Nel lascito di monsignor Amici documenti per la nostra storia

Rinvenute nell’Archivio capitolare di Modena le ricerche del vescovo santangiolino


Corre l’anno 1934 quando il trentenne sacerdote santangiolino Giuseppe Amici, appena laureato in lettere e filosofia alla Cattolica di Milano, accetta l’invito del podestà Silvestro Tonolli di redigere una memoria storica per il riconoscimento dello stemma comunale.
Nei ritagli di tempo che gli consente l’impegno di insegnante di lettere nel Seminario diocesano, si mette al lavoro con entusiasmo, raccogliendo importanti notizie negli archivi, per compilare una storia documentata di Sant’Angelo Lodigiano che possa servire allo scopo.
Purtroppo, nel mese di giugno dell’anno 1935, dal vescovo Calchi Novati, don Amici è inviato al Seminario regionale di Fano con l’incarico di insegnante di lettere di cui, nel 1937, diventa rettore rimanendo in carica fino al 1951.


Il manoscritto con notizie sulle origini e la genealogia della Famiglia Attendolo Bolognini.


Il documento Quattrocentesco dell’investitura livellaria (contratto fondiario)
per una casa e mulini sul fiume Lisone, in cui è citato il “Territorio di Chigozio”.

Le ricerche storiche su Sant’Angelo subiscono inevitabilmente una brusca frenata, con l’intendimento, appena possibile, di riprendere gli studi interrotti.
Questa volontà sarà vanificata dal susseguirsi di incarichi sempre più importanti: nel 1951 don Amici è nominato vescovo di Troia e Foggia, nel 1955 è alla guida della diocesi di Cesena e nel 1957 diventa arcivescovo di Modena, dove muore il 21 marzo 1977.

L’inattesa scoperta

Ormai nessuno degli appassionati di storia locale attendeva più notizie sulle ricerche di don Amici quando, nel mese di aprile 2006, inaspettatamente giunge al Comune di Sant’Angelo Lodigiano una lettera di mons. Guido Vigarani, responsabile dell’Archivio Capitolare di Modena, che informa che tra il materiale facente parte del lascito del vescovo Amici sono compresi manoscritti contenenti notizie storiche su Sant’Angelo, con l’invito di recarsi a Modena per prenderne visione.
Il sindaco Giuseppe Carlin, con grande sensibilità, conoscendo l’interesse per la storia locale di chi firma questo articolo, gliene affida il compito. Senza perdere tempo, qualche settimana dopo, con l’amico Beppe Roberti, ci si reca a Modena.


Mons. Giuseppe Amici, nel settembre 1976, ritratto con la famiglia del cugino Domenico Cordoni davanti alla chiesa di S. Bartolomeo, in occasione della festa della Madonna Addolorata.
È l’ultima sua venuta a Sant’Angelo, mons. Amici muore il 21 marzo 1977.

L’incontro con mons. Vigarani nell’Archivio Capitolare è molto cordiale; la rapida visione dei manoscritti non consente un’analisi accurata, pertanto, con squisita disponibilità, ci consente di portare a Sant’Angelo i documenti per poterne analizzare il contenuto e realizzare la riproduzione. Rimane aperta la decisione circa il luogo di conservazione dei manoscritti originali, che gradiremmo trattenere nella nostra città.
Lasciamo Modena, soddisfatti dell’incontro, non prima di sostare sulla tomba del concittadino mons. Giuseppe Amici, posta nella cripta dello splendido duomo romanico di Modena.

I manoscritti

Il plico, contrassegnato dalla sigla O.VI/25, intitolato “Da eredità di mons. G. Amici”, è suddiviso in tre parti, distinte con le sigle A,B,C.
La parte A, dal titolo “Cenno storico descrittivo del Comune di Sant’Angelo Lodigiano”, è composta di 18 pagine dattiloscritte con note a matita. Molto probabilmente è l’abbozzo del cenno storico richiesto dal podestà Tonolli. L’incipit recita così: “Su le vicende storiche di Sant’Angelo Lodigiano ancora non si ha una monografia completa e sicura, quantunque diversi studiosi se ne siano occupati. Per questo il Comune ha dato incarico, perché le memorie riguardanti il paese siano diligentemente raccolte e studiate, in modo che anche Sant’Angelo possa presto avere la sua storia, che per tanti motivi è degna di essere conosciuta. Le poche pagine che seguono non fanno per ora che toccare i punti principali”.
La parte B, che porta il titolo “Notizie varie/documenti vari su Sant’Angelo Lodigiano”, è una miscellanea di documenti manoscritti che vanno dal XV al XVII secolo, che, ci pare di capire, provengono dall’Archivio Bolognini.
Il più antico porta la data 3 novembre 1461 ed è una concessione livellaria (contratto fondiario) riguardante «una Casa o sia Sedime di pert. 10, per il quale passa il fiume Lissone e sopra il quale vi sono due Molini in duoi corpi con suoi edifitii nel Territorio di Chigozio giurisdizione di S. Angelo».
Altri manoscritti, datati 1525, riguardano beni e possessioni da spartire tra i componenti la famiglia Bolognini. Ricorrono nomi ancora oggi presenti, come Gibellina, Musella, Boffalora, Branduzza, Basellina, Ranera, Majano, ecc., altri scomparsi, come Barchetto, S. Michele, ecc. Sono citati edifici in l’Era verso il Lambro, le osterie Nova, Grande, Sant’Antonio, Ponte col dazio, Campana e Guattera.
Spese comuni a tutti i conti Bolognini sono assegnate per il mantenimento del «…ponte della Catena sopra il Lambro meridiano e il ponte di Chigozzo sopra il Lambro di Melegnano sopra la strada di Sant’Angelo a Lodi…». Questa annotazione fa ritornare di attualità il quesito sulla reale ubicazione del castello di Cogozzo, che taluni storici collocano nella zona ancora oggi chiamata Cogüs. Il documento citato, invece, confermerebbe l’opinione che il castello di Cogozzo fosse situato pressappoco dove ora sorge la cascina Mottina.
Sparsi tra i vari fascicoli, vi sono copie manoscritte recanti notizie sul castello e sul borgo di Sant’Angelo, brani tratti da volumi compilati da cronisti dell’epoca, quali Leandro Alberti, Galvano Fiamma, Bernardo Corio, Giorgio Giulini, Paolo Giovio e il lodigiano GioBatta Villanova. L’anonimo trascrittore del Giulini si permette di fare alcune considerazioni riguardo al toponimo del nostro borgo, suggerendo che «…forse da una cappella o chiesetta dedicata a San Michele fu poi appellato Sant’Angelo».
Un minuscolo foglietto certifica, da parte del conte Ferdinando Bolognini, il 30 agosto 1707, l’acquisto della porta in marmo proveniente dalla chiesa di S. Francesco in Milano. Il bellissimo portale ad arco romano di epoca bizantina è collocato all’apertura del cortiletto rialzato che conduce all’ingresso del giardino.
La parte C del plico di don Giuseppe Amici, infine, è un inedito manoscritto dal titolo “Estratto storico della famiglia dei Conti Attendolo Bolognini di Milano”.
Sono sessanta pagine vergate con scrittura sette/ottocentesca e copertina rivestita di carta fiorata, il tutto in buono stato di conservazione. Alberi genealogici e notizie tratte da archivi, instrumenti, e libri vari di storia milanese fanno di questo documento uno strumento indispensabile per conoscere le origini della Famiglia che ha infeudato per lungo tempo la nostra borgata.

Gli originali rimangono a Sant’Angelo

Il lavoro di copiatura dei documenti (a cura di Roberti e Saletta) comporta due anni di impegno, avendo scelto il sistema della riproduzione fotografica che consente di ottenere una migliore qualità.
Nel frattempo, maggio 2007, alla guida del Comune di Sant’Angelo è eletto sindaco Domenico Crespi il quale, con la stessa sensibilità di chi l’ha preceduto, prosegue nell’intendimento di conservare i documenti in originale a Sant’Angelo, ricevendo la relativa autorizzazione dall’Archivio capitolare di Modena, a cui è inviata copia dei manoscritti.
Con grande disponibilità, il sindaco Crespi consente che i documenti siano collocati nell’Archivio parrocchiale di Sant’Angelo, un luogo sicuro, dove assieme a molti altri documenti storici conservati con cura, possono essere facilmente accessibili da coloro che hanno a cuore le vicende storiche della nostra città.
Antonio Saletta