Un nuovo contratto per il fiume malato



Dopo un silenzio ufficiale durato due anni, rotto solo dagli appelli del presidente dell’Azienda Basso Lambro Impianti SpA, Antonio Danelli (l’ex Consorzio creato con forza dai santangiolini) ora si torna a parlare di Lambro.
A Vidardo si è tenuta una tappa della manifestazione “Le cinque giornate del Lambro” organizzata dagli enti locali. La manifestazione è servita se non altro per consolidare e riaffermare l’esistenza di una cultura del fiume che si conferma esistente nonostante tutto. Curiosa è stata anche la partecipazione dei pescatori dello Spinning Club di Lodi che sono tornati, per motivi non certo alimentari a pescare sul fiume più malato d’Italia.
Comunque in quell’occasione grazie ad uno scritto del collaboratore de “Il Ponte”, Mario Bagnaschi, si è ricordato come un tempo si vivesse in armonia con il fiume. Cosa che oggi non è più possibile fare. Ed allora ecco la necessità di un nuovo patto di alleanza tra tutte le popolazioni rivierasche per salvare e vivere nuovamente il Lambro. Quest’idea ha preso il nome di “Contratto di fiume” ed è stata proposta dalla regione Lombardia a numerosi enti, tra cui il Comune di Sant’Angelo, che l’hanno sottoscritta. Troppo presto per valutarne la portata e i contenuti. Resta comunque una attesa disillusa e realista. Abbiamo già visto passare senza colpo ferire all’inquinamento, un mastodontico “Piano Lambro”. Abbiamo sentito tante promesse. Lo stesso assessore all’ambiente della provincia di Milano, Pietro Mezzi, promotore e firmatario del contratto, ha espresso cautela in un convegno tenutosi a San Colombano e dedicato al parco collinare. “Abbiamo già visto passare il contratto di fiume per il Seveso - ha dichiarato Mezzi - che si è risolto nell’elenco di opere già avviate e finanziate”. In altre parole non ha creato quell’impulso alla pulizia che ci si aspettava. È abbastanza difficile avere informazioni sugli esiti di questo piano. Nell’intento di capire come fosse finito mi sono perso in un rimbalzo di telefonate senza ottenere alcuna notizia.
Aspettiamo quindi il “Contratto di fiume” con spirito collaborativo (ed è un’ottima cosa che Sant’Angelo abbia aderito) ma realistico. Collaboreremo per quanto possibile e valuteremo i risultati. Intanto il Lambro attende.
Cristoforo Vecchietti