Malati di gioco
Anche a Sant’Angelo in aumento i casi di dipendenza da gioco d’azzardo



Lotto, superenalotto, slot machine, gratta e vinci, videopoker, scommesse, bingo… chi non ci ha provato almeno una volta?
Finché il gioco rimane un piacere, un momento di sfida o di divertimento più o meno occasionale, non ci sono problemi. Ma quando il gioco si trasforma in ossessione le cose cambiano. Il divertimento diventa una dolorosa malattia in grado di divorare risparmi e relazioni familiari e sociali.
Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico (chiamato anche ludopatia o gambling) è in espansione anche da noi tanto che l’Asl ha esteso la cura di tale dipendenza, già prevista da qualche anno nel presidio di Lodi, anche a Casalpusterlengo e a Sant’Angelo.
Nel 2011 (ultimo dato disponibile) le persone in cura presso il servizio pubblico lodigiano erano 64, una utenza più che raddoppiata rispetto al 2008. Un numero che ci racconta solo di chi ha già raggiunto la consapevolezza del problema e decide di farsi curare. Dietro di loro quanti sono i giocatori a rischio?
Anche se con i dati forniti dall’Asl non è possibile individuare il profilo del giocatore tipo, se ne possono comunque evidenziare le caratteristiche statisticamente più significative in termini di genere, occupazione e titolo di studio.
I giocatori patologici in carico al Servizio Dipendenze dell’Asl sono prevalentemente di sesso maschile (il 75%) e la maggior parte di essi (oltre il 65%) ha una occupazione stabile oppure è pensionata (13,5%). Importante, e in aumento rispetto allo scorso anno, anche il numero di chi è disoccupato (11,5%).
Relativamente al titolo di studio, il 72% delle persone in cura ha la licenza media, il 19% un diploma di scuola superiore e solo il 6% la licenza elementare. Dato questo che rivela come il gioco patologico - in precedenza fenomeno tipico delle fasce di popolazione più marginali e meno scolarizzate - stia sempre più interessando l’intero corpo sociale.
Che il fenomeno sia in espansione lo rivela anche quel che succede nella vicina provincia di Pavia, diventata suo malgrado la capitale italiana del gioco compulsivo. Qui in media si giocano (si perdono) quasi tremila euro all’anno per persona, al punto che la comunità sta reagendo con diverse iniziative cui aderiscono anche alcuni commercianti che scelgono di non installare le macchinette mangiasoldi nei loro locali. Non sono molti, per la verità, visto che a Pavia c’è la maggior densità italiana di slot machine: una ogni 136 abitanti!
Anche il Governo è recentemente intervenuto per cercare di vietare le sale giochi vicino a scuole, ospedali e luoghi di culto. Un tentativo di prevenzione che però mal si concilia con un’altra legge dello Stato che invece ce le ha portate direttamente in casa e sul telefonino autorizzando i giochi d’azzardo via internet.
Con il rischio che il casinò-fai-da te diventi un miraggio per molte altre persone – anche minorenni – che, nell’illusione di un facile arricchimento, bruceranno insieme ai propri soldi, la considerazione di sé stessi e i propri legami familiari.
Giancarlo Belloni
IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano