Droga e alcool a Sant’Angelo: a rischio giovani e donne

Illustriamo i preoccupanti dati contenuti nel Rapporto 2008 redatto dall’Osservatorio Territoriale Dipendenze dell’Asl


Interessanti e nel contempo preoccupanti i dati che emergono dal Rapporto 2008 sull’attività del Ser.T di Lodi, il Servizio pubblico per le tossicodipendenze che delinea il quadro delle dipendenze nella nostra provincia.
Il documento, pubblicato lo scorso ottobre, tratta separatamente i dati della tossicodipendenza da quelli dell’alcolismo, rappresentando la situazione che i tre presidi territoriali - Lodi, Casalpusterlengo e Sant’Angelo - hanno dovuto fronteggiare lo scorso anno.
Prima di addentrarci nella lettura e nel commento del lavoro è però utile ricordare che questi dati si riferiscono solo a persone in cura per un uso problematico delle sostanze (dipendenza e abuso) e che pertanto non possono evidenziare le reali dimensioni del fenomeno.
Relativamente alle tossicodipendenze, il primo dato che emerge è il numero di utenti, passati da 782 nel 2006 a 951 nel 2007 con un aumento del 21,6% molto più elevato rispetto alla media nazionale (+3%).
Nella Tabella 1 sono evidenziati i dati suddivisi per distretto territoriale:

Tab. 1: utenti tossicodipendenti in carico al Ser.T. dell’Asl di Lodi, 2006 – 2007
(Fonte: ASL di Lodi, elaborazioni Osservatorio sulle Dipendenze, 2008)

 
2006
2007
LODI
428
480
CASALPUSTERLENGO
159
196
SANT’ANGELO
195
275
TOTALE
782
951


Nell’ultimo anno ogni 3 utenti in cura 1 era di nuovo ingresso. E i nuovi arrivi, sebbene siano ancora in maggioranza maschi di età compresa fra i 30 e i 39 anni, presentano numeri sempre più in crescita fra le categorie dei giovani sotto i 20 anni e delle donne sopra i 50 anni.
Scolarizzazione e occupazione sono altri due elementi utili a completare l’identikit del tossicodipendente lodigiano. I dati degli ultimi anni mostrano un lento ma costante innalzamento del livello medio di istruzione. Nel 2007 però il 67% dei tossicodipendenti seguiti dall’Asl aveva ancora solo la licenza media.
Anche il dato sull’occupazione evidenzia una marcata tendenza: sono sempre di più gli occupati a ricorrere ai servizi socio sanitari, rispetto a chi non ha lavoro o studia: il 65% dei tossicodipendenti ha una occupazione stabile e di questi la maggior parte sono operai. Secondo il Rapporto, ciò denota una inversione di tendenza culturale rispetto al passato: aumentano le forme di consumo e abuso compatibili con stili di vita “normali” e progressivamente si supera la relazione tossicodipendenza = emarginazione che aveva caratterizzato il passato.
Sempre più emergono infatti dipendenze fra persone capaci di controllare e autoregolare i propri consumi, persone bene inserite socialmente in grado di mimetizzare il proprio consumo di sostanze stupefacenti. Il Rapporto evidenzia tuttavia anche un’altra chiave di lettura: la capacità dei servizi socio-sanitari di supportare i tossicodipendenti nel loro percorso riabilitativo permettendo loro il mantenimento di un posto di lavoro regolare.
Quali sostanze vengono consumate?
A questa domanda risponde la Tabella n. 2 nella quale si evidenzia che nel territorio lodigiano è ancora l’eroina a dominare il mercato delle dipendenze. Segue la cocaina con una percentuale, 13%, molto più bassa del dato della Lombardia (che con il 25% è il più alto d’Italia). Lo stesso rapporto però suggerisce che proprio la caratteristica di questo consumo fa si che buona parte dei soggetti con dipendenza da cocaina non acceda ai Ser.T.: pertanto l’analisi dei dati rischia di sottostimare il fenomeno.

Tab. 2: utenti tossicodipendenti, sostanza d’abuso primaria
(Fonte: ASL di Lodi, elaborazioni Osservatorio sulle Dipendenze, 2008)

Eroina
68%
Cocaina
13%
Cannabis
5%
Altro
14%

Anche il dato sulla cannabis deve essere ben interpretato: il Rapporto è molto chiaro nel dire che il consumo di cannabinoidi è molto più diffuso nella popolazione generale rispetto a quanto non emerga da questi dati. Le persone in trattamento - perciò la percentuale è bassa - sono prevalentemente quelle segnalate dalle forze dell’ordine per la detenzione di sostanze stupefacenti e non soggetti consapevoli di un uso problematico delle stesse.
E’ utile evidenziare anche le differenze fra i distretti: Sant’Angelo mostra un consumo di eroina ben superiore alla media mentre Lodi registra il doppio dei consumi di cocaina rispetto agli altri due distretti.
Qualche parola va spesa sul dato “altro”: sono qui classificati i consumi di sostanze che manifestano forme di disagio socialmente meno problematico. Ad esempio le dipendenze da tabacco e da caffeina (4,9%) come pure le dipendenze da comportamento come quella da gioco d’azzardo che interessa il 3,1% degli utenti del Ser.T.
Tale dipendenza, denominata anche gambling, è di recentissima emersione - e Lodi è stata una delle prime Asl in Lombardia a trattarla - ma è in forte crescita. E’ lo stesso Rapporto a parlarne diffusamente. Si tratta di soggetti che arrivano al Ser. T. dopo aver contratto elevati debiti di gioco, mediamente 40.000 euro, con alle spalle anni di gioco e con altre patologie associate. Per questa dipendenza gli interventi degli esperti vanno dalla gestione amministrativa del debito, al supporto psicologico- educativo fino alla somministrazione farmacologica.
Farmacologia che viene diffusamente utilizzata anche per il trattamento delle tossicodipendenze, mentre gli interventi di tipo solo psico-sociale, che nel 2005 rappresentavano il 54% dei trattamenti, sono passati al 22%, non per un diverso approccio del servizio ma, come denuncia il Rapporto, per la progressiva contrazione delle risorse professionali disponibili a causa delle restrizioni finanziarie.
L’altra grande piaga di cui si occupa il Ser.T. è l’alcolismo. Anche in questo caso il Rapporto è molto chiaro nell’indicare le tendenze: aumentano giovani e donne e cresce l’abuso di vino.
Il numero dei soggetti in trattamento è attestato a fine 2007 a 705 con un aumento del 4,1% rispetto all’anno precedente come evidenziato nella Tabella n. 3:

Tab. 3: utenti alcoldipendenti, analisi per distretto, 2006 -2007
(Fonte: ASL di Lodi, elaborazioni Osservatorio sulle Dipendenze, 2008)

 
2006
2007
LODI
609
601
CASALPUSTERLENGO
43
60
SANT’ANGELO
25
44
TOTALE
677
705

E’ lo stesso Rapporto a chiarire come le differenze fra i distretti rispecchiano l’evoluzione del servizio che vede il capoluogo in posizione dominante in quanto per molti anni Lodi è stata unico presidio operativo sui problemi dell’alcolismo. E’ però interessante notare il rapido accrescimento del distretto di Sant’Angelo che dal 2004, anno di apertura del servizio, è passato da 6 a 44 utenti.
I numeri tuttavia non rappresentano compiutamente le problematiche che questo servizio deve affrontare, considerando che anche l’alcolismo sta subendo un importante mutamento. Rispetto al passato infatti la condizione dell’alcolista non si presenta più da sola ma è sempre più associata ad altri abusi e dipendenze o a disturbi della personalità e sindromi ansiose e depressive.
La fascia d’età maggiormente colpita è quella maschile sopra i 59 anni, ma anche in questo caso da alcuni anni la tendenza vede aumentare i giovani maschi (sotto i 25 anni con qualche caso anche sotto i 16 anni) e le donne dai 50 ai 60 anni con tassi di gravità mediamente superiori a quelli maschili. E’ un dato preoccupante considerato che la quota femminile è sempre stata minoritaria: si tratta di donne sole oppure in condizioni di difficoltà sul piano psico-sociale, economico o relazionale a causa di eventi quali separazioni, vedovanze o espulsioni dal mercato del lavoro.
Il profilo dell’utente alcoldipendente è completato dai dati della scolarizzazione (più bassa rispetto ai tossicodipendenti: ad esempio i soggetti con la sola licenza elementare sono al 30% contro il 7% fra i tossicodipendenti) e dell’occupazione che, pur rilevando una significativa quota di pensionati (19,2%), evidenzia che il 54% dell’utenza è occupata. Segno, anche in questo caso, di mutamento dell’utenza maggiormente in grado di controllare gli effetti dell’alcol o di abusarne solo in ambiti particolari (discoteca, uscite in compagnia, consumo serale).
La dipendenza da alcol è ancora correlata all’abuso di vino come evidenziato nella Tabella n. 4:

Tab. 4: utenti alcoldipendenti, sostanza d’abuso primaria, 2007
(Fonte: ASL di Lodi, elaborazioni Osservatorio sulle Dipendenze, 2008)

Vino
65.2%
Superalcolici
14.2%
Birra
14.0%
Altro
6.6%

Il consumo di vino, diversamente da quanto potremmo aspettarci, è costantemente aumentato negli ultimi 5 anni, rivelandosi particolarmente insidioso proprio per il fatto che il vino rimane una sostanza socialmente accettata.
La preoccupazione del Dipartimento Dipendenze dell’Asl di Lodi, oltre agli interventi a favore dell’utenza con dipendenze, si orienta anche verso la prevenzione. E i numeri del Rapporto suggeriscono di trovare approcci urgenti proprio verso le categorie che in questo momento appaiono più a rischio quali appunto le donne sopra i 50 anni e i giovani.
In particolare per questi ultimi è da tempo emerso come si stiano diffondendo approcci alle sostanze, specie all’alcol, che non sono più associati alla trasgressione ma che si sviluppano in contesti di assoluta normalità (“lo fanno tutti”) e senza la percezione del pericolo.
Insomma siamo passati dal bere per trasgressione al bere per conformismo: e la sfida è far capire che la strada che parte dagli happy hours pomeridiani e arriva alle vodke e ai chupiti notturni da buttar giù in un colpo secco, porta solo a mettere in pericolo sé stessi e gli altri.
E ovviamente è una sfida che non riguarda solo l’Asl.

A cura di Giancarlo Belloni