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Per la nuova start-up editoriale milanese il ricettario dei racconti di un autore “di casa”

di Matteo Fratti

È un libro di racconti, che ho tra le mani, e mi domando se tra le eventuali tracce autobiografiche di chi l’ha scritto, nelle fila di uno di questi, ci possa essere magari il ricordo di un’estate, quella di tanti anni fa, in cui con alcuni amici un po’ vagabondi peregrinammo tra Inghilterra e Irlanda, biglietto ferroviario inter-rail come si usava allora, un po’ viaggio di formazione prima della generazione Erasmus e di un’Europa di moneta e sanità comunitarie, un po’ vacanza on the (rail-)road cui da tempo auspicavamo, dopo gli anni del liceo.
Tra quelle vecchie conoscenze, nello spazio di un’estate, c’era anche Luca Murano. Finimmo per chiamarci coi nomi dei cantanti che più ci piacevano, al ritorno: generi diversi per una comune passione musicale i cui dischi forse allora, era più probabile trovarli all’estero rispetto al Terzo Mondo musicale (e non solo) che è rimasta l’Italia.
Poi, come sempre, qualcuno resta e qualcuno va (un “cinquanta e cinquanta”, com’è per noi oggi, da quell’ultima estate) e Murano, nato a Lodi da genitori di Salerno, adolescenza e seguito in Sant’Angelo, vive oggi a Firenze. È quindi nell’inconsapevolezza di entrambi e con piacere che lo ritrovo per caso, allorché questo suo testo mi giunge indirettamente dalla nostra redazione. Come un originale ricettario narrativo, che “non di solo pane vive l’uomo” anche se, come dice la biografia nella quarta di copertina, Luca mangia tanto.
E chissà come siamo, dopo tanti anni, certo è che il nutrimento culturale, forse ancor di più di quello materiale, ci porta a resistere a quel deperimento cui pare avvezzo in determinati ambiti il nostro Belpaese, magari inversamente proporzionale all’immane quantità di merendine stipate nelle macchinette o negli scaffali degli ipermercati.
Sembra far fronte a tutto ciò il nostro autore, forte di una formazione umanistica conseguita in quel di Pavia e ora in libreria con la sua “Pasta fatta in casa. Sfoglie di racconti tirate a mano”, che nulla ha a che vedere con chef stellati o prelibatezze culinarie tanto di moda, quanto piuttosto con un’artigianale competenza della parola a costruire racconti domestici senza eroi o giustizieri, ma col gusto consolatorio e a tratti un po’ amaro della quotidianità.
Complice di questa resistenza culturale anche l’editrice milanese per cui esce il libro, una innovativa start-up che non pubblica a scatola chiusa o su commissione, ma mette insieme l’esigenza degli autori col desiderio dei lettori: un’attenta preselezione delle proposte fatta da editor professionisti si garantisce la quota di interesse dei lettori mediante anticipazioni on-line, che alla fine decidono le sorti di una pubblicazione. Un po’ fiction e un po’ no allora, è questa quasi ventina di storie, al sapore di un realismo magico che è anche un po’ironico e gioca coi modi di dire popolari, inventa bozzetti di un immaginario pop a curare malesseri comuni, evade da una vita di tutti i giorni con uno spunto per uscire dall’ordinario, salvo poi capire che forse, non c’è proprio nulla di strano in quel che a volte desideriamo tutti.
Titoli come “Soggetti smarriti” o “Il giardino delle testuggini sudicie”, così come “Si metta nei miei panini” o “Bici e ombre”, soli danno l’idea della fedele propensione al calembour o a quel che diceva Mark Twain, per cui “l’umorismo è la nostra salvezza”, che in parte è pure alla radice di tanta letteratura contemporanea, soprattutto americana, in odore di sperimentalismi; così come di quella straordinarietà del quotidiano che insegna un maestro del racconto americano della nostra metà del secolo, come Carver.
Ci fa scomodare questi nomi quindi, Murano, e ci piace assaggiare quella sua “Pasta fatta in casa”, fosse soltanto come aperitivo a ricordo di un’estate di tanti anni fa.
(Luca Murano - Pasta fatta in casa. Sfoglie di racconti tirate a mano - Bookabook - 12 euro).


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