Il sacrificio dei partigiani barasini
25 aprile 1945/2014: anniversario della Liberazione
Settant’anni fa l’uccisione di Polli, Daccò e Flaim



Dopo l’armistizio tra il governo Badoglio e gli Alleati, dal settembre 1943 all’aprile 1945 l’Italia Settentrionale subisce l’occupazione tedesca e si costituiscono le formazioni partigiane che cercano di difendere le popolazioni dalle rappresaglie dei nazisti.
Militari che non aderiscono alla costituita Repubblica Sociale di Salò, renitenti alla leva e sbandati, braccati dai tedeschi e dai repubblichini, stanchi di una guerra che tornava nuovamente, decidono di convergere nelle zone montuose dove si organizzano bande ribelli partigiane.
Il partigiano Francesco Lombardi testimonia che furono ventotto i santangiolini che scelsero la zona di Romagnese fra i monti dell’Oltrepò Pavese, arruolandosi nella sesta brigata “Giustizia e Libertà”, al comando di Giovanni Antoninetti, cittadino onorario della nostra città che gli ha intitolato una via nel quartiere Musellina.
Per questi giovani non c’è alternativa, o l’adesione alla nuova Repubblica di Salò, o i campi di concentramento tedeschi per i renitenti alla leva, o aggregarsi alle formazioni partigiane.
Questi i cenni storici che permettono di capire il valore della Resistenza e il sacrificio di coloro che immolarono la loro vita per il sogno di una Italia libera.
Anche Sant’Angelo Lodigiano ha dato il suo contributo di sangue a questa causa attraverso alcuni suoi figli, il cui ricordo, a settant’anni dal loro sacrificio, non vogliamo dimenticare.

L’uccisione di Battista Polli e Antonio Daccò
Dall’estate all’autunno del 1944 è un susseguirsi di giovani santangiolini che raggiungono le formazioni partigiane dell’Oltrepò Pavese, fra loro Battista Polli di Stefano e Pasqualina Furiosi, nato il 6 ottobre 1926 e Antonio Daccò di Luigi e di Santina Zecca, nato il 4 maggio 1925, che sono assegnati ad un distaccamento limitrofo di Romagnese e che perderanno la vita per mano delle formazioni tedesche.
Le note che seguono sono tratte da uno scritto del compianto Achille Corbellini, pubblicato nel 1987 su “Il Foglio di Storia Locale” che sulla scorta di testimonianze dirette tramanda gli avvenimenti di quei giorni.
Nella seconda quindicina del novembre 1944 le valli ai piedi del Monte Penice vedono un forte dispiegamento di formazioni di mongoli in appoggio ai nazi-fascisti, decise ad attaccare ogni vivaio di resistenza attiva, divisioni munite di un notevole potenziale bellico a differenza dei limitatissimi mezzi in possesso delle formazioni partigiane, che devono limitarsi ad azioni di breve durata e sempre di sorpresa.
Il 27 novembre, in località Cornaro di Peli, presente il cappellano don Giuseppe Pollarolo, si tiene il consiglio di guerra tra le formazioni partigiane, che decide il contrattacco infliggendo notevoli perdite, il quale raccoglie le forze disponendo una strategia di accerchiamento. Si decide quindi di ripiegare verso altre postazioni, e a ripiegamento avvenuto rimbalza la notizia che nella frazione Averaldi di Peli (Coli), due partigiani santangiolini sono stati colpiti mortalmente. Solo due giorni dopo si conoscono i loro nomi: Battista Polli e Antonio Daccò.

La morte eroica di Mario Flaim
Pur essendo trentino di nascita (Rovereto, 14 agosto 1919), Mario Flaim fu per sua volontà cittadino adottivo di Sant’Angelo Lodigiano.
Nel settembre 1943, a Grenoble in Francia, dove si trova con le truppe alpine, il tenente Mario Flaim, sorpreso dall’armistizio fugge per evitare la cattura. Con un avventuroso viaggio, in ottobre arriva a Sant’Angelo raggiungendo il cugino tenente medico Antonio Soini. Ospitato in alcuni locali del castello Bolognini, con l’aiuto del cugino e di don Nicola De Martino, collabora all’organizzazione del movimento partigiano santangiolino.
Ma il soggiorno nella nostra borgata è di breve durata, il 26 maggio 1944, travestito da milite della guardia di finanza, raggiunge l’85esima “Brigata partigiana Garibaldi” in Val d’Ossola, con 27 uomini da lui reclutati e con un autocarro di armi sottratte al nemico.
Dall’11 giugno al 1° luglio 1944 il comando tedesco svolge un’operazione militare per annientare le formazioni par-tigiane della Val Grande, fra cui la “Brigata Garibaldi” al comando di Mario Flaim. Migliaia di nazifascisti braccano 500 partigiani conducendo il rastrellamento con estrema ferocia. Alla fine si contano circa 300 partigiani morti, 208 baite e stalle incendiate,
Mario Flaim cade in combattimento sul Pizzo Marona, sopra Intra, quando la sua resistenza ad oltranza permette a molti suoi compagni di mettersi in salvo. È il 17 giugno 1944.
Prima di partire per il Verbano, salutando la custode del castello Mariettina Ravarelli, dice: «Credo che non tornerò, fate che le mie ossa riposino in questa terra barasina dove arrivai come vinto e donde riparto come soldato».
La richiesta è esaudita e il 21 giugno 1945 il suo corpo viene portato a Sant’Angelo dove riposa nel nostro Cimitero,
Alla sua memoria è stata concessa la medaglia d’argento al valor militare.
Antonio Saletta

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano

La targa con l’intitolazione a Mario Flaim del piazzale
dell’imbarcadero di Intra, e la lapide che ricorda il sacrificio suo e dei suoi compagni.