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IL PONTE
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ANNO 4 - N.6 (Versione web - anno 1 n.3) NUOVA SERIE DICEMBRE 2000
ballata ballate lombarde italiane lombardia

La ballata di Sant'Angelo

Vecchio Sant'Angelo di prima della guerra

quando ancora si portava mantello

giacca gilet ghette e cappello

ed i "paisan" non lasciavan la terra.

Feudo eri stato dei conti Bolognini

che incautamente ospitar Casanova,

lui nel Castello dentro un'alcova

al conte Ambrogio mise i cornini.

Desti i natali a santa Cabrini

purtroppo anche a Giamba Sommariva

la cui fama di ladro saliva

era nota anche fuor dei confini

Caro paese del prevosto Rizzi

(all'oratorio c'era Don Nicola,

e Cavallini curava la scuola

e all'ospedale visitava anche Spizzi).

Paese mio di quand'ero bambino

con le prime villette alla Vignola

(certo ispirate dal buon Don Nicola

che dappertutto mettea lo zampino)

Eri noto per Savarè e Manzoni,

per le trebbie su cui con aria truce

andava a lavorar persino il duce

e per il dolce burro Mascheroni.

Eri allor profumato di amaretti

Gatti Nosotti Rippa (o Gallina)

quando in castello c'era Mariettina

e i soli medici Grassi e Moretti.

Caro paese di tanti anni fa

di Pögiurus e di Paciacavai

di Marcinpiodula e del pôr Giülai

con Silvestro Tonolli Podestà.

Vecchio paese di Altrocchi e Moisello

che gestian l'Italia e il Centrale

garantendo: "E' proprio speciale,

è un filmone, di tutti il più bello!"

Fiero Sant' Angelo degli anni ruggenti

con la "Sportiva" guidata dai Pelli

e vi giocavan Boggioni e Cipelli,

Giorgi, Tortini e "Casnaia" Morzenti.

Eri il paese del "cervellè" Ravera

che portava all'orecchio un anellino,

ma preparava un dolce cotechino

il cui profumo arrivava anche in l'èra!

Vecchio Sant' Angelo, col dottor Comaschi

spesso seduto ai piedi del castello

sempre agghindato in cravatta e cappello,

quando alla Costa eran tutti Bagnaschi

Daccò Vecchietti Crespi e Furiosi

ma per trovarli invece del cognome

dovei conoscere il lor soprannome

del quale tutti eravamo curiosi.

C'era persino un "puparo" in castello

il cui nome era Eusobio Rinaldo,

nei mesi estivi, per chi aveva caldo,

c'era anche il ghiaccio, vicino al macello.

Le scarpe si coprivan da Tunèlla

le stoffe da Roderi e da Manenti

era industriale Palmiro Morzenti

eran droghieri Rovida ed Isella.

In centro c'era "el sarte d'la Ranèra"

c'era pure Brambati Marcello

che vendea "dalla calza al cappello"

e c'era anche il bottaio Manera.

Il "pio" Tronconi vendea coloniali

ferramenta eran Boggi e Manzoni

eran ciclisti Ciodu e Rognoni

e l'unico ingegnere era Tonali.

Libri e quaderni vendea il buon Caprara

i giornali lo scorbutico Cesàri

le lampadine Minestra e Fusari,

noleggiava autovetture Ernesto Sara

(che nel risparmio era un vero fanatico)

Vitali e Pasqua vendean monumenti

Rusconi Dionigino le sementi

l'organo in chiesa sonava Paratico.

Eri il paese dei tilè e dei cordai

quando sul Trage ed in Culumbaron

vi lavoravan Cinciö e Magon

e col carretto girava Giülai.

Sul Lambro c'era la "Canottieri"

c'eran Catasto, Registro ed il Dazio

eppur trovarono anche lo spazio

per dare tetto ai Finanzieri!

Caro paese di mia nonna Ada

di Anita Rozza e della Pia Manzoni

delegate ad elargir bollettoni

(e si formava la coda per strada

per aver gratis un litro di latte).

Ce n'era tanta di gente a bolletta

(ma pochi penso con l'anima gretta)

che non poteva onorare le tratte.

Eri il paese di Pisalümen

del Bum, del Naia e di Gravison

del vecchio Abbiati e di Giuan Paion

(che rilassavasi al Circulen)

di Peder l'oste, Giannini e Vaccarini

di Scolari, Latini e Carinelli

di Bunasira e del dottor Ganelli

(della centrale farmacia Madonini).

Caro paesone dei tempi miei

dei bar Marcel e del Purcelen

del grande "battitore" Buienten

di Vecchio Enea e di Dante di Bei.

Eri il paese della mamma di Craxi

ma forse il solo senza ferrovia

della pur ricca e bella Lombardia

e per venirci occorre prender un taxi.

Il festone era ai primi di luglio,

col cancinculo, i fuochi artificiali,

il tiro a segno, la fiera dei cavalli

con noi ragazzi tutti in subbuglio.

A mezz'agosto c'era San Rocco

che buoni i ravioli da Üsten

fra un coro d'opere e un "liter de ven"

si rincasava non prima del tocco.

Caro Sant'Angelo di un po' d'anni dopo

col caffé Gatti gestito dai Bollati

ed i passanti che venian chiamati

così, per celia e nessun altro scopo.

Vi comiziava Carlino Avogadri

gli rispondeva Carlo Madonini

oppure "il bieco" agrario Gambini

pel quale "i paisan eren tutt ladri!".

Che serate! Col "Figiu" Bellia

con Bertino, Battista e Basiglio

specialisti nel metter scompiglio

ma certo non mancava l'allegria!

Ora i medici eran Rizzi e Benincori

e al "Delmati " Soini e Angelini

curavan tutti, non solo i bambini,

ma i brutti i belli i poveri e i signori.

A capo dei caramba era Cecchin

(com'eran utili i suoi scappellotti!)

i vigili eran due, Baggi e Bellotti

che multavano i senza fanalin.

A ballare si andava alle Saline

dove sonavan Teresio e Furtüna,

ogni sera festiva sino all'una

e vi accorrevan tante belle bambine.

Da allora son passati dieci lustri,

son di più gli amici al cimitero

di quelli vivi, che vedo ogni tanto.

Pochi di noi son diventati illustri

tutti oramai non siamo che nonni

(qualcuno è diventato cavaliere)

sol con la nonna, ahimè! Possiam "giacere"

assomigliamo sempre più a dei tonni!

La Sportiva mi sembra un po' "in giesa"

perde in casa persin col Codogno,

che tristezza! E che squadre da sogno

si allestivan ai tempi di Chiesa!

Ora hai grattacieli e condomini

hai più rosse persin di Maranello

non ti conosco più paese bello

che piacesti a Pier Paolo Pasolini.

Lodi, 24 10/ 2000 (mio compleaano)

Pino Corsi

 

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