La torre del castello e l’arbitrario diritto di proprietà degli austriaci
Da un carteggio dell’archivio Bolognini del nostro castello,
la storia della torre mastra tra il 1824 e il 1854

Il tentativo del Regio Governo d’impossessarsi della torre
e le difficoltà della famiglia Bolognini di difendere il legittimo diritto.
La torre, dal 1830 adibita a prigione, in affitto alla Pretura di Lodi

di Caterina Avogadri

Caterina Avogadri docente di lettere, santangiolina con la passione per la storia e per l’archivistica, dal 1990 al 1993 ha consultato, per motivi di studio, l’Archivio Bolognini situato nel nostro castello.
Oltre alle pergamene duecentesche, in parte recentemente riprodotte e pubblicate a cura della Fondazione Bolognini, l’archivio contiene un notevole materiale cartaceo in cui la parte più fruibile, a detta della studiosa, è quella dell’epoca 1800-1900. Sono conservati carteggi sulle Cinque Giornate di Milano, la Carboneria e gli eventi rivoluzionari del 1848, le notizie sugli informatori segreti degli Austriaci qui in paese, e la corrispondenza tra il conte Morando e i presidenti del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, Camillo Cavour, Urbano Rattazzi e Agostino Depretis. “Documenti mai stati studiati e analizzati, mentre sarebbe di estremo interesse per tutti conoscere quali sono stati i personaggi e gli avvenimenti che ci hanno preceduto, in quale ambiente hanno vissuto i nostri nonni e bisnonni”, così scrive Caterina Avogadri in un brano pubblicato su il “Foglio di Storia Locale” del novembre 1993.
Dallo studio dei documenti al desiderio di divulgare notizie poco conosciute della nostra storia, il passo è stato breve, ed è sempre il “Foglio di Storia Locale” edito dal “Centro per la documentazione storica” della nostra Biblioteca comunale, che accoglie gli interessanti articoli di Caterina Avogadri, con gli studi sul fiume Lambro, i ponti e i “guadi”, le nostre pianure e il loro sistema idrografico.
Inedito, invece, è il documento qui pubblicato, un dattiloscritto, compilato da Caterina Avogadri nel gennaio 1995, che racconta le vicende della torre mastra del castello Bolognini negli anni tra il 1824 e il 1854, attraverso documenti che la studiosa ha rinvenuto tra le carte dell’Archivio Bolognini.

Antonio Saletta

La torre mastra o maestra, è la più grande tra le torri che segnano gli angoli del Castello Bolognini, angoli formati dalla confluenza dei lati del quadrilatero irregolare, il che comproverebbe la tesi di una “ricostruzione” su fondamenta forse anteriori al 1200, sopra le quali è stato costruito o ricostruito il castello, nel 1381, con una spesa di 100.000 fiorini d’oro dell’epoca.
Sappiamo con certezza che la torre detta “Beatrice/Regina o Caterina della Scala”, dal nome della moglie del potente Bernabò Visconti che la fece edificare, è stata costruita qualche anno dopo che il castello era stato ultimato. Si può quindi presumere che la torre fu “appoggiata” all’edificio sicuramente già ultimato nelle strutture portanti. Questa circostanza comproverebbe la tesi, accettata da alcuni storici, che il castello non ebbe, all’atto dell’iniziale progetto di realizzazione, scopi strettamente bellici o militari. Il fatto poi che la torre sia stata costruita posteriormente, confermerebbe l’ipotesi di una costruzione “esteticamente necessaria” e, in effetti, così parrebbe per imponenza, forma e ubicazione.

La torre non frazionabile

Analizzando i documenti conservati nell’archivio del castello Bolognini, ho trovato la cartella n. 67, fascicolo n. 1, interamente dedicata alla storia della torre tra gli anni 1824 e 1854.
Il carteggio è copioso, ottanta fogli tra semplici e doppi, piccoli e grandi. Sono tutti manoscritti cartacei, in buono stato di conservazione, alcuni sono ancora bruciacchiati nei margini perché scampati, come molte carte dell’archivio, dal famoso e devastante incendio dell’estate del 1911, durante il quale andò, purtroppo, distrutta buona parte dei preziosi manoscritti che verificavano le vicende storiche della famiglia Bolognini. I documenti sono tutti scritti in lingua italiana, di comprensibile grafia.
Approfondendo la fitta corrispondenza, iniziata probabilmente il 19 ottobre 1824 tra il Regio Governo di Milano e gli eredi conti Bolognini, è derivata la personale intuizione che la torre avesse avuto in passato una particolare storia, parallela ma un poco diversa da quella del resto del maniero, il quale fu per cinque secoli una sorta di merce di scambio, continuamente divisa e frammentata tra gli eredi, esclusivamente maschi, della nobile casata.
Alcuni atti notarili testimoniano le numerose divisioni avvenute dei locali del castello, le vendite di porzioni e le locazioni di affitto di alcune parti, fu persino adibito ad alloggio di un presidio militare, fino al 1866, ed è curioso ricordare a tale proposito che anche il fossato posto ai piedi della torre, fu affittato a uso orto a un santangiolino, tale Carlo Giuseppe Rancati, che pagando un canone di affitto ebbe l’opportunità di coltivarlo a orto.
La torre, diversamente, fu considerata “indivisibile”, fondo non censibile, esente da estimo, da misurazione e tasse, e gli eredi cugini di secondo, terzo grado e oltre, dei conti Bolognini, non la frazionarono mai, anzi si associarono, nel 1824, addirittura in un “Consorzio Bolognini” con un rappresentante scelto tra i famigliari, e un amministratore, a volte impersonato da un famigliare, altre volte da un notaio, per difenderne il diritto di proprietà.

Gli austriaci tentano di impossessarsi della torre

I documenti analizzati che intersecano un periodo storico complesso e movimentato della storia lombarda, testimoniano che nel 1824 il Regio Governo vantava un diritto, del tutto arbitrario, di proprietà sulla torre. Sotto il duro ma efficiente governo dell’Austria, la nostra regione, allora inserita nel territorio del Lombardo-Veneto, subì un miglioramento nelle condizioni di vita, ma sul piano politico, nonostante gli iniziali propositi dell’imperatore d’Austria di inaugurare un regime di clemenza per accattivarsi il consenso dei sudditi lombardi, furono mantenuti i più duri metodi del governo assoluto, e la popolazione locale fu sempre trattata con estremo rigore.
I conti Bolognini per riaffermare il loro avito possesso sull’immobile, produssero, in sede legale, l’atto d’infeudazione, come prova inconfutabile, del 24 aprile 1452 di Matteo Mazzagatti, il Bolognino ‘in primis’, del castello di Sant’Angelo, che già c’era, e di tutte le terre annesse donatigli dallo Sforza signore di Milano. Occorsero cinque anni, fino al 1829, al conte Matteo Attendolo Bolognini per ristabilire il possesso legittimo sull’immobile in causa.

La torre affittata a carcere preventivo

Nell’anno 1830 il “Consorzio Bolognini”, affittò la torre, per nove anni, pagamento in due rate da L. 130 ciascuna, alla Pretura di Lodi, provincia di Lodi e Crema, che la destinò a carcere preventivo, diventando la prigione di Sant’Angelo.
Le prigioni consistevano in alcune stanze, che non dovettero essere tuttavia molto sicure, perché nelle relazioni degli ingegneri consultati dalla Pretura, si legge che dal carcere era facile uscire per le rotture negli steccati, e che i detenuti, mai più di quattro, potevano facilmente comunicare tra loro, conversare con l’esterno chiamando i passanti.
Il “Consorzio”, dopo aspri scontri per conflitti di competenza, stabilì un riadattamento delle prigioni mediante un nuovo steccato, nuove finestre, durante l’inverno a causa del gelo i detenuti si ammalavano gravemente e il medico carcerario lamentava la mancata idoneità dei locali, cornicioni più sicuri e un’abitazione per il secondino.
L’importo complessivo delle opere ammontò a L. 1039.925 e fu ripartito in diverse quote, secondo l’estensione della proprietà, tra i membri del “Consorzio”. Sicuramente i lavori furono compiuti, poiché esiste una ricevuta-promemoria di un primo versamento d L. 300. I documenti attestano anche che il contratto di affitto, inizialmente di L. 150, passava una prima volta a L. 250, quindi a L. 400, e fu rinnovato almeno per un’altra locazione.
Attraverso lo studio delle fonti si è quindi potuto dimostrare che sicuramente la torre mastra dal 1830 (circa) al 1854 s’identificò con la prigione di Sant’Angelo.
Da allora non si hanno più notizie sul suo utilizzo fino al 1911, quando durante il famoso incendio, nella prigione erano rinchiusi due detenuti in attesa di giudizio e che nessuno nella notte si curò delle loro grida disperate, furono ritrovati ancora vivi solo il mattino seguente, quasi asfissiati dal fumo.

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano


La torre del castello di Sant’Angelo in un’incisione tratta da “Le cento città d’Italia”, supplemento de “Il Secolo”, gennaio 1896.

La torre mastra del castello Morando Bolognini misura 47 metri di altezza ed è disposta su cinque piani. Nell’immagine, un gruppo di visitatori ritratti all’interno dell’ultimo piano in una delle circostanze in cui la torre è stata aperta al pubblico.

Qui sopra: Francobollo del 1961 della Repubblica Francese dedicato all’acquedotto romano di Medea che era situato nei pressi del villaggio di Lodi in Algeria.
Lodi – Algeria – La chiesa