Dal Pakistan a Sant’Angelo: l’analisi geopolitica del professor Ramaioli
Il santangiolino, docente universitario a Karachi, invitato da Acli e Unitre

di Matteo Fratti


Sant’Angelo Lodigiano. Se una sera d’estate un viaggiatore..., potrebbe essere proprio il caso di dire parafrasando un noto romanzo di Calvino, che se nessuno è profeta in patria, Massimo Ramaioli (al centro nella foto), classe 1981, torna a casa per una breve pausa estiva dalle lezioni dell’Università Habib di Karachi, dove attualmente vive e lavora, approdato lì dopo qualche tempo professionalmente “in giro” con un curriculum che ne ha fatto pure profondo conoscitore di alcune zone calde del mondo, oltre che acuto studioso di relazioni internazionali e attento viaggiatore, appunto.
È quindi una sera di inizio estate che lo accoglie, atteso protagonista per un ultimo incontro in programma con la mediazione di Unitre lodigiana e le Acli di Sant’Angelo, lo scorso 25 giugno col titolo “La Cina e la nuova Via della seta negli equilibri mondiali”, per un’accurata lezione stavolta da una cattedra “di casa”, in una sala Girona colma per l’occasione e nonostante una delle giornate più torride dell’estate appena trascorsa. Qualcosa a cui il nostro ci conferma di essersi però abituato, afferma con tono consolatorio prima di approntare la sua digressione, visto che in Pakistan temperature come queste si sentono già da febbraio. È anzitutto una lezione di sopravvivenza allora quella che Ramaioli ci testimonia, lui che delle aree di un Sud del mondo “caldo” non soltanto climaticamente ha avuto esperienza diretta nella sua formazione scientifica, oggi esperto di politica estera certamente, ma più ancora di quelle tematiche mediorientali che ha avuto modo di studiare sul campo, niente di profetico, tra Nairobi, Damasco, Amman, oltre che negli U.S.A. A fare gli onori di casa nella serata in questione il direttore dell’Unitre Stefano Taravella, che ha colto l’attimo prima che l’estate dileguasse le occasioni di approfondimenti culturali di tal fatta, con previsioni di una scarsa partecipazione il cui rischio già si attanagliava in un afoso presente, disatteso invece dall’accoglienza e dall’interesse ivi testimoniato da una sala che aveva esaurito i posti a sedere già prima dell’orario stabilito.
Ramaioli ha dialogato con grande libertà assieme al nostro direttore, nonché giornalista de “Il Cittadino” Lorenzo Rinaldi, invitato da alcuni spunti offertigli ad un’analisi a dir poco illuminante sugli attuali equilibri internazionali, in cui la Cina si fa sempre più strada con una lungimiranza che già ai tempi di Mao giudicava troppo prematura la contemporaneità occidentale per comprendere le conseguenze della Rivoluzione francese! Attraverso cenni di un contesto culturale di tal fatta, Ramaioli arriva al pubblico chiarendo la sorprendente capacità di una cultura lontana come quella cinese, di intessere rapporti con l’estero al fine di un accesso privilegiato alle risorse, improntando un nuovo modello che tra sviluppi economici e ruolo presidenziale, la dice lunga sulle dinamiche istituzionali per una coesione culturale forte (e forzata), scevra del peso di alcune responsabilità internazionali che per esempio, gli USA hanno assunto oggi come superpotenza, cercando invece quanto ne consolidi un potere economico a livello globale ad aprirne la via ai futuri scenari internazionali. Ecco perché la favoleggiata “nuova Via della seta”, a creare porti nell’Oceano indiano e accordi infrastrutturali coll’Occidente via terra (come il cosiddetto Memorandum Italia – Cina di prima dell’estate) va a riempire quel vuoto che la politica isolazionista di Trump ha lasciato, e su cui ha investito con sguardo lontano la stessa geopolitica del “dragone”, nelle mire di accaparramento di una meno poetica risorsa petrolifera.


IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano