Diario di bordo
Sant’Angelo Calcio

di Matteo Talpo


Qual è il vero volto del Sant’Angelo, si chiedono i tifosi?
Quello bello e accattivante dell’esordio stagionale o quello brutto e incolore di fine settembre?
Alla terza giornata di campionato, col bottino di una vittoria e due sconfitte, le domande sorgono spontanee; nel calcio, sono le risposte a essere difficili da trovare. Proviamoci insieme, senza dimenticare la base di partenza: il mercato estivo che ha rivoluzionato la rosa, avvicendandola con una masnada di facce nuove salutate con occhio scettico dal popolo rossonero.
L’inizio è stato positivo, quasi una sorpresa. Alla bellissima figura rimediata nel “Memorial Aldo Accerbi” di agosto, quando il Sant’Angelo era uscito imbattuto dai derby contro Fanfulla e Sancolombano – squadre di categoria superiore che vantavano molti giorni di preparazione in più rispetto ai ragazzi di mister Flavio Chitti –, ha fatto seguito la vittoria interna per 3-1 sul Casteggio in Coppa Italia. E poi, ancora più significativo, ecco lo squillante 3-0 casalingo inferto alla Soresinese all’esordio in campionato, squadra del grande ex Diego Dellagiovanna che in molti danno tra le favorite per la vittoria finale.
Tutto bene quindi? Non proprio: a questi tre successi sono seguiti altrettanti capitomboli esterni, uno più rovinoso dell’altro.
Perché se il ko per 2-1 nell’ultimo turno di Coppa a Cormano contro la Cob 91, che si è aggiudicata il passaggio al turno successivo, poteva considerarsi indolore (la Coppa, almeno nelle fasi iniziali, non suscita un grande interesse checche ne dicano gli addetti ai lavori), le due sconfitte in campionato indolori non sono state: qui le cicatrici rimangono. Il 3-1 subìto a Villanterio racconta di un primo tempo positivo e di una ripresa da dimenticare, il 2-0 di Settala non lascia invece spazio ad alcun dubbio. Squadra priva di carattere, manovra difficoltosa, impotenza offensiva, nervi a fior di pelle: questi i capi di imputazione mossi ai barasini.
Come difendersi davanti al tribunale pallonaro? Il Sant’Angelo è in via di costruzione e quindi necessita di tempo per amalgamarsi, come si dice in gergo, ma il tempo può divenire amico come nemico: a furia di inciampare, si corre il rischio di cadere. Per non ruzzolare a terra in un campionato che sembra avere alzato un po’ l’asticella del livello tecnico, la squadra deve aggrapparsi ai propri giocatori di spicco: in primis a De Filippis, che pare più a suo agio se utilizzato in fascia piuttosto che in attacco, almeno così ha detto la trasferta di Settala. In mediana il suo compito è di innescare le punte, che di riflesso ne giovano, viceversa rischia di ricevere pochi palloni giocabili. Messa giù così sembrerebbe che questo Sant’Angelo abbia poca fantasia. Non è del tutto vero, ma neanche falso.
Le caratteristiche principali della rosa, in base a quanto dedotto dai successi, sono la fisicità dei vari Foresta e Toscani (attaccanti ventenni dal fisico poderoso e un’intesa non comune) e la grinta del proprio allenatore.
Senza dimenticare gli interessanti Blancato e Cascone, ragazzi del 2000 che finora non hanno sfigurato quando impiegati, anzi, ed entrambi provenienti dal settore giovanile, finalmente tornato a sfornare calciatori di prospettiva dopo lunghi anni di letargo. Poi ci sono le scommesse vere e proprie come il centrocampista Fucarino e l’esterno Dellagiovanna, ex fanfullini alle prese col recupero dai rispettivi lunghi infortuni. I due hanno giocato da protagonisti, e vinto, in Eccellenza: se tutto andrà per il meglio, perché non potrebbero ripetersi anche in Promozione?
Ma al di là degli aspetti di natura tecnica, tutti i nuovi calciatori sembrano doversi scrollare di dosso la pressione di vestire una maglia pesantissima come quella rossonera. Ognuno di loro è a conoscenza del fatto che il diritto di cittadinanza al “Chiesa” è difficile da conquistare, ma più che uno stimolo questa consapevolezza rischia di diventare un limite, prima di tutto mentale. Il campionato è ancora in fasce e il tempo non manca, come detto, ma il pubblico santangiolino sa essere impaziente, a volte anche crudele. È scritto nella storia barasina. Ecco perché i prossimi turni potrebbero diventare già decisivi.