In pericolo!



La signora Maria Francesca (il nome è di fantasia, ma il fatto è reale) ha comperato un nuovo telefono cellulare, un “iPhone”. Dopo qualche tempo comincia a ricevere, tramite “whatsapp”, contatti da diverse persone, tutte tra loro collegate, ma che Maria Francesca non conosce, né sa come mai la contattino. Con le comunicazioni le vengono inviate anche parecchie foto di ogni genere, compresa quella di un cimitero.
Un giorno riceve, da una certa Luisa, un sollecito a rispondere (“Ti ho scritto tante volte, perché non mi richiami?”).
Maria Francesca decide di vederci chiaro e chiama: risponde una bambina. Maria Francesca chiede di parlare con la mamma, la bambina le passa il papà che chiede chi desidera. Maria Francesca spiega di aver ricevuto numerosi contatti, inviati anche di notte, da Luisa e vorrebbe sapere chi è. Il padre risponde che il numero a cui Maria Francesca ha telefonato è quello di sua figlia Luisa, una bambina di 8 anni che abita a Lentini, alla quale il telefono cellulare è stato regalato dallo zio, che ha attivato pure le varie impostazioni ed una serie di contatti. Chiarito il mistero, la comunicazione viene chiusa ed i contatti cessano.
Fin qui il fatto. Ora qualche riflessione.
C’è una bambina di 8 anni che, dalla Sicilia, si mette in contatto con chicchessia, in qualsiasi parte d’Italia, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Non vi sono controlli di sorta da parte di nessun adulto, che possa verificare chi sono le persone contattate e, tanto meno, chi sono coloro che rispondono alla bambina.
E’ esagerato pensare e temere che a Luisa possano rispondere anche malintenzionati? Leggiamo fin troppo spesso sulla stampa di pedofili, rapimenti, commercio di organi e chi più ne ha più ne metta. Ci rendiamo conto del rischio che corrono i bambini ed i ragazzi in tenera età, quando usano senza controllo strumenti che oggi la tecnologia mette a disposizione di chiunque senza alcun criterio prudenziale?
Le novità tecnologiche vengono proposte e pubblicizzate esaltando i loro aspetti positivi ed i vantaggi che ne derivano, ma senza avvertenze sui possibili (o sicuri) effetti collaterali negativi, come invece avviene correttamente nei “bugiardini” delle medicine: insieme ai vantaggi veniamo informati anche sui danni che il farmaco può provocare. Ma, per ciò che concerne le invenzioni tecnologiche, sembra che ai fruitori interessino solo i vantaggi che se ne possono trarre, senza curarsi dei rischi che si corrono.
E’ certamente utile che le nuove tecnologie si sostituiscano all’attività dell’uomo, rendendola più efficace. A patto che si abbia anche coscienza di cosa comporti, sia per l’individuo che per la collettività, una simile evoluzione.
Nel campo della comunicazione, in particolare, la rapidità e la multiforme possibilità di inviare e ricevere messaggi (con parole, suoni, immagini) sono certamente cose positive e spesso vantaggiose. Ma non possiamo dimenticare che tutto ciò può andare a scapito della riservatezza, dell’espressività, della schiettezza. Nessun mezzo tecnologico potrà essere in grado di trasmettere sensazioni e sentimenti (di gioia, di tristezza, di paura, di coraggio) con la stessa ricchezza e sincerità del dialogo diretto, della comunicazione personale, fatta guardandosi in faccia e negli occhi. Con il rischio che, a furia di abituarci ad usare comunicazioni tecnologiche, diventiamo incapaci di comunicazioni pienamente ed esclusivamente umane.
E così, quello che consideriamo uno strumento utilissimo per collegarci e restare connessi con un mondo sempre più ampio, in realtà rischia di condurci nel mondo degli umani-anonimi, dove, pur comunicando con tanti, in realtà poco o niente sappiamo di coloro con i quali ci colleghiamo. Senza saperlo, ci trasferiamo in quello che Karl Jasper definiva “il mondo della responsabilità anonima, che grazie alla propria arte di organizzazione ha poi portato a un mondo della reciproca estraneità”, cosicché nulla sappiamo del vicino di casa che ci vive accanto. In un mondo iperconnesso, come sosteneva Martin Heidegger, “tutto ciò che è reale si stringe nell’uniforme senza-distacco: la vicinanza e la lontananza di ciò che è presente rimangono assenti”.
Non sarà possibile tornare indietro e tentare di farlo sarebbe un errore, ma permane la necessità ed il dovere di essere consapevoli di ciò che ci riserva il futuro verso il quale ci stiamo dirigendo e quali sono i rischi a cui andiamo incontro.
Angelo Pozzi

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano