedale per cui l’esubero veniva trasferito al Centro di Raccolta dell’Ospedale Ca’ Granda di Milano. Sempre in quel periodo, purtroppo, sorsero contestazioni ed incomprensioni fra i vertici dell’organizzazione ospedaliera e l’AVIS in materia di controlli sanitari sui donatori il cui sangue non veniva utilizzato in paese. Fu così che, per non venir meno ai propri fini istituzionali, il direttivo della sezione si fece carico di tutti gli esami previsti per legge sostenendo un notevole sacrificio economico ma con la convinzione di non poter meglio spendere quei soldi che i donatori stessi avevano contribuito ad accantonare. Fortunatamente la situazione si è evoluta in senso positivo: ora tutte le raccolte di sangue sono dirette all’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi che si fa carico della tutela dei donatori e quindi, di riflesso, anche dei malati ai quali il sangue è destinato.

Concludendo, vogliamo sottolineare come, partendo dal gruppo di circa 60 volontari "pionieri" passando per i circa 410 donatori attuali, sia sempre urgente la necessità di allargare il numero di coloro che accolgano il messaggio avisino affinché il sangue, questo insostituibile "medicinale", sia sempre disponibile per tutti.

Volutamente non facciamo il nome di alcun donatore nel pieno rispetto dello spirito associativo che vuole la donazione anonima, gratuita e volontaria; tra i documenti gelosamente conservati nell’archivio sociale, esistono comunque esempi di persone che hanno onorato la loro vita attraverso questo semplice gesto.

Il loro merito è già scritto e non verrà dimenticato.

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