Il calcio saluta Felice Cerri
Terzino vecchia maniera, appartenente alla stirpe dei Pajòn, si è spento lo scorso 21 maggio.
Dalla Junior al Milan, una carriera che sembra un romanzo a cavallo della Seconda guerra mondiale

di Lorenzo Rinaldi


Chi scrive ha un ricordo particolare di Felice Cerri, che risale a poche settimane prima della sua morte.
Era un giorno della scorsa primavera e Cerri, come d’abitudine, era entrato in un bar del centro di Lodi, città dove abitava, per il caffè del pomeriggio. Il barista, un ragazzo di non più di venticinque anni, di fede rossonera, aveva accompagnato il suo ingresso con un sorriso e una battuta sulle sorti malandate dell’attuale Milan, tra cambi d’allenatore, giocatori mediocri e la “telenovela” della vendita ai cinesi. Poi, mentre serviva il caffè, aveva aggiunto: “Caro Cerri, chissà se ci fosse stato lei oggi in difesa... lei che era un terzinaccio... avremmo preso meno gol”.
Cerri aveva sollevato la testa dal bancone, aveva bloccato il cucchiaino e aveva abbozzato un sorriso. Poi, bevuto il suo caffè, dopo un rapido saluto era sgusciato fuori dal bar, sbucando sotto i portici di piazza Vittoria.
Chissà cosa avrà pensato il vecchio arcigno difensore - protagonista di un’epoca ormai dimenticata, di un’avventura che sembra un romanzo - di quel ragazzo che lo esaltava rispetto ai giocatori superpagati dei giorni nostri, spesso “viziati” e che nessun genitore di buon senso additerebbe a esempio per i propri figli.


Cerri (quarto da sinistra in piedi) con la maglia del Sant’Angelo

Pochi giorni dopo quel caffè Felice Cerri, appartenente alla “nobile” stirpe barasina dei Pajòn, ha dato l’ultimo calcio a un pallone e sabato 21 maggio si è spento all’età di 95 anni.
Era nato a Sant’Angelo, in una famiglia numerosissima (era il primo di ben 16 figli) e di robusta fede cattolica. La sua gloriosa carriera conta più di 300 partite tra i professionisti, negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale. Ha indossato le maglie di Fanfulla, Milan, Como, Alessandria e Pavia. Gli esordi in rossonero, con la maglia della sua città, il Sant’Angelo. I giornali lo hanno ricordato come “un difensore coriaceo, un numero 3 per vocazione, di quelli di una volta, uno che sapeva cos’era la lealtà in campo, ma che se c’era da combattere non si tirava mai indietro”.
La famiglia Cerri (a Sant’Angelo universalmente conosciuta come i Pajòn) era attiva nel settore degli autotrasporti. E anche Felice collaborava all’attività che prima era stata del nonno e poi del padre e dei fratelli. I primi calci a un pallone li diede all’oratorio San Luigi, nella mitica Junior, che nel 2015 ha festeggiato novant’anni di attività.


Cerri (primo da destra in piedi) con la maglia dell’Alessandria

Nel 1936 approda al Sant’Angelo: l’esordio tra i titolari avviene in Seconda Divisione. Durante la Seconda guerra mondiale Cerri faceva da autista al suo capitano e un giorno incontrò a Lodi il presidente del Fanfulla Egidio Zoncada che gli chiese se gli fosse piaciuto giocare nel Fanfulla. Il patron bianconero riuscì a fargli avere il trasferimento e Cerri cominciò la sua avventura alla “Dossenina”.
Quattro stagioni, dal 1940 al 1944, le prime tre in Serie B, l’ultima nel campionato di guerra Alta Italia a battagliare (e vincere) con l’Ambrosiana Inter e il Milan.
“Una parentesi di qualche mese al Como condusse Cerri al gran salto in Serie A - scrive il vice direttore del Cittadino Aldo Papagni nell’articolo pubblicato dal quotidiano lunedì 23 maggio 2016 -. Sarebbe dovuto andare al Bologna, che gli offriva un posto di lavoro, ma passando al Milan avrebbe continuato a vivere nella sua Sant’Angelo e, nel tempo libero, dare una mano nel guidare i pullman di famiglia. Così accolse l’offerta del presidentissimo Trabattoni, del quale divenne un fedele compagno nelle interminabili partite a carte durante i ritiri pre partita. In rossonero Cerri rimase per tre stagioni, dal 1945 a 1948, raccogliendo 74 presenze e sfiorando uno scudetto, alle spalle del Grande Torino”.
Nel 1950 il passaggio all’Alessandria, in Serie B. Poi il ritorno in bianconero, al Fanfulla. Cerri indossò poi la maglia del Pavia, che in quattro stagioni condusse alla promozione in B. Fece anche l’allenatore-giocatore al Sant’Angelo, fino al 1959. “Orgogliosamente milanista - lo ricorda il nipote
Luigi Oppizzi, che ci ha fornito le fotografie pubblicate in questa pagina - Felice Cerri esordì in rossonero contro il Genova e con il Milan giocò 74 partite, l’ultima contro il Bologna”. Riposa nel cimitero di Cornegliano Laudense, accanto alla moglie.

 

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano


Cerri con la maglia del Milan in una figurina dell’epoca e sotto Cerri al Milan durante un allenamento