Clima arroventato per la gestione del servizio alla Don Gnocchi

Al Delmati la riabilitazione cardiologica e pneumologica

La Don Gnocchi sbarca al Delmati, ed è subito tempesta. Lo scorso 31 marzo Piergiorgio Spaggiari, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi, attraverso gli organi di stampa ha ufficializzato l’accordo che permetterà alla Fondazione Don Gnocchi di insediarsi negli ospedali di Sant’Angelo e Casale.


Una operazione complessa, perfezionata in un anno di trattative durante le quali, a più riprese, le parti in causa hanno dato l’impressione di voler abbandonare il tavolo. Poi l’accordo è arrivato, portandosi dietro le reazioni immediate dei sindacati che accusano i dirigenti ospedalieri di svendere la sanità pubblica facendone pagare il prezzo ai cittadini.
Nelle scorse settimane il clima tra sindacati e Azienda Ospedaliera si è reso arroventato, con il risultato di creare una enorme confusione proprio tra i veri diretti interessati nella questione, ovvero i cittadini.
Per questo avremmo avuto piacere di commentare la vicenda assieme ad uno dei suoi protagonisti, il professor Spaggiari, convinti di poter offrire un servizio utile mettendo a disposizione lo spazio per un confronto pacato e fondato sui fatti.
Purtroppo il professore non è stato del nostro stesso avviso, ritenendo di non avere niente da dire e considerando questo come il momento meno adatto per dare spiegazioni.
Ne prendiamo atto ma dal canto nostro ci chiediamo, e chiediamo a Spaggiari, quale possa essere un momento più adatto a fare chiarezza, se non adesso che tra la gente si insinuano incertezza e preoccupazione su un tema tanto delicato come quello della sanità.
Ad ogni modo, cerchiamo di rendere conto degli sviluppi che fino ad oggi hanno interessato la questione.
La Fondazione Don Gnocchi è una istituzione ben conosciuta, che opera in regime di convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale erogando le proprie prestazioni in ambito riabilitativo nell’area medica e chirurgica. Ad oggi opera in 28 centri dislocati in 9 Regioni italiane.
Al Delmati, la Don Gnocchi collocherà un centro di riabilitazione cardiologica e pneumologica, andando ad occupare gli spazi ora inutilizzati del secondo e del quinto piano. A Casale, invece, installerà un hospice per i malati oncologici e si occuperà della riabilitazione neuromotoria.


L’importanza dell’operazione salta subito all’occhio esaminando alcune cifre: la Don Gnocchi spenderà 13 milioni e 600mila euro, andando ad investire 10 milioni e 500mila euro per la ristrutturazione dei piani, la climatizzazione e la messa a norma dei locali.
L’accordo prevede infatti che l’Azienda Ospedaliera metta a disposizione gli spazi, mentre spetterà interamente alla Fondazione l’onere di allestire i reparti e renderli funzionanti: a Sant’Angelo e Casale saranno portate nuove attrezzature per un totale di 3 milioni e 100mila euro.
Si tratterà di attrezzature che rimarranno di proprietà privata. È tuttavia da notare che, al momento, la sanità pubblica non offre questo tipo di servizi sul nostro territorio e chi necessita di tali cure è costretto a recarsi in centri non meno privati della Don Gnocchi, ma distanti da noi oltre 30 km, come ad esempio la clinica di Montescano.
La convenzione tra Fondazione e Azienda Ospedaliera prevede una “associazione in partecipazione” della durata di 15 anni, scaduti i quali i soggetti decideranno se rinnovare il rapporto di collaborazione.
L’attuale accordo prevede per l’Azienda Ospedaliera una percentuale di partecipazione agli utili derivanti dall’attività della Fondazione nei due ospedali lodigiani.
Se la Don Gnocchi dovesse, invece, chiudere il proprio bilancio in perdita (ipotesi alquanto improbabile), non sarà l’Azienda a rispondere dei debiti.
Resta il nodo sindacati: le rappresentanze di base mi-nacciano tempi duri e periodi di mobilitazione contro quella che reputano un’operazione di smantellamento della sanità pubblica.
Se però dovesse arrivare il via libera dalla Regione, i lavori nelle due strutture potrebbero partire già dalla prossima estate.
La Redazione.

La posizione dei Sindacati

Le segreterie sindacali provinciali della sanità e le RSU dell’Azienda Ospedaliera e dell’ASL di Lodi fanno sapere, attraverso un comunicato congiunto, di voler iniziare un periodo di mobilitazione contro la privatizzazione del-la sanità lodigiana.
La domanda fondamentale che si pongono i sindacati è questa: se oggi si privatizza il settore della riabilitazione, cosa impedirà, un domani, di fare la stessa cosa con reparti di importanza nevralgica come la chirurgia o la medicina?
Non solo, ma dai sindacati volano parole pesanti nei confronti della dirigenza sanitaria, accusata di essere stata mandata “con il preciso compito di smantellare la sanità pubblica lodigiana”.
Riguardo all’accordo quindicennale con la Don Gnocchi, “non è dato conoscere i contenuti dell’accordo stesso, tenuto rigorosamente segreto; i soli elementi resi noti sono alcune paginette striminzite di sintesi che non dicono nulla ma fanno immaginare molto di negativo”.
Continuando nel comunicato si legge che i dirigenti dell’AO “stanno barattando i bisogni dei cittadini lodigiani, le strutture sanitarie, gli operatori che lavorano nei servizi, a trattativa privata, quasi che fossero ormai mer-ce da mercato”.
E ancora: “chiunque voglia fare profitti nel settore non lo può fare se non a scapito della qualità delle prestazioni e riducendo fortemente i diritti dei lavoratori”.
I sindacati spingono affinché la politica proponga un piano sanitario territoriale che sappia garantire servizi pubblici di eccellenza, anziché abbandonarsi a logiche di mercato. La preoccupazione è anche quella di mettere a rischio centinaia di posti di lavoro.
Staremo a vedere.