Rinasce San Bartolomeo


La chiesa di San Bartolomeo è incastonata come una gemma nell’antico quartiere dei cordai, fatto di stradine e case strette l’una all’altra che la nascondono alla vista. Ma i santangiolini la conoscono bene e sono accorsi in grande numero lo scorso settembre ad ammirarla alla conclusione del suo restauro. Nel corso di due diverse serate hanno potuto ascoltare vari interventi sulla storia e le caratteristiche del piccolo tempio.
L’11 settembre il parroco don Ermanno Livraghi ha illustrato il significato degli affreschi di Dante Carnelli (1906). I dipinti propongono un programma iconografico semplice ma non banale, nel quale i Santi (in particolare i SS. Bartolomeo, Martino e Fermo) ci indicano il cammino di vita che conduce in Paradiso. Molto interessante è la “Deposizione di Gesù dalla croce” affrescata nel catino absidale, in cui la Madonna addolorata allarga le braccia verso il cielo in un gesto di apertura alla speranza della resurrezione.
Proprio la figura dell’Addolorata, molto venerata in questa chiesa, è stata protagonista di una toccante proiezione in musica (curata da don Antonio Poggi e Carlo Bosatra) in cui le note dello “Stabat mater” erano degno sottofondo di famose immagini della pietà.

Il restauratore Domenico Cretti ha illustrato i dettagli tecnici del lavoro svolto: un restauro capillare e complesso che non si è concentrato solo sulla pulitura e il consolidamento delle superfici, ma anche sulla messa in sicurezza degli arredi più importanti, come il coro e la cantoria. Quest’ultima, liberata da una pesante ridipintura bianca, mostra ora la vivacità delle sculture e dei colori tipica dell’arte del XVIII secolo. Molto interessante è inoltre la presenza di tre strati di pitture (di momenti storici diversi) che sono visibili nelle volte delle cappelle laterali e che sono stati lasciati a vista in quanto testimonianza della storia decorativa del tempio.
La serata del 13 settembre ha visto protagonista la storia della chiesa. Intervallati dalla musica sacra del coro “Madre Cabrini” della Basilica, sono intervenuti come relatori Antonio Saletta e Beppe Roberti.
Il primo ha spiegato come sia possibile ricostruire la storia della chiesa attraverso i documenti.
Una “storia antica” (per citare le sue stesse parole) in quanto affonda le sue radici nel XIII sec., quando una chiesa di “San Martino in Stabiello” è citata da documenti notarili proprio nel luogo (chiamato ancora oggi “Borgo San Martino”) in cui sorgerà la chiesa moderna. Molte sono le fonti che ricordano lavori, acquisti, campagne decorative: ci raccontano una storia che dall’età moderna arriva ai giorni nostri. E ancora più interessanti sono le notizie sulla vita di fede: la presenza delle confraternite (la più antica dedicata al Crocifisso), il culto dell’Addolorata (già vivo nel 1703), le feste di San Fermo e Sant’Omobono, la fondazione del primo oratorio maschile di Sant’Angelo (1879).
Beppe Roberti ha analizzato la struttura della chiesa in connessione con il territorio in cui è sorta, il futuro Borgo San Martino, un gruppo di case a presidio del guado del Lambro della località Guattera: un luogo molto importante per chi viaggiava dall’antica Lodi a Piacenza e trovava rifugio nella chiesa e nel borgo. L’esame della cartografia catastale mostra come il rapporto tra la chiesa e il borgo sia mutato nel tempo (l’edificio, ad esempio, in origine sorgeva isolato) e aiuta a ricostruire le vicende edilizie della chiesa, il cui ambiente più antico è, insieme al campanile, la vecchia sacrestia, una piccola sala a pianta quadrata di fianco al presbiterio.
Due serate interessanti, in cui la sinergia tra i risultati del restauro e gli studi compiuti ha dato una lettura della chiesa di San Bartolomeo non solo come semplice monumento, ma come luogo santo testimone del vissuto della comunità dei fedeli.
Silvia Trivellato

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano

Sopra, una recente fotografia della chiesa di San Bartolomeo e il borgo. Sotto, la facciata della chiesa di San Bartolomeo come si presentava fino all’anno 1950 quando fu attuato il rivestimento in marmo.