Il pilota Eugenio Castellotti nel cuore dei santangiolini
La “Mille Miglia” di quest’anno farà tappa a Lodi per rendere
omaggio alla vittoria di sessant’anni fa del pilota lodigiano



Sessant’anni dopo il trionfo di Eugenio Castellotti (Lodi 1930 - Modena 1957) nella “XXIII Mille Miglia”, l’impresa sarà ricordata con un omaggio al pilota lodigiano domenica 22 maggio nell’ultima tappa dell’edizione 2016 con la sosta in piazza della Vittoria a Lodi e il passaggio nei pressi del cimitero Maggiore dove la salma riposa.
La memorabile vittoria di Eugenio Castellotti alla guida di una Ferrari, avvenne nell’edizione del 1956 quando ancora la “Mille Miglia” per la penultima volta era una corsa di velocità, prima di venire trasformata in gara di regolarità a causa degli incidenti mortali che la costellarono.
Come “Il Ponte” ha ricordato più volte, tra i più cari amici ed estimatori di Eugenio Castellotti va annoverato il santangiolino Giuseppe (Pino) Corsi, recentemente deceduto, che in un articolo pubblicato su “Il Cittadino” nell’inserto culturale “El paginon” del febbraio 2003, racconta l’amicizia e l’affetto che legava il pilota ai santangiolini, tanto da voler festeggiare la vittoria della “Mille Miglia” nella nostra borgata. Di questo articolo che contiene altri episodi che testimoniano l’affetto che Eugenio portava ai santangiolini e ne era ricambiato, pubblichiamo ampi stralci assieme alla storica foto, concessaci da Sandro fratello di Pino Corsi, in cui Castellotti, la sera stessa della vittoriosa affermazione alla “Mille Miglia” il 29 aprile 1956, viene festeggiato nei locali del Bar Gatti di Sant’Angelo.

Antonio Saletta

Il pomeriggio del 14 marzo 1957 sulla pista del “maledetto” autodromo di Modena, in un terribile schianto di ossa e ferraglie, se ne andavano la giovinezza e i sogni di Eugenio Castellotti. […]
Eugenio a Sant’Angelo aveva amici e soprattutto molti ammiratori. Non era difficile incontrarlo, durante gli allenamenti in vista delle grandi prove su strada, al bar Gatti o in altro bar del centro, sorbire un decaffeinato o un analcolico mentre attorno alla Ferrari o alla Lancia posteggiata per strada si formavano crocchi di curiosi e appassionati.



Ho già avuto occasione di ricordare la frequentatissima serata gastroenoica dell’aprile 1956 a Cascine Olona nell’ospitale casa dell’ex barasino Gianni Battaini dal profilo dantesco, conclusa dalla promessa di Eugenio di vincere la Mille Miglia e di venire a festeggiare la vittoria a Sant’Angelo Lodigiano.
Eugenio, che già nel 1954 e nel 1955 si era ritirato per guasti meccanici mentre era al comando con medie da record, trionfò sotto la pioggia (più di 10 minuti di distacco al secondo Peter Collins, 30 al terzo Luigi Musso, quasi un’ora al quarto, il grande Manuel Fangio) e fu festeggiato sia in Castello che al bar Gatti. Molti, forse i più, dei commensali delle cene del Gatti e di casa Battaini, sono oramai scomparsi.
I pochi… sopravvissuti, a ogni nostro incontro, con nostalgia e commozione, amano rievocare circostanziati particolari aneddotici ad esse relative che magari al sottoscritto sono ignoti o dimenticati. Non ho dimenticato certo il pomeriggio della prima domenica di ottobre del 1956 quando Eugenio designato “starter” di una corsa ciclistica, arrivò a Sant’Angelo in piazza Caduti a gara già partita e addossò la… colpa del ritardo alle lungaggini per farsi ancora più bella di Edy Campagnoli, la… silente valletta di Mike Bongiorno, in “Lascia o raddoppia”, che quel giorno era con lui. I due, allora all’apice della popolarità, furono assaliti dal pigia-pigia di curiosi e fan che li avevano attesi e furono costretti per evitare di essere soffocati dall’eccessivo entusiastico abbraccio collettivo a rifugiarsi con l’aiuto della forza pubblica in un’ospitale casa della piazza… dove chi scrive ebbe i natali.
La signora Giovanna Clerici, la minuta appartata “zia Ninìn” del campione, che è stata gelosa custode dei suoi cimeli e ricordi rievocando commossa l’episodio, a lei riferito da un divertito ma… appagato Eugenio, mi diceva che le donne di Sant’Angelo gli urlavano: “Spusala Eugenio che l’é bèla!”.
Nell’aprile del 1957, un mese dopo la tragica giornata modenese, gli amici barasini organizzarono una Messa funebre a suo ricordo e suffragio in Basilica.
Sulla facciata un cartello nero portava la scritta in oro: “La luce eterna risplenda su Eugenio Castellotti campione d’Italia”. […] Alla Messa erano presenti anche la mamma, signora Angela Virginia e l’indivisibile amico-segretario di Eugenio, Glauco Fiocchi. All’evangelo l’allora parroco monsignor Giuseppe Molti, che aveva conosciuto Eugenio bambino, con l’oratoria che lo distingueva, trovò argomenti e parole adatte alla circostanza.
La partecipazione dei santangiolini fu numerosa e commossa. La Basilica era gremita, con tutte le panche e le sedie occupate e gente in piedi. La signora Castellotti, che forse non si aspettava simile partecipazione, rimase turbata e commossa specialmente per le numerose persone che all’uscita della chiesa le si accostarono per esprimerle la loro partecipazione al suo dolore e fu sempre grata verso chi aveva organizzato la cerimonia.
Pino Corsi

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano