L’ente proprietario ha deciso la chiusura per “verifiche strutturali”

Il Castello Bolognini alza il ponte levatoio

Il mese di giugno ha portato una brutta novità per la nostra città. Il Castello Bolognini infatti ha chiuso i battenti. Una decisione presa dal consiglio di amministrazione della Fondazione Bolognini in maniera inaspettata nella seduta del 14 giugno.
Si sono subito avvertite le conseguenze concrete, come lo spostamento di eventi e manifestazioni già programmate e il blocco dell’attività museale. La Fondazione ha deciso di chiudere il Castello per prudenza, in attesa di procedere alle verifiche strutturali.


Immagine della torre angolare di sud-est del Castello Morando Bolognini
con le tegole sconnesse e una parte della gronda cadente.

Per dirla in maniera più semplice, il Castello è chiuso in attesa di effettuare controlli per capire se può ancora ospitare visitatori oppure se non è più idoneo. La decisione della Fondazione è arrivata senza alcun preavviso da Roma, lasciando mille dubbi in tanti santangiolini.
Uno degli aspetti più delicati dell’intera vicenda è stata appunto l’assenza di spiegazioni immediate da parte dei responsabili del Castello, cioè la Fondazione Bolognini in prima battuta e il Consiglio per le ricerche in agricoltura (Cra), l’ente da cui dipende la Fondazione e quindi il Castello.
Il presidente del Cra, il senatore Romualdo Coviello, è intervenuto solo nei giorni successivi la chiusura dicendo che il Castello necessita di interventi e la Fondazione non ha i soldi.

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Per il recupero strutturale si parla di 15 milioni di euro, una cifra enorme. La versione ufficiale del Cra è arrivata però soltanto il 21 giugno, in una “nota informativa”.
Da Roma hanno spiegato che “le motivazioni di tale scelta (la chiusura, ndr) sono derivate dall’acuirsi dei problemi relativi alla sicurezza della struttura monumentale che evidenzia il peggioramento dello stato di fessurazione, in particolare la comparsa di giustificate lesioni e di sofferenza strutturale con caduta di calcinacci e di qualche tegola che necessitano in tempi urgenti di una verifica delle condizioni di agibilità dell’intera struttura”.


In questa litografia acquerellata del melegnanese Walter Brocchieri, eseguita nel 1986,
l’artista immagina il Castello Bolognini cadente e sostenuto da potenti macchinari.

Insomma il Castello sarebbe malato, anche se occorre dividere due aspetti. Un conto sono gli interventi di grande impatto e di elevata spesa che servirebbero a rafforzare l’intera struttura, un conto sono invece gli interventi tampone, ad esempio per sistemare il tetto ed evitare la caduta delle tegole, che potrebbero essere realizzati spendendo molto meno.
La chiusura del Castello ha avuto un lungo strascico di polemiche. In primo luogo è apparso strano che il Consiglio comunale di Sant’Angelo, programmato per lunedì 18 giugno proprio nel maniero, sia stato spostato in un’altra sede, mentre la festa della Guardia di Finanza si sia svolta regolarmente nel cortile del Castello stesso solo qualche giorno più tardi, cioè martedì 26 giugno.
Le altre polemiche hanno riguardato le parole del presidente Coviello, che ha attaccato la Provincia di Lodi e il Comune di Sant’Angelo, accusandoli di non aver risposto in questi anni alle richieste di aiuto della Fondazione Bolognini.
Le istituzioni del territorio aspettavano risposte concrete nell’incontro programmato per il 25 giugno nella sede di Lodi della Regione Lombardia. Il faccia a faccia con i responsabili della Fondazione Bolognini ha però avuto esito interlocutorio. E così si è appreso in via ufficiale che la Fondazione sarebbe disponibile a cedere il Castello a un ente interessato a farsene carico. Qualche giorno prima, il 21 giugno, i responsabili del Cra avevano detto: “Rispetto alla gestione del Castello il Consiglio ha formulato l’ipotesi di affidare in comodato gratuito la struttura ad un soggetto giuridico partecipato da enti locali ed associazioni non lucrative nella consapevolezza che il patrimonio artistico debba essere affidato alle cure e alla responsabilità delle amministrazioni locali”.
La speranza è che per la riapertura del maniero i santangiolini non debbano attendere invano per troppo tempo. Serve chiarezza, al più presto.
Lorenzo Rinaldi