Il passaggio del Viceré Ranieri, Re Carlo Alberto, Radetzky e Re Vittorio Emanuele II

Appunti di storia santangiolina

Nel periodo del Regno Lombardo-Veneto (1814-1859), la nostra borgata ha assistito al passaggio di personaggi che hanno fatto la storia di quegli anni tumultuosi


Ariciduca Ranieri d’Asburgo

Dopo la parentesi napoleonica (1796-1814), interrotta dal breve intervallo dell’inconcludente occupazione austro-russa, l’Austria ritorna a prendere possesso della Lombardia e del Veneto sottomessi al Governo di Vienna, il quale istituisce, nel gennaio 1818, l’istituto del Viceré, anello di congiunzione tra l’Impero Austriaco e il Lombardo-Veneto.

Il primo Viceré ad essere nominato è il trentacinquenne arciduca Ranieri d'Asburgo, cognato di Carlo Alberto di Savoia e suocero di Vittorio Emanuele II.


La costruzione del ponte in mattoni sul Lambro Meridionale, in sostituzione di quello in legno.
L’arciduca Ranieri d’Asburgo, di passaggio nella nostra borgata il 29 ottobre 1825, manifestò il suo compiacimento per la realizzazione dell’opera

Sette anni dopo la designazione, l’arciduca Ranieri passa da Sant’Angelo. Una cronaca particolareggiata dell’avvenimento è contenuta in un manoscritto dell’Archivio Bolognini intitolato «Memorie del C.M.A.B.S.» (identificato come Conte Marco Attendolo Bolognini Sforza): “1825 – 29 ottobre. Passag-gio di S.A. l’Arcid.a Ranieri vice-Re del Regno Lombardo Veneto, coll’Aug.a Sua Sposa, proveniente da Milano per la strada di Landriano. Giunte le LL. AA. sul principio del Sobborgo Massaglia furono complimentate dal C.te Luigi Att.lo Bolognini, in unione all’Autorità locale Amministrativa ed Ecclesiastica. Arrivate a piedi le LL. AA. al luogo della costruzione del progettato nuovo ponte interno, venne loro mostrato il disegno topografico del ponte anzidetto, e dopo un breve esame ed esternata soddisfazione sulla regolarità dell’opera da intraprendersi, proseguirono le LL. AA. il cammino a piedi in paese, e trattenutesi alcuni istanti all’Albergo di S. Antonio, finché vi furono cambiati i cavalli di posta, proseguivano il loro viaggio verso S. Colombano”.

Il Viceré Ranieri d’Austria ritorna ancora nella nostra borgata il 19 maggio 1840, proveniente da Pavia per raggiungere Lodi. Di questo passaggio è rimasta traccia nell’Archivio storico comunale, attraverso ricevute di pagamento, da parte del Comune, ad artigiani santangiolini, per la liquidazione di somme spese per l’allestimento di un arco trionfale: a Trabucchi Giuseppe Antonio per fiori, lire 3 austriache; a Ravizzini Giuseppe per fasciame verde raccolto nei suoi fondi per coprire l’arco, lire 4; a Rozza Domenico con altre 3 persone per posa fasciame verde, lire 6,52; al falegname Rognoni Giuseppe per la costruzione dell’arco, lire 12 e ad altre persone per spazzatura di tutte le strade, lire 2,77.

Re Carlo Alberto e Radetzky

Il 23 marzo 1848, Carlo Alberto, Re di Sardegna, con l’intento di liberare il Lombardo-Veneto dichiara guerra all’Austria e presta soccorso ai milanesi insorti durante le Cinque giornate di Milano (dal 18 al 22 marzo).

I diari del conte Alessandro Morando Bolognini e del santangiolino Domenico Luè annotano che il 30 marzo, pochi giorni dopo la conclusione delle vittoriose Cinque giornate, giunsero a Sant’Angelo 7.000 soldati piemontesi, poi altri 1.000 “e dopo le due pomeridiane il Re Carlo Alberto e suo figlio secondo, generale dell’armata genovese con circa 600 soldati”. Durante la sosta il sovrano è molto festeggiato e prosegue per Lodi.

Carlo Alberto, nonostante il grande entusiasmo suscitato in Lombardia che aveva costretto con la sua insurrezione alla precipitosa fuga del maresciallo Radetzky, non riesce a combattere uno scontro decisivo contro l’esercito austriaco. Il 6 agosto i milanesi vedono rientrare in città quegli Austriaci, eroicamente cacciati quattro mesi e mezzo prima.

Ripresa la guerra il 20 marzo 1849 Radetzky riporta una brillante vittoria a Novara, ponendo termine alla prima guerra d'indipendenza.

È appunto di questo periodo il passaggio di Radetzky a Sant’Angelo con le sue truppe, probabilmente diretto a Pavia e in Piemonte. A differenza di precedenti passaggi, quello di Radetzky fu certamente quello meno gradito, non fosse altro per i brividi che metteva la pronuncia del suo nome.

Re Vittorio Emanuele II

La sera stessa della disastrosa sconfitta di Novara, Carlo Alberto abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele II che diventa il nuovo Re di Sardegna e firma (26 marzo) l’armistizio con il maresciallo Radetzky.

Il decennio che segue (1849-1859) è quello che prepara all’unificazione italiana. L’alleanza tra la Francia e il Regno di Sardegna porta alla liberazione della Lombardia, e l’8 giugno 1859 Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano in Milano.


L’avviso alla popolazione santangiolina del passaggio di
Vittorio Emanuele II, il 19 settembre 1859 alle ore 7 del mattino

Nei mesi seguenti il Re visita le città di Lombardia e il 19 settembre passa da Sant’Angelo (l’aggiunta dell’epiteto “Lodigiano” avverrà più tardi con l’avvento del Regno d’Italia, il 4 febbraio 1864).

È sempre il manoscritto «Memorie del C.M.A.B.S.» dell’Archivio Bolognini che ci tramanda la cronaca dell’evento. “Arriva il Re Galantuomo. 1859 – 19 settembre. È quivi di passaggio il Re Vittorio Emanuele proveniente da Pavia e diretto a Brescia, quivi accolto sotto sfarzoso padiglione espressamente eretto nanti la R. Comissaria Locale dalle Autorità Comunali e Provinciali, cui faceva parte anche l’attuale Deputato Prov. C.te Marco Bolognini. Il Re era accompagnato dal principe di Carignano”.

Se nell’Archivio storico comunale non è rimasta alcuna traccia dell’avvenimento, non è così per l’Archivio parrocchiale che conserva alcuni documenti, primo fra questi l’avviso alla popolazione che indica le 7 del mattino come l’ora della sosta. In un altro dispaccio indirizzato al parroco, la Deputazione comunale, formata dall’avvocato Bassi, dal conte Bolognini e dall’ingegner Nosotti, sollecita l’intervento del clero al passaggio, invita al suono a festa delle campane di tutte le chiese del borgo e chiede che, durante le Messe domenicali, si inviti la popolazione ad intervenire “…nel maggior numero possibile”. (La popolazione di Sant’Angelo nell’anno 1859 contava 8.300 abitanti e 12 erano i sacerdoti della parrocchia.)

Curiosa la lettera del 17 settembre inviata dalla Deputazione Comunale al parroco e alla fabbriceria della chiesa parrocchiale, che recita: “Onde formare archi trionfali e padiglione ove ricevere Sua Maestà, la Deputazione Comunale avrebbe fatto assegno sulle colonne che servono ai padiglioni di questa Chiesa ed Oratori, dietro infirmazione anche della R. Intendenza. La ristrettezza del tempo e l’imponenza della circostanza fanno sperare che questo Sig. Parroco rappresentanza amministrativa, vorrà prestarsi di buon grado a fornire le richieste colonne, concorrendo a facilitare così il decoro e solennità di insì fausto avvenimento”.

Dalla casa parrocchiale, il 18 settembre, don Bassano Dedè, nominato parroco due anni prima (29 settembre 1857), espone in sagrestia il seguente avviso: “Questo M. R. Clero Parrocchiale è invitato domani 19 settembre alle ore 6 e 3/4 antimeridiane a unirsi nella Casa Prepositurale onde recarsi in luogo del passaggio di S. Ecc. l’Augusto Nostro Re Vittorio Emanuele a prestargli i nostri doverosi ossequi”.

La partecipazione del parroco don Dedè e del clero al passaggio del Re, è solo una parentesi nelle burrascose controversie e polemiche fra il clero e il potere costituito.

La vita di Sant’Angelo sarà in seguito fortemente segnata da tutti quei movimenti socio-politici-religiosi che hanno connotato gli anni ’50 dell’Ottocento e i decenni successivi della storia italiana.

Antonio Saletta

Ranieri d'Asbugo



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Vittorio Emanuele II